L’alternativa malata del god game? Impersonare un demone malefico dalle enormi manie di grandezza impegnato a devastare un’idilliaca regione, torturando e uccidendo gli incauti eroi che si avventurano nel suo dungeon e spronando i patetici succubi a lavorare più velocemente a suon di manrovesci.
Concettualmente non così diverso dal contemporaneo “Theme Hospital”, l’idea alla base di “Dungeon Keeper” è quella di esaltare e parodiare gli stereotipi del genere e poi riproporli in chiave umoristica, rappresentando cioè il Male in maniera tanto eccessiva da provocare immediata simpatia. La divinità diabolica di “Dungeon Keeper”, infatti, non ha bisogno di motivazioni plausibili per giustificare la distruzione del mondo, ma semplicemente tale atteggiamento rappresenta la sua natura: una genuinità spiazzante ma tenera che all’istante ci fa parteggiare per i ‘cattivi’. Allo stesso modo, gli eroi mandati ad affrontarci appaiono ridicolmente ottusi, appesantiti dalla classica armatura scintillante e ovviamente biondi: insomma, perfetta carne da macello per il nostro fetido esercito composto da demoni, scheletri, vampiri, ragni e troll.
Il gioco richiede un approccio strategico che riesce a rendere il gameplay interessante quanto basta (nonostante un’IA decisamente non sopraffina), ma è il concept stesso (e il suo brillante sviluppo) a fare di “Dungeon Keeper” la piccola perla che ancora oggi si lascia provare col sorriso sulle labbra.
Per esempio, una missione tipica richiede di accaparrarci in fretta le gemme preziose in modo da riempire costantemente i forzieri del nostro reame, utili a costruire tane molto capienti e sale di addestramento più efficaci: lo scopo è naturalmente quello di ottenere degli abilissimi servi malefici da scagliare con successo contro i noiosissimi ‘buoni’, magari incenerendoli nel contempo con saette lanciate dall’alto della nostra potenza.
Le numerose trovate non danno tregua. La sala delle torture con la quale ‘convertire’ i nemici, la micidiale possessione delle creature (che attiva una soggettiva diversa a seconda del tipo di essere che si controlla), il tempio all’interno del quale si sacrificano i sudditi per compiacere gli dèi, le battute ‘eroiche’ dei cavalieri mandati a sfidare il male, l’avatar di “Ultima” come boss finale: “Dungeon Keeper” può forse peccare nella varietà delle missioni ma di certo non manca di inventiva.
Controllare e sottomettere le legioni demoniache è il guilty pleasure per eccellenza, e non a caso il lavoro del team della Bullfrog (per l’ultima volta capeggiato da Peter Molyneux) ha ispirato molti titoli futuri (incluso il suo snaturante remake per dispositivi mobile). L’Interessometro vibra euforicamente, ma forse siamo troppo occupati ad annientare l’ultima piantina del reame incantato e a sfoggiare la classica risatina diabolica mentre l’ultimo eroe viene spedito all’inferno per accorgercene.
INTERESSOMETRO: 4 punti su 5.
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IntrOGI: L'introduzione di Dungeon Keeper
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