La scena dello sviluppo italiano non mostra molti esponenti di cui andare orgogliosi: ci sono onesti professionisti capaci di sfornare buoni titoli, qualche eccellenza, ma (purtroppo e a volte a torto) è difficile veder parlare dell'Italia in ambito produttivo se non all'interno dei circoli degli addetti ai lavori.
Capita però talvolta di trovare qualche piccolo lampo come quello che ha riguardato i recenti European Games Award dove fra i candidati per la migliore avventura grafica indie dell'anno abbiamo avuto il piacere di leggere il nome di Pietro Turri con il suo A Cat's Night, titolo pronto a competere con produzioni ben più blasonate come la recente Botanicula.
Incuriositi e colpevolmente colti alla sprovvista abbiamo quindi deciso di scambiare due parole con questo prolifico game designer per capire come lavora, quali sono i suoi sogni e soprattutto conoscere il suo parere su un genere dai più dato per morto ma ancora capace di alzare la testa. Buona lettura!
Tsam: Ciao! Puoi presentarti ai nostri lettori raccontandoci chi sei, da dove vieni e dove vai?
W: Da quando faccio videogiochi è una cosa che faccio sempre, finisco il gioco e con mio fratello analizziamo i pezzi della trama scontati, i rapporti dei personaggi, cosa si è gia visto e cosa no.
Tsam: Qual è il tuo parere sui diritti d'autore? Ritieni che un videogioco debba poter essere rilasciato come libero dopo pochi anni, così da permetterne la preservazione, oppure ritieni che quella della protezione dei diritti d'autore sia una battaglia importante?
W: Sono un retrogamer, per un titolo appena uscito che gioco ne gioco 20 degli anni '90 e il motivo è che non sento più l'amore nei videogiochi: oggi è solo buisness (a parte piccoli casi più indies) mentre una volta i team di sviluppo erano gruppi di giovani amici che volevano emergere e che amavano la loro creatura.
W: Le avventure grafiche purtroppo sono state contaminate dopo la crisi avvenuta attorno al 2000 e sono state cercate nuove soluzioni che hanno portato a sottogeneri che secondo me dovrebbero staccarsi totalmente dal mondo delle ag perchè le danneggiano e basta.
Tsam: Un videogioco per te deve divertire o deve emozionare? Se ad esempio hai provato un titolo alquanto discusso come Dear Esther come ti poni rispetto ad un titolo di questo genere?
W: Un gioco deve sia divertire che emozionare, come quando vai a vedere un film, quando compri un gioco sai a che genere vai incontro.
Non ho provato nemmeno Dear Esther, sono un retrogamer dopotutto.
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Lettura interessante, pensavo che gli sviluppatori indie non esistessero neppure in Italia! Dopo aver visto le prime puntate di Welcome to NHK ho provato a cercare su google e ho trovato quest'intervista. Ho sempre desiderato concentrarmi su scenografia e sceneggiatura di un videogioco non avendo doti da programmatore, chissà se troverò qualcuno disponibile in rete.. Intanto sono proprio curioso di provare A cat's Night e gli altri giochi sviluppati da WarioPunk
Ciao Nicolò, in realtà la scena del gamemaking italiano in questo momento sta vivendo il suo periodo dell'oro, ora ci sono molte più persone che hanno voglia di fare, trovare collaboratori non dovrebbe essere troppo difficile, cerca di rivolgerti a comunità di appassionati.
Grazie Diego, tra un mesetto uscirà la nuova avventura di mio fratello dove io ho curato l'aspetto grafico, vi assicuro qualcosa di colossale sia dal punto di vista del divertimento che della longevità.
E a presto anche A Cat's Night 2, non mancherò di presentare i giochi sul forum di OGI.
Bella intervista. Letta con piacere. Qui non posso dilungarmi, ma ne approfitto per farti i più sinceri complimenti per il successo che sta riscontrando il tuo ultimo gioco. Spero di poter avere quanto prima il tempo di giocarlo. Continua così, perché (senza voler essere troppo nazionalisti) l'Italia ha bisogno di un buon game designer (e OldGamer) in più!
Diego