Dopo un'iniziale campagna su Thunderclap, i Game Kitchen portano la loro nuova opera, Blasphemous, su Kickstarter. La campagna è prevista per il 23 Maggio, e i creatori del gioco chiedono ai fan di diffondere la notizia con un post, il giorno del lancio.
Abbiamo già visto i Game Kitchen con The Last Door Stagione 1 e Stagione 2; Blasphemous è il loro nuovo titolo, un platformer in 2D che mira ad essere un incrocio fra Castlevania e Dark Souls.
Tornano i The Game Kitchen, questa volta non con un'avventura grafica, ma con un platformer in 2D. Blasphemous, al momento in pre-produzione, vanterà combattimenti intensi, un sacco di esplorazione e ovviamente un bel po' di blasfemie!
Il kickstarter per Blasphemous dovrebbe partire a Maggio e il gioco dovrebbe essere rilasciato per la fine del 2018.
INDIEtro Tutta torna a parlare di avventure orrorifiche con la seconda stagione di The Last Door. Vi avevamo presentato il titolo già qualche tempo fa.
I ragazzi di The Game Kitchen, nonostante le difficoltà nel trovare finanziamenti e nonostante i pochissimi soldi che sono riusciti a raccogliere, hanno fatto uscire, uno alla volta, i capitoli della Stagione 2. Che, con mia somma gioia, entra nel Lovecraftiano spinto e non delude.
Sì, potete smettere di leggere e andare a comprarla.
Ma torniamo a noi. Nella prima stagione di The Last Door abbiamo seguito Jeremiah Devitt che cercava di svelare il mistero della scomparsa di un suo compagno di scuola, Anthony Beechworth. Alla fine della stagione (SPOILER ALERT), Devitt era riuscito a penetrare il Velo oltre il quale si trova l'Ultima Porta del titolo. (FINE SPOILER)
In questa seconda stagione, noi vestiremo i panni del dottor Wakefield, psichiatra di Devitt. Assieme all'amico Kaufmann, che sembra sapere più di quanto non dica, Wakefield decide di investigare gli strani avvenimenti e di riportare indietro Devitt a qualunque costo.
A prima vista può sembrare un'inutile ripetizione della storia della prima stagione – un'altra ricerca, in nuove locations, da parte di un pg ignaro di quel che succede – ma in verità ritengo che sia stata una mossa intelligente da parte degli sviluppatori. Si ripropone lo stesso senso dell'ignoto, del pericolo dietro ad ogni angolo, acuito dal fatto che, se Devitt nell'ultima parte della stagione 1 ha capito molte cose, *noi* non le abbiamo capite, quindi condividiamo in parte l'ignoranza di Wakefield.
A questo aggiungiamo che i ragazzi di The Game Kitchen sono maestri dell'atmosfera e sanno creare perfettamente quel senso di angoscia e quella tensione necessarie per un titolo di questo genere. La ricerca di Wakefield porterà il dottore, infatti, più o meno a stretto contatto con quelle entità che si trovano dall'altra parte del velo e, in pieno stile Lovecraftiano, la loro sola vista può portare alla pazzia. E' necessario, quindi, un effetto “vedo non vedo”, “percepisco più che vedere”, che lo stile in bassissima risoluzione, assieme all'eccellente regia, restituiscono benissimo.
Grande plauso anche agli addetti alle musiche e agli effetti sonori, così efficaci che interi pezzi del gioco (come i due finali) sono resi esclusivamente tramite suono. Le musiche, bellissime, cominciano all'improvviso e portano il giocatore nel giusto mood, anche quando nient'altro, nel gioco, mostra che sta per avvenire un cambiamento.
Dal punto di vista narrativo, sono rimasta più che soddisfatta. Ero preoccupata che, una volta scoperto cosa c'è al di là del Velo, l'orrore sarebbe stato meno spaventoso, o che Wakefield e Devitt avrebbero in qualche modo “combattuto” contro le entità. Ma, di nuovo in pieno stile Lovecraftiano, non si può combattere quello che si trova oltre il Velo e il senso di orrore permane.
Un'altra mia preoccupazione era che il finale sarebbe stato, ancora una volta, aperto a una possibile stagione 3, o “inconcludente” (del tipo: abbiamo sconfitto il male, ma esso sta per tornare). Invece, i due finali, benché non escludano un possibile seguito, sono conclusivi e rispondono a tutte le domande fin'ora sollevate e rimaste senza risposta alla fine della stagione 1. Lo fanno tramite dettagli, pezzi di dialoghi e simili piccole cose: io avevo scordato molto della prima stagione, quindi ho perso sicuramente diversi riferimenti. In ogni caso, alcuni riassunti all'inizio di ogni capitolo mettono tutto in chiaro.
