Poesia Digitale.
Ico è una favola, una poesia.
Ico è un bambino che la sorte ha dotato, per sua sfortuna, di un paio di corna in testa.
Un evento che la profezia descriveva come nefasto, ed evitabile solo chiudendo il piccolo nella Fortezza, l’enorme castello a picco sul mare, a morire di stenti chiuso in un sarcofago di pietra come gli altri cornuti prima di lui.
E a giudicare dal numero di sarcofagi che troverete nella stanza, molti vi hanno preceduto in questa triste sorte…
Ma proprio il destino ha in serbo qualcosa di diverso per Ico, e così una scossa di terremoto lo libera da quella che sarebbe stata la sua tomba, solo per proiettarlo in una prigione mastodontica, enorme, che sarà il vero (ma non unico) nemico da affrontare durante il gioco.
Ico è infatti un’avventura nel senso più letterale del termine, un viaggio attraverso i bastioni, le stanze ed i corridoi di questo immenso e bellissimo avversario alla ricerca di un modo per tornare alla libertà.
In due si esplora meglio...
Per sua fortuna il piccolo non resterà solo per molto, infatti scoprirà che la Fortezza racchiude altre presenze, la prima che incontrerete delle quali sarà la pallida ed eterea Yorda, una bambina che parla un linguaggio incomprensibile ma che si rivelerà essenziale per proseguire nell’esplorazione.
E proprio il “rapporto” tra Ico e Yorda è il perno su cui il gioco si fonda; Yorda infatti è “la chiave” delle porte della fortezza, ma è anche il principale obbiettivo delle ombre che si aggirano fra le stanze del castello, creature nere che cercheranno di rapirla coinvolgendovi nel contempo in disperati scontri che vi vedranno quasi sempre in minoranza numerica; la vostra “chiave” sarà quindi anche il vostro principale punto debole, da proteggere, cercare e salvare prima che venga inghiottita dalle voragini da cui le ombre provengono.
I.A. di una bambina.
Questo sarebbe potuto essere fonte di noia e frustrazione per il giocatore, invece l’azione in-game rivela un bilanciamento fuori dal comune.
Infatti, pur se il numero di presenze ostili sarà sempre sbilanciato rispetto alla poca attitudine di Ico al combattimento, l’I.A. di Yorda è perfettamente calibrata per proteggersi: nei suoi limiti la bambina cercherà sempre di mantenervi fra lei e gli avversari, e se sarà sul punto di sparire nelle ombre non esiterà a chiamarvi.
Anche le dinamiche delle fasi esplorative sono arricchite dalla presenza della piccola: normalmente vi accompagnerete mano nella mano, ma non di rado sarete costretti a separarvi per cercare (o creare) un passaggio di cui anche lei possa usufruire; potrete chiamarla a voi in qualunque momento e lei farà di tutto per raggiungervi, o si lamenterà se questo le risultasse impossibile e tutto questo contribuirà ad aumentare l’enorme carica emotiva del gioco: il continuo contatto e rapporto con Yorda vi spingerà presto a stabilire un legame ben più profondo della mèra utilità funzionale, e comincerete a preoccuparvi per lei ogni volta che la vostra mano non stringerà la sua.
Guardare, ascoltare, muoversi in un sogno.
Dal punto di vista grafico Ico impressiona e stupisce: l’imponente fortezza è rappresentata in tutta la sua maestosa solitudine con giochi di luce e scorci veramente suggestivi;
La “fragilità” dei personaggi principali non fa che accrescere la sensazione di solidità delle strutture che vi circondano; fragilità che le animazioni di Ico e Yorda, frutto di un sapiente utilizzo della cinematica inversa, non fanno che accentuare, in un continuo strattonarsi, correre e issarsi vicendevolmente che lascia trasparire una cura impressionante nel voler mostrare la flebile “fisicità” dei due protagonisti.
Il tutto è poi circondato da un'atmosfera onirica che spande le sue luci in paesaggi commoventi nella loro bellezza.
Il sonoro in-game, minimale ma studiatissimo (la stupenda colonna sonora è di Michiru Oshima, ndBeren), non fa che amplificare la sensazione di abbandono, con echi nelle enormi sale interne e folate di vento mentre si passano i camminatoi che circondano il castello, e una stupenda collezione di effetti naturali caratterizza i tratti di giardino e gli ambienti aperti.
I titoli di testa e di coda del gioco sono invece accompagnati da un bellissimo tema ascoltabile nella home page giapponese del gioco.
I controlli sono semplici ed assolutamente intuitivi, e comincerete immediatamente a muovervi ed interagire con Yorda con naturalezza; i comandi in combattimento non sono molti, ma non è certo questo il fulcro del gioco.
Ico dal canto suo corre, si arrampica, salta, scala esattamente come farebbe un bambino della sua età, rendendo l’esplorazione piacevole e affascinante anche nei passaggi più complessi.
Lo ricorderemo per...
...essere riuscito a far sospirare e commuovere tutti i detrattori del videogioco come forma d'arte.
In breve...
Ico è un sogno, una fiaba in cui perdersi, capace di far provare emozioni vere quali solitudine, abbandono e affetto come nessun altro gioco aveva fatto finora;
Vi garantisco che, nonostante purtroppo non duri molto (anche se, nell’edizione PAL la rigiocabilità è stata aumentata permettendo, una volta finito il gioco, di rigiocarlo in due, il primo ai comandi di Ico ed il secondo con Yorda, il cui linguaggio sarà finalmente comprensibile…), vederne la fine vi lascerà con un malinconico sorriso impresso sul volto ma soprattutto nel cuore.
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