Gianluca "Musehead" Santilio, youtuber raffinato che trasmette dalla campagna senese, esperto di retrogame, avventure grafiche e birre. Voce nota anche per le varie partcecipazioni a podcast come Archeologia Videoludica e Calavera Cafè, per chi desidera seguirlo ricordiamo, oltre al suo canale Youtube dell'Archivio del Sig. Santilio, anche il suo blog dove approfondisce i propri video e la pagina Patreon dove chi vuole può sostenerlo con una donazione mensile.
La leggenda corre, vola sul web, sulle onde dei byte e dei bit: si narra di una misteriosa cartuccia nera di Pokémon per Game Boy, rinvenuta da un certo Anon (che stia per “Anonymous”?), sedicente collezionista, in un mercatino dell’usato. Anon stesso racconta di aver perduto poi la cartuccia, non prima di averla giocata e rigiocata dall’inizio alla fine. Il gioco, sulla cui schermata iniziale campeggia il titolo “Pokémon – Black Version”, è una versione hackerata di Pokémon Rosso, tuttavia esso prevede la scelta inziale (obbligata) di un nuovo pokémon, denominato “Ghost” (Spettro) capace di lanciare l’invincibile attacco “Curse” (maledizione). Con “maledizione” si può uccidere (avete letto bene “uccidere”, azione normalmente non prevista nella serie di Pokémon) quasi qualunque pokémon (ad eccezione dei pokémon spettro), la cui tragica fine sarà sottolineata da un distorto rantolo di morte, e persino gli stessi allenatori (tranne alcuni che ritroveremo più avanti nel gioco), in corrispondenza dei quali, sulla mappa di gioco, sorgerà una macabra lapide. Inoltre il nostro Spettro è praticamente invulnerabile, gli altri pokémon semplicemente sono troppo spaventati per attaccarlo. Con lo spettro invincibile il gioco scorre senza intoppi, fino ad un certo punto, quando siamo inspiegabilmente catapultati nel futuro incontrando la versione invecchiata del nostro avatar nella Torre di Lavandonia. Spettro non è più con noi, la mappa ora è completamente vuota, disseminata soltanto dalle lapidi degli allenatori maledetti e recandoci nel luogo in cui il gioco ha avuto inizio rivedremo in sequenza cronologica le immagini spettrali di pokémon e allenatori trucidati, in una macabra carrellata accompagnata da una marcia demoniaca.
Poi schermo nero.
Nuova schermata: senza più oggetti e pokémon siamo costretti ad una tragica battaglia contro… Spettro! L’esito ovviamente sarà per noi nefasto, Spettro ridurrà i nostri HP ai minimi termini, prima di lanciare “maledizione” e condannarci per l’eternità.
Con la nostra atroce disfatta lo schermo diviene nuovamente nero, non resta che spegnere il Game Boy. Una volta riacceso della nostra precedente partita non sarà rimasta alcuna traccia.
Siamo stati maledetti!
Precisiamo subito: esiste un Pokémon Nero del 2010 per Nintendo DSi, non ne sono esistiti altri. La presunta versione hackerata di Pokémon Rosso (1996), denominata Pokémon Black (o “Cursed Black”), per Game Boy classico, la cui apparizione nelle cronache, guarda caso, si collocherebbe proprio nel 2010, come spiegherò, non è altro che un creepypasta, una storiella inquietante inventata di sana pianta. Per cominciare è impossibile trovare traccia tangibile della ROM della “Cursed Black”, nemmeno negli archivi più completi di ROM per Game Boy (e dire che vi si trovano degli hack impensabili), le uniche menzioni dell’esistenza della cartuccia Black sono alcuni ridondanti racconti copia-incollati sul web, tutti posteriori alla data di pubblicazione di Pokémon Versione Nera (e Bianca) per DSi, immancabilmente corredati – per conferire credibilità alla storia - dall’immagine di una misteriosa cartuccia completamente nera, verosimilmente realizzata con software di fotoritocco a partire dall’immagine di una cartuccia originale o prodotta artigianalmente customizzando una normale cartuccia. Del resto pensiamoci: un misterioso hacker nel 2010 avrebbe realizzato una versione alternativa del classico Pokémon Rosso per un sistema così obsoleto, qual è il Game Boy, addirittura rilasciando (come e dove, non si sa) delle cartucce (forse una sola?) per giocarlo sul sistema originale, anziché limitarsi alla creazione della semplice ROM, emulabile su qualsiasi sistema, e distribuibile agevolmente sui canali online.