Dove il gioco non brilla, invece, è negli enigmi. Intanto, il comparto enigmistico resta quello semplificato della prima stagione. Sono di più gli oggetti con i quali interagire: in effetti, The Last Door incoraggia l'esplorazione e ricompensa il giocatore che cammina cammina senza fretta per ogni locations dandogli sempre qualche dettaglio da osservare. Ma l'interazione è minima: si osserva tutto e poi il gioco stesso decide cosa possiamo prendere e cosa no. Niente frasi (simpatiche o meno) quando proveremo una combinazione di oggetti sbagliata.
Gli enigmi vanno dal molto semplice all'inutilmente complicato. Inserisco in quest'ultima categoria alcuni labirinti per cui non ho trovato alcun indizio: sono andata a caso fino a trovare la giusta via. Sono inutilmente complicati (e anche vagamente inverosimili) i classici enigmi del “riccone con la casa piena di passaggi segreti e strani marchingegni per aprire semplici porte”. Devo ammettere che, in questa particolare ambientazione e con quest'atmosfera orrorifica, entrambi questi tipi di enigmi sembrano giustificati. I labirinti, in particolare, vanno mappati a mano ed evocano l'impressione di essere abbandonati in un luogo oscuro senza la certezza di riuscire a uscirne.
In ogni caso, il comparto enigmi non brilla granché.
Piccola nota sulla grafica: come dicevo anche nella scorsa recensione, nonostante la bassissima risoluzione, si vede che è fatta con grande abilità. In alcune scene, particolarmente piene di oggetti e persone, è incredibile come il colore di due pixel faccia capire che quello è un oggetto con cui si può interagire, quello è sfondo, quella è una persona e quello è un oggetto a forma di persona. Davvero tanto di cappello per i disegnatori.
Sono presenti, come per la stagione 1, degli extra, che comprendono una scenetta bonus e gli achievements. Molti achievements, devo dire, sono impossibili da sbloccare senza una bella dose di fortuna (o con una guida sottomano).
Considero questa Stagione 2 una degna conclusione della storia iniziata nella Stagione 1. Era facile distruggere la bellissima atmosfera creata con Devitt, o adagiarsi su una storia simbolica in cui non si capisse una mazza. Invece, è stato fatto un ottimo lavoro. Gli enigmi, benché siano migliorati rispetto alla prima stagione (sono più vari e più complicati), restano il punto debole della serie e spero che se ne tenga conto nei futuri titoli.
Un titolo da provare assolutamente per tutti gli amanti di Lovecraft e Poe.
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Titolo: 4x04 - Esperienze Avventure | ![]() ![]() |
Un Cristiano evidentemente proiettato al futuro scambia la puntata numero 4 con la 5, ma è davvero tutto pronto per un episodio svaccato e con ospiti prestigiosi: tornano i Maccarinelli! Buon ascolto!
Chi era il misterioso e altolocato utente che ci ha salutato nell'episodio scorso? Scopriamolo con un racconto avvincente dall'alto tasso etilico.
Chiude il forum di Pinkerton Road, il che non lascia ben sperare per le future produzioni della nostra adorata Jane Jensen. E allora Gabriel Knight 4?
Discutiamo in lungo e in largo di alcune avventure grafiche che abbiamo provato ultimamente, ma senza dimenticare le STELLINE!
Leggiamo il commento di un nostro utente approfondendo alcuni aspetti dell'episodio 'monkeyislandiano' precedente.
The Last Door è un'avventura indie punta e clicca sviluppata da The Game Kitchen, un gruppo di tre ragazzi spagnoli con una passione per Lovecraft e l'horror (o forse più per Edgar Allan Poe). E' stata finanziata inizialmente con kickstarter e poi tramite donazioni private sul sito del gioco, man a mano che venivano rilasciati i capitoli.
Qualche tempo fa, è uscito l'ultimo capitolo della “prima stagione” ed è stata rilasciata finalmente la Collection Edition, che presenta nuove scene giocabili, una OST rimasterizzata e dei bonus sbloccabili.
Ma com'è il gioco in sé? Andiamo a vedere.
Noi vestiremo i panni di Jeremiah Devitt; nel primo capitolo riceveremo una lettera da un nostro amico, Anthony Beechworth, che ci chiederà di recarci alla sua villa con urgenza. Una volta arrivati, però, troveremo la villa deserta e buia, e ci toccherà investigare per scoprire cosa è accaduto e come mai siamo stati convocati.
