Technobabylon

Siamo in un futuro non troppo lontano - solo il 2087. Newton, la città in cui ci troviamo, è governata da una IA, Central, che gestisce tutte le infrastrutture; internet è evoluto nella Trance, una rete di menti collegate assieme che ha reso inutile, per molti, qualsiasi altra forma di comunicazione.
Latha Sesame è una di queste persone. Disoccupata e "drogata di Trance", passa il suo tempo connessa, a fluttuare nello spazio mentale suo e di altri Creativi - persone che creano spazi personalizzati nella Trance. Tutto cambia quando Latha scopre che la serratura di casa sua è bloccata: adesso che non può più uscire, l'idea di restare in casa non le garba molto. E il peggio deve ancora venire. Appena riesce, con il nostro aiuto, a uscire, il suo appartamento esplode. Casualità, o qualcuno ce l'ha con lei?
Charlie Regis, invece, è un agente della CEL (la "polizia" di Newton, anch'essa sotto il comando di Central), che sta indagando su un serial killer assieme alla sua partner, l'agente Max Lao. Questo serial killer è un hacker particolare: hackera le menti altrui e le svuota delle informazioni che gli servono, ammazzandoli nel processo. Per Regis non è semplice arrestarlo, anche perché lui è rimasto abbastanza indietro coi tempi: non ha neanche un impianto per connettersi alla Trance.

Le premesse di Technobabylon possono apparire complesse, ma è perché il gioco si diverte a spezzettare la trama principale e a mostrarcela da diversi punti di vista. Per un terzo del gioco infatti ero un po' perplessa dalla piega che stavano prendendo gli eventi, ma alla fine tutto si unisce in un'unica trama complessivamente sensata e meno caotica di quel che sembra.
Seguiremo, a capitoli alterni, Latha, Regis e Max.
Regis è il vero protagonista del gioco: suo è il conflitto principale, suoi sono i capitoli più lunghi, a lui spetta il climax. E' il personaggio più approfondito, grazie anche ad alcuni flashback (grazie al cielo brevi) in cui scopriremo alcune rogne del suo passato che faranno capolino durante quello che sembra un caso come un altro. Il suo essere un po' spaesato rispetto alla realtà in cui si trova ci aiuta a inserirci meglio nell'ambientazione, visto che molte delle cose che noi dovremo scoprire sono sconosciute anche a lui. Fra i tre personaggi giocabili è sicuramente lui quello più vicino alla nostra realtà, anche grazie al suo amore per la giustizia e al suo essere un po' “ribelle” nei confronti di Central.
Max e Latha sono sviluppate meno attentamente, ma sono comunque bei personaggi. Latha probabilmente spicca di più, perché è un personaggio più “estremo” (una drogata è sempre una drogata, resta più impressa di un'impiegata statale), ma anche Max è ben caratterizzata. Come sempre nei titoli WE, sono i dettagli che ci raccontano molto dei personaggi, il modo in cui parlano, le scelte che compiono, e queto aspetto è ben realizzato.



Inoltre vediamo, nei tre personaggi di Technobabylon, tre approcci diversi al tipo di società proposta.
Regis è un po' il genitore anziano che non vuole proprio capire come si usa uno smartphone: ancorato ai tempi andati, in parte per “principio”, in parte per incapacità di adattarsi (e, nel caso di Regis, in parte per motivazioni ben più solide che non vi svelerò), vede sempre il “bicchiere mezzo vuoto” della società futuristica (per lui, moderna) in cui vive. Per lui Central è cattiva e innaturale, le telecamere sono un'invasione della privacy, la Trance è qualcosa che va oltre la sua comprensione e che lo mette a disagio.
Max, la sua partner, è molto più a suo agio con la tecnologia e ha una mentalità più aperta e tollerante. E' la figlia del genitore anziano di cui sopra, quella che *sa* usare uno smartphone (beh, nel caso di Max è quella che sa hackerarti un computer) e che scuote la testa quando il genitore vaneggia dei “bei tempi quando non c'erano queste diavolerie elettroniche”. Lei è pronta ad ammettere che Central ha i suoi lati negativi, ma che la città funziona bene anche grazie a lei – che proprio grazie a lei è possibile prevenire dei crimini e beccare colpevoli – e che forse essere rintracciabili dal pronto soccorso in ogni evenienza può essere utile.
Latha, infine, è quella che vive costantemente nella rete e non capisce come qualcun altro possa voler fare qualcosa *fuori* da essa. E' quella che si fa mezza città a piedi nudi pur di trovare un accesso alla Trance (una zona Wi-fi libero, tradotto al giorno d'oggi).

Technobabylon è molto meno pessimista del classico cyberpunk. Il gioco comincia mostrandoci Latha e le condizioni pessime in cui vive. Continua mostrandoci Regis e la sua ostilità verso Central, mostrandoci come attacca nastro adesivo alle telecamere e come modifica il suo Traveller (una specie di cerca-persone) per sfuggire al suo controllo. La mia idea era che si stesse andando verso il solito “futuro nero” che tutti gli amanti del cyberpunk conoscono.
Invece, quando il focus comincia a passare su Max, quando la trama va avanti e i nodi vengono al pettine, Technobabylon ci mostra che non è tutto così orribile, e non è sempre colpa del progresso tecnologico. Latha vive male, ma parte della colpa è sua. Central è vulnerabile a “bug”, ma riesce a prevedere dove colpirà un serial killer meglio di un umano. In un articolo su GamesRadar, James Dearden, designer di Technobabylon, spiega che “con Technobabylon vorrei far passare il messaggio che non è la tecnologia in sé a essere dannosa, ma che il danno deriva dalle persone che la usano”. Il messaggio passa benissimo e, se rende forse Technobabylon un po' meno “punk”, lo rende anche più complesso e sfaccettato.