Distribuzione limitatissima, target molto ristretto (nel 2010 in quanti utilizzavano ancora il Game Boy o il Game Boy Color?), nessuna speranza di guadagno, in cambio di giorni o mesi di programmazione ed eventuali costi di produzione delle cartucce fisiche… poco credibile! Ma se anche la cartuccia fosse stata realizzata molto prima del 2010, perché se ne parlerebbe solo a partire dal 2010 o più tardi e - strana coincidenza- proprio dopo l’uscita e la distribuzione del Pokémon Versione Nera per DSi? Sembrerebbe che il misterioso programmatore della versione “maledetta” di Pokémon non volesse renderla pubblica e si sia impegnato per renderla irreperibile e inaccessibile. Ma che senso avrebbe una distribuzione così limitata se, come qualcuno ha ipotizzato, lo scopo del misterioso hacker fosse sensibilizzare i giocatori sul tema della morte, sulla fragilità e la fugacità della vita, veicolando il messaggio attraverso un videogioco per ragazzini?
Insomma gli ingredienti per un bel mistero coi fiocchi (neri) ci sono tutti! Ricordate il proverbiale Rasoio di Occam, principio formulato dal frate Guglielmo d'Occam nel XIV secolo? La spiegazione di un fenomeno risiede nell'ipotesi più semplice. Non sarà forse che qualche “creativo”, con inclinazioni “dark” e molto tempo libero, ispirato eventualmente dalla pubblicazione per DSì delle versioni Bianca e Nera, si sia inventato di sana pianta una storiella “paurosa” dal trascurabile valore letterario? Anon, indefesso anonimo collezionista di cartucce dei Pokémon, l'immancabile oscuro mercatino dell'usato, lo smarrimento dell'unica prova, il tema della morte brutalmente calato nell'allegro e colorato mondo dei pokémon: il topos letterario del male che vìola e corrompe l'innocenza. E, si sa, i boccaloni pronti a divulgare qualsiasi notizia, sul web, non mancano mai! La storia rimbalza, con pochissime variazioni, di forum in blog, di chat in social, di portale in portale e così, in un battito di chip, nasce un nuovo creepypasta (nel caso specifico un "gamepasta")… l’equivalente digitale delle storielle spaventose che, i più grandicelli tra noi, si raccontavano in campeggio ai bei tempi andati, tramandandole oralmente ai fratellini e cuginetti.
La storia di Pokémon "Cursed Black" è ben spiegata nel presente articolo.
Inoltre negli anni sono state realizzate molte versioni hackerate (chiaramente illegali) dei giochi di Pokémon, tra cui la Chaos Black per Game Boy Advance (versione hackerata di Pokémon Rosso Fuoco) , ma essa non ha nulla a che vedere con la fantomatica “Ghost” o “Cursed Black" di cui sopra.
Ma allora se la storia della "Cursed Black" è completamente inventata, da dove saltano fuori gli screenshot e addirittura le sequenze di gameplay condivise compulsivamente su YouTube? Niente di misterioso, si tratta di demo realizzate da un certo Reidd Maxwell a partire dal 2011 e, se siete curiosi, trovate nel suo canale YouTube alcune fasi della realizzazione della demo. Se Reidd Maxwell sia poi la mente “creativa” (Anon?) dietro la nascita del creepypasta non è chiaro, ma in ogni caso le sue produzioni si riducono a brevi sequenze di gameplay (l’ultima versione, la release 1.0 del 2015, sembra durare poco più di 30 minuti) e, ad oggi, è ben lontano dall’aver rilasciato un gioco completo, nonostante siano trascorsi non meno di 4 anni. Oltre a dedicarsi alla leggendaria "Cursed Black", lo stesso Maxwell è al lavoro sulla versione “Lost Silver”, evidentemente un hacker version di Pokémon Argento.
In conclusione non è mai esistita una cartuccia Pokémon Black, la storia intorno ad essa altro non è che un creepypasta, nato nel 2010, tuttavia, tale Reidd Maxwell, nel 2011, sfruttando la popolarità della leggenda tra gli appassionati di videogiochi, si è lanciato nella realizzazione di una o più demo ad essa ispirate.
That’s All!
Spezziamo la maledizione dei Pokémon sul nostro forum!
Chi ha vecchie cartucce di console ormai desuete spesso di trova di fronte al problerma del non poter far rifunzionare giochi che ormai fanno parte del nostro cuore; soluzioni come Retron 5 che vi presentiamo oggi potrebbero essere il classico uovo di Colombo retroludico.
La console Hyperlink presenta infatti la possibilità di utilizzare cartucce dei vari Nes, Snes, Genesis, Famicom e Game Boy Advance, sia versione PAL e NTSC nello splendore dell'orgoglio da oldgamer; pronti ad aprire il portafoglio?
Il sito di Hyperlink
Anche voi volete contendervi la console definitiva sull'Ogi Forum
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