Dal momento che un capitolo comincia esattamente dove era terminato il precedente, non posso svelarvi altro della trama. Quello che posso dirvi è che, nonostante sul sito del gioco l'avventura sia stata pubblicizzata come un horror ispirato a Lovecraft, The Last Door di lovecraftiano ha ben poco, almeno nei primi quattro capitoli che compongono la prima stagione. L'atmosfera, perfettamente creata e mantenuta dai designer, è molto più vicina a quella dei racconti di Poe, e anche se la storia ben presto si incammina sulla linea fra il reale e il visionario, i ragazzi di The Kitchen Games sembrano sapere quel che stanno facendo e dove vogliono andare a parare. Se alla fine del primo capitolo resterete con molte domande in sospeso, e alla fine del terzo avrete ancora più domande, per la fine del quarto molti dei dubbi saranno stati risolti, anche se il mistero centrale resterà oscuro (e la stagione terminerà con un cliffhanger, ve lo dico subito). Al momento in cui scrivo la recensione, solo un evento del gioco mi dà l'impressione di essere stato aggiunto senza reale motivo e di non essere stato spiegato a sufficienza.
Nonostante la storia sia del tutto lineare, nei capitoli sono sparpagliate diverse “chicche”. Alcune sono “semplici” segreti, da trovare e basta: nella sezione achievements poi scoprirete se li avete beccati tutti. Altre sono delle scelte, che nonostante non cambino la direzione della storia, sono aggiunte carine. E' anche presente un “bad ending” in uno dei capitoli.
Veniamo alla domanda che, se siete dallo spavento facile come la sottoscritta, vi starete ponendo da quando avete aperto la pagina: ma, quindi, fa paura? La risposta è nì. Se siete amanti dell'horror, non vi spaventerete granché, l'atmosfera è più sull'inquietante e sul disturbante che sullo spaventoso. The Cat Lady, titolo già recensito su OGI, è molto più “spaventoso”, per fare un paragone. Vi avviso però che ci sono alcune scene un po' forti, come un suicidio, che hanno dato fastidio a qualche giocatore.
Passiamo al gameplay: The Last Door è un'avventura punta-e-clicca che unisce un sistema di enigmi abbastanza semplificato a una gestione molto cinematografica della storia e delle scene. Per essere più espliciti: non vi aspettate Monkey Island, o neanche un Deponia. Qui gli enigmi sono quasi sempre molto più semplici, le locations sono ovviamente molte meno, e raramente mi è capitato di dover rimuginare a lungo su un passaggio che non riuscivo a superare. Per la maggior parte, gli enigmi sono anche logici e ben sparsi nel corso del gioco; qua e là si incappa in un paio di trovate dalla risoluzione inverosimile, ma capita raramente. Inoltre, nonostante i capitoli siano alla fin fine lineari, spesso possiamo risolvere due o più enigmi nell'ordine che preferiamo: girando per la casa di Beechworth o per alcune delle locations dei capitoli successivi, si ha, in piccolo, un certo senso dell'esplorazione che spesso nelle avventure grafiche odierne non si percepisce.
Un difetto che può dare fastidio, e che ricorda subito al giocatore la natura di “giochino in flash” di The Last Door, è il numero degli hotspot, davvero pochi, e il fatto che quando proviamo a combinare due oggetti non correlati fra loro, non sempre appaia una frase di commento a schermo. Per esempio, se dobbiamo tagliare un panno, e abbiamo a disposizione delle forbici, provando ad usarle si potrebbe ottenere la frase “Mi serve qualcosa di più affilato”. Se proviamo a usare, chessò, una torcia col panno, appare solo una “x” rossa al posto del nostro cursore, senza alcun commento. Non è un difetto grave, ma può lasciare un po' spaesati agli inizi del gioco.
Altra “particolarità” è il cursore: di default sarà una lente d'ingrandimento, e non potremo passare dal comando “guarda” a quello “usa” o “prendi” quando vogliamo noi. Dovremo cliccare sull'oggetto che ci interessa, Devitt lo esaminerà e poi, se e solo se potrà prenderlo o usarlo, il cursore diventerà da solo una mano. Di nuovo, non è la fine del mondo, ma è un'altra semplificazione che toglie un po' di sfida al titolo.