La trama in sé non presenta buchi logici, ma ogni tanto traballa, a volta per colpa di dialoghi stupidi, a volte per colpa di enigmi stupidi.
Per esempio, capita spesso che Regis parli con un personaggio e scopra (esempio inventato) che Tizio ha i capelli rossi. Poi parla con un altro personaggio e si interroga sul colore dei capelli di Tizio. Oppure capita che Regis (o Max, o Latha) usi un oggetto senza aver prima scoperto a cosa serve.
A volte, come dicevo, sono gli enigmi a instupidire una situazione. Per esempio, quando Max e Regis stanno inseguendo il serial killer si trovano davanti una porta chiusa. Fra le varie opzioni per aprirla c'è quella di chiamare per telefono il tizio che conosce il codice della porta. Quando hanno altri due modi molto più veloci per aprire la porta – e, ricordo, c'è un serial killer in fuga.
Sono piccoli problemi, ma capitano spesso, e la cosa alla lunga dà fastidio.
Come errori “grossi”, abbiamo un paio di spiegoni (particolarmente orrendo il primo, fra Regis e Max all'inizio del gioco, che si dicono per qualche minuto cose che *ambedue già conoscono*! Sottigliezza: la stai facendo bene!) e una sequenza molto poco credibile con Latha all'interno della centrale di polizia.
Nel complesso la trama regge e risulta interessante. Uno dei colpi di scena, quando viene svelato, si era ormai capito, ma il resto fila.
Ho avuto l'impressione che il gioco necessitasse di un'altra passata di betatesting prima di essere rilasciato.



Passiamo agli enigmi, e cominciamo col dire che Technobabylon prosegue sulla scia di Primordia, ossia quella di dare più soluzioni per lo stesso enigma. Non capita per tutti gli enigmi, e a volte la cosa non è sensatissima, come abbiamo visto per la porta, ma la non-linearità è sempre la benvenuta. Ci sono due finali, che dipendono anche da come risolverete alcune situazioni, e tutti e due danno soddisfazione. In altre occasioni potrete compiere delle scelte – sia di dialogo che “pratiche” - che avranno solo impatto sui personaggi in quel dato momento: servono essenzialmente a dare un tocco personale alla moralità di questo o quel personaggio.
Gli enigmi sono del tipo semplice e logico per la maggior parte, ed è difficile restare davvero bloccati. A volte si arriva al limite del verosimile, però, con enigmi che... mmmsì, possono essere possibili, chiudendo un occhio. Un esempio è la scena di cui parlavo sopra, con Latha nella centrale di polizia, o un enigma che “prepara” Regis (e che Max dovrà risolvere) in un laboratorio.
Sono rimasta un po' delusa dagli enigmi che riguardano la Trance, non perché siano per forza più “brutti” di quelli “normali”, ma perché non sono molto particolari (anche se uno mi ha fatto sorridere): dovremo parlare con programmi di varia natura, fare attenzione a virus e scaricare dati, ma è tutto meno fiquo di quanto non sembri. Insomma, la Trance è una stanza dell'avventura come le altre, mentre mi aspettavo qualcosa di fiquoso, con una logica diversa dal “normale”.
Ho piacevolmente constatato che la maggior parte degli enigmi non sono usati come riempitivo del nulla ma per portare avanti la storia.
La parte investigativa della storia è portata avanti più nella narrativa che nel gameplay. C'è un solo momento in cui dovremo effettivamente analizzare degli indizi e trarre conclusioni basate su di essi; per il resto del tempo, i misteri si riveleranno in modi diversi.

La grafica è stata realizzata da Ben Chandler, e detto questo potrei chiuderla qua. Per chi non lo conoscesse, lui ha lavorato ad altre avventure grafiche (tra cui l'ultimo capitolo di Blackwell) ed è l'autore di PISS, tra le altre cose. La sua grafica è, come al solito, molto bella, con colori stupendi e sempre azzeccati alle varie scene. Le animazioni sono ogni tanto legnose, specialmente il modo in cui i personaggi camminano è un po' ridicolo (non hanno le ginocchia, a vedere le animazioni), ma nel complesso sono guardabili senza problemi.
Le musiche mi sono piaciute parecchio – da quella del menu iniziale, peraltro animato, a quelle che ascolteremo durante il gioco.

Technobablyon è una bella avventura, che avrebbe però bisogno di qualche altra rifinitura per mostrare al 100% le sue potenzialità. La storia può lasciare un po' confusi per via della mancanza di consistenza, ma è una bella storia, che peraltro è cyberpunk in un modo un po' particolare. Gli enigmi a volte fanno alzare un sopracciglio, ma sono godibili e quasi mai inutilmente astrusi.
E, se doveste bloccarvi, avete la nostra soluzione nel link in alto.

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