Un’alzataccia! Comincia così l’avventura degli autoinviati/imboscati del numeroso gruppo di Archeologia Videoludica e Dietrologia videoludica nel fine settimana milanese della Games Week 2013. Io e Simone Pizzi che ci ritroviamo sotto casa mia attorno alle 5.30 di mattina nella macchina guidata dalla di lui consorte che ci recapita come un pacco postale alla stazione pronti a partire per raggiungere Giuseppe Saso a Tiburtina FS.
Gli occhi sono lucidi, ma non di commozione, rossi e a malapena aperti che fissano il buio che avvolge le rotaie in lontananza. Pochi minuti e Giuseppe ci messaggia che sta già attendendo il nostro arrivo, evidentemente è stato il più mattiniero; insieme a quei pochi pendolari che salgono sulla navetta insieme a noi, lo raggiungiamo. Il tempo per un caffè, una (poco) sana esplorazione delle latrine del posto e saltiamo in groppa ad “Italo”; durante il tragitto pianifichiamo i nostri movimenti e la nostra giornata.
Cominciamo a coordinarci anche con chi è sul posto ma sicuramente non tramite il wi-fi del treno che, essendo noi poveretti stipati nello scompartimento in configurazione “pezzenti”, ha deciso di andare più lento di un modem 56k: grazie Montezemolo. Comunque tra una sonnecchiata, una partita a Candy Crush (che possiamo smettere quando vogliamo) e quattro chiacchiere sulle nuove uscite videoludiche, ci appropinquiamo alla stazione di Milano dove il nostro Stefano Paganini ci avverte che ci sono problemi alla metro, ma non su tutta la metro, solo sul tratto che interessa a noi.
Scatta il piano “taxi”. Roberto Bertoni, che nel frattempo ha deciso di farsi una scarpinata dal parcheggio alla fiera, è già arrivato e decide di darci informazioni fondamentali per raggiungerlo alla sala conferenza dove sta per entrare in scena il motivo fondamentale della nostra trasferta: Nolan Bushnell, fondatore dell’Atari, aprirà la Games Week! Un ottimo spunto per fargli qualche domanda.
Comunque torniamo a noi. Dopo esserci accreditati e ritirato i nostri pass saltiamo la fila lanciando pernacchie interiori ai poveretti costretti ai tornelli e ci dirigiamo verso la zona fiera. Roberto, come già detto, ci da le indicazioni per raggiungerlo nella sala dove Bushnell sta per “esibirsi” e lo fa talmente bene che ad un certo punto io, Simone e Giuseppe ci troviamo in una specie di loop spazio-temporale dal quale non riusciamo ad uscire. Tuttavia, tra ascensori che non vanno da nessuna parte e scale mobili che salgono solamente, alla fine troviamo dei cartelli con scritto “sala stampa”. Li seguiamo ma arriviamo ad una stanzetta dove alcuni nostri colleghi e colleghe si ingozzano si preparano al meglio alla giornata. Ovviamente non sanno minimamente dove sia la sala conferenze.
E’ solo perseverando nel proseguire nel nostro loop che alla fine giungiamo alla meta e ci sediamo nei posti che Roberto ci ha tenuto, e lì sul palco c’è lui, Nolan Bushnell. Bushnell parla, gesticola, punta il suo laser sulle slides, parla di internet, delle idee, della fantasia, di come Steve Jobs non fosse altro che un ingegnere mediocre e puzzolente ma con la passione e la capacità di scegliere bravi collaboratori come Wozniac. Insomma alla fine lo capisce anche un’idiota che non parla una parola di inglese che si sta facendo un megamarchettone, ma non importa, ce lo sorbiamo tutto. Alla fine saluta e da appuntamento a più tardi, quando risponderà alle domande. Ci saremo anche noi ovviamente.
Approfittiamo del tempo per riunirci e finalmente conoscerci dal vivo tutti quanti: io, Simone, Giuseppe, Stefano, e Carlo Santagostino; molti di noi infatti si sono “incontrati” solo via Skype. Strette di mano, baci e abbracci e la consegna a Roberto della copia di Rama che avevo messo da parte da almeno un anno. Roberto trasuda emozione bulgara da ogni poro della pelle. Un salto allo stand “gamecollection.it” e una rapida esplorazione dei vari espositori, spesso corredati da svestite fanciulle che causano notevoli difficoltà motorie ai passanti di sesso maschile costretti a gestire piedi e occhi che vanno in direzioni opposte allo stesso momento.
Alla fine viene il tempo di riempire anche i nostri protestanti stomaci che rivendicano cibo. Ovviamente essi non sanno che li attende il “panino da fiera”: 10% ingredienti semiquasi freschi, 60% ingredienti a lunga conservazione, 25% cattiva igiene, 5% essudazione varia, il tutto condito con salse di ogni sorta e ad un prezzo che in proporzione ci mangi in un ristorante da gambero rosso. Ci ingozziamo su una panca e finito il lauto pasto ci appostiamo per sorprendere Bushnell alle spalle impedendogli di sfuggire alle nostre domande. E così è!