La grafica, come potete vedere dagli screenshots, non è low res: è estremamente low-res! E' così low-res, infatti, che spesso gli oggetti sono solo due pixel sullo sfondo. Questo potrebbe portare a pensare che The Last Door parta con uno svantaggio enorme dal punto di vista visivo, invece i designer di The Kitchen Door sono riusciti a fare piccole meraviglie con così poco. Tanto per cominciare, anche se non si nota a prima vista, tutte le locations sono estremamente curate nei dettagli: ogni pixel è collocato con tale maestria, che intere scene sono evocate grazie a pochi puntini sullo schermo. Allo stesso modo, con pochi espedienti, tipo il tempismo con cui sono gestite le transizioni in e dal nero, le posizioni dei personaggi e gli effetti sonori, gli autori hanno saputo ricreare un grande senso di cinematograficità. I fondali e i personaggi sono sempre riconoscibili, pur se rappresentati da così pochi pixel, e le animazioni mi sono parse adeguate. In particolare, ho apprezzato come Devitt acceleri o rallenti la sua camminata a seconda del grado di luce che c'è nell'ambiente: muoversi al buio con una lampada sarà diverso rispetto a muoversi alla luce.
A proposito del suono: oltre agli effetti sonori di cui dicevo, The Last Door presenta delle musiche di sottofondo molto carine, ma nessun doppiaggio. E dal momento che alcuni di questi effetti sonori sono indispensabili per risolvere degli enigmi, nel menu delle opzioni è disponibile l'opzione per attivare l'audio per non udenti. Al di là della qualità del titolo, è raro vedere un gioco che presenti opzioni per i disabili. The Last Door dà anche la possibilità di impostare un lettering diverso da quello standard, meno “pixelloso”, per aiutare i dislessici. Complimenti ai ragazzi di The Kitchen Games per queste piccole aggiunte.
E siccome stiamo parlando di aggiunte... nella Collector's Edition potete visionare alcuni Extra: sono delle piccole scenette, da 5-10 minuti l'una, che mostrano eventi secondari rispetto alla trama principale. Per esempio, se nel capitolo due incontrerete un personaggio, in uno di questi Extra potrete vedere che fine farà, oppure com'è finito lì dove l'avete incontrato. Niente per cui strapparvi i capelli, insomma, solo delle piccole ciliegine sulla torta.
Quello per cui forse avrete voglia di strapparvi i capelli è la durata del gioco: ogni capitolo dura circa un'oretta; quindi la prima stagione dura dalle quattro alle sei ore di gioco, a seconda di quante volte restate bloccati su un passaggio particolarmente ostico. Pochino, in effetti, specialmente per i 10 euri che vi vengono chiesti per comprarlo (a meno che non andate su Desura, dove costa 6,99 euro e potete scaricarlo senza DRM), ma il gioco non dà l'impressione di essere stato tagliato, la lunghezza dei capitoli è quella giusta.
In realtà, tutto il ritmo della narrazione è “giusto”: nel gioco non c'è mai un punto morto, quasi mai un evento o personaggio inutile ai fini della storia, si procede sempre in maniera molto fluida dall'inizio alla fine. The Last Door mi è sembrato molto simile, nelle intenzioni, a The Cat Lady: entrambi propongono un gameplay semplificato, ma non ridotto all'osso; entrambi usano delle peculiari scelte di stile grafico per enfatizzare, seppur in modi diversi, l'effetto cinematografico delle scene; entrambi cercano di creare determinate emozioni o stati d'animo nel giocatore. In sostanza, entrambi puntano molto sulla narrazione e sull'impatto emotivo, senza rinunciare al gameplay vero e proprio e usando in modo molto attento uno stile artistico peculiare.
Quindi, vale la pena comprare questo The Last Door? Se il genere, l'horror psicologico alla Edgar Allan Poe, vi piace, e il gameplay semplificato non vi schifa, vale i soldi dell'acquisto. Se, viceversa, non sopportate la low-res, del genere non ve ne può fregare di meno e odiate la formula episodica, lasciate perdere.
(Ringrazio Micartu per il beta-reading)
Piccolo successo per i ragazzi di The Game Kitchen: dopo un kickstarter dal risultato molto positivo, il loro The Last Door ha guadagnato una Collection Edition!
The Last Door è un'avventura punta e clicca in low-res (molto low-res) di ispirazione fortemente lovecraftiana, rilasciata in quest'ultimo anno ad episodi sul sito ufficiale degli sviluppatori. Ogni episodio è diventato gratuito con il rilascio del successivo, quindi al momento chiunque può giocare i primi quattro e decidere se il gioco vale una donazione o l'acquisto della Collection edition, che al momento potete trovare a 9,99 dollari su Gog.com, su Gamersgate o sullo store dei Phoenix Online Studio, e che presto verrà rilasciata anche su Steam.
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