Proprio quando si affianca allo stand di “gamescollection.it” Stefano e Carlo lo circondano, gli ficcano un microfono davanti alla bocca e gli fanno domande. Bushnell risponde mentre Simone ed io riprendiamo. Ora, malgrado entrambi fossimo a non più di 40 cm, nessuno ha capito cosa gli è stato chiesto né, tanto meno, cosa ha risposto a causa del baccano circostante, ma non importa, esistono riprese e registrazioni. Le ascolteremo insieme a voi. Ad un certo punto Stefano viene allontanato quasi a forza visto che sta monopolizzando la “star” e l’intervista finisce. Ok, il più è fatto.
Ora viene la parte in cui ci possiamo rilassare e goderci la fiera per cui, come gli attori di un film horror di serie “B”, decidiamo di dividerci; io e Giuseppe ci facciamo un giro e poi, giunti di fronte allo stand degli amici di “IGN” ci mettiamo in fila per provare “Oculus Rift”, ma ho la pancia piena… ho paura di vomitare. Eppure, malgrado i diversi capogiri accusati durante la prova, il cibo resta ben ancorato nello stomaco, è una soddisfazione! Certo che l’idea di far provare questa diavoleria in piedi non è proprio il massimo, tant’è che Simone Soletta di "IGN" mi conferma che durante la mattinata hanno dovuto recuperare un ragazzo al volo che stava precipitandosi su uno spigolo. Devo dire che l’effetto treddi è affascinante anche se, personalmente, non sento il bisogno di attrezzarmi con un casco per giocare, in particolar modo se utilizzato da diverse decine di persone sudaticce che lasciano tracce biologiche varie sul mezzo. Comunque anche Giuseppe fa la sua prova ma, essendo più avvezzo per aver già avuto esperienza con l’Oculus, non si limita ad andare in circolo per la strada presa da un livello di Half Life 2 sbattendo sui pali e irritando le guardie; riesce infatti a trovare una porta e ad infilarcisi dentro, rivelando un altro pezzo di mondo dove un tipo sta facendo la fila da solo sempre sotto l’occhio vigile di una guardia.
Una volta riunito il gruppo Giuseppe mi imbuca nello stand PS4 dove posso provare un gioco di auto; Simone ha chiesto il permesso di filmare ma, anche se il tipo all'ingresso ha dato il consenso ad eccezione dello schermo dedicato al clone di se stesso “Assassin’s Creed Black Flag”, viene intimorito da un energumeno alle sue spalle e decide di soprassedere. Il gioco “Driveclub” è il solito gioco di macchine, e francamente anche con della grafica a tratti poco next gen. In compenso posso provare anche "Knack" che subito mi fa rimpiangere Assassin’s Creed; insomma sbandierare un gioco come questo come esempio della potenza della nuova console Sony mi pare eccessivo: in fondo è un gioco “dimenare” non particolarmente attraente.
Poi passiamo davanti ad una postazione dove un ragazzo sta giocando proprio un Assassin’s Creed, dovrebbe essere l’ultimo in ordine di uscita visti gli abiti, ma le features che vediamo (assoldare prostitute per distrarre le guardie e rubare) potrebbero appartenere a qualunque altro episodio della serie; insomma novità, novità, novità. Usciamo delusi e cerchiamo di trovare nella folla Cesare Giraldi che nel frattempo è arrivato e si è intrufolato in diversi stand a fare prove. Il tempo per una foto di gruppo, un saluto a quelli che non torneranno in fiera il giorno dopo e decidiamo, vista l’ora, di dirigerci in albergo, fare finalmente il check-in e organizzarci per la cena in un locale molto particolare dove al posto dei menù ti forniscono l’I-Pad dando un nuovo senso al collezionare menù di ristoranti.
La notte passa in fretta e di buon mattino (ok erano le nove e mezza) rientriamo alla Games Week per un giro finale, un’esplorazione senza uno scopo specifico, un girovagare quasi da zombas in cerca di qualcosa di interessante che magari ci è sfuggito il giorno addietro. Va bene in realtà mi faccio un paio di foto con cosplayers standiste (che bisogna far guadagnar loro il pane) ma evito quella della Xbox one, una stangona in pantaloncini che mi intimorisce un pochino. Anche Simone decide di fare la sua prova con l’Oculus Rift e ci accorgiamo che, finalmente, hanno messo delle sedie per far accomodare le cavie.
In compenso hanno aumentato la difficoltà della tech demo in quanto hanno inserito dei nemici e la possibilità di difendersi; in effetti Simone sembra in preda a delle convulsioni quando in realtà sta cercando di muovere il personaggio, la visuale e il braccio con l’arma con tre comandi diversi con un forte rischio aneurisma. Decide di abbandonare quando, nell'impeto della sessione, si rende conto che sta cercando di abbattere un elicottero con un piede di porco. Salutiamo qualche fan, distribuiamo qualche biglietto da visita e dopo mezzogiorno ci incamminiamo verso il solito ristorante con gli I-Pad nella speranza vana di portarcene uno a casa.
Il viaggio di ritorno con “Italo” in classe pezzente è ancora peggio di quello dell’andata, con molte più persone, molto caldo e almeno quattro fermate in più; raccogliamo le idee e ci riproponiamo di organizzarci meglio per l’anno a venire nella speranza di potervi incontrare alla Games Week 2014 e intervistare la prossima “guest star” di turno.
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