I Consigli del Drugo - Parte I
Raccolta libera di mini-recensioni sui videogiochi

 
L'Estate è arrivata e, inevitabilmente, porta con sé innumerevoli problemi gravissimi: il caldo letale, la tragica pianificazione delle preziosissime vacanze, l'ansia per la prova costume, la disperata ricerca quotidiana di un tristissimo angolino di sabbia putrida per piantare l'ombrellone in spiaggia ... e potrei continuare. Ma se siete un po' Drughi pure voi, non avrete alcuna voglia di sopportare tali inutili supplizi, al contrario preferirete rilassarvi nelle vostre stanzette climatizzate, sorseggiare placidamente un white russian ghiacciato e intanto spulciare la vostra sempre più lunga libreria Steam (o Gog) alla ricerca di un nuovo titolo, non troppo impegnativo, adatto a partitelle estemporanee ma appassionanti. Allora non vi resta che seguire i saggi "Consigli del Drugo" per scoprire piccole perle nascoste, bizzarri giochi sperimentali o, se amate il trash, qualche curioso escremento videoludico.
Se poi l'ansia del backlog vi perseguita, non dimenticate di consultare la lista dei giochi di Gwenelan.
 
Ecco la prima parte della lista di videogiochi che ho provato per voi: cliccando sui titoli si apriranno le pagine dei giochi, dove potrete acquistarli o eventualmente scaricarli gratuitamente. Aspetto di leggere i vostri commenti e opinioni sui giochi descritti. 
 
 
The Silent Age è un'esperienza soprattutto narrativa, un'avventura grafica dal gusto classico, con enigmi onesti e semplici, talvolta quasi brillanti, grazie alla meccanica del salto temporale che incoraggia al pensiero "quadridimensionale" (cit.). Certo, i limiti di una piccola produzione indipendente si notano tutti, alcune piccole noiose imperfezioni, tutto sommato trascurabili. Ho apprezzato la grafica minimalista e le atmosfere suggestive da pellicola fantascientifica degli anni 60-70, molto "Ai Confini della Realtà".
Il protagonista, al pari dei comprimari, potrebbe risultare simpatico, ma è sostanzialmente privo di spessore, bidimensionale, poco brillante, persino irritante all'inizio, del resto in un'avventura sci-fi classica è lecito riservare poco spazio allo sviluppo dei personaggi, per sviluppare l'ambientazione e la narrazione: eppure assisteremo alla crescita del nostro "eroe" nel prendersi, suo malgrado, carico delle sorti del pianeta Terra. 
Non aggiungo altro per non rovinarvi la sorpresa.

CONSIGLIATO

 
 
 
 
Un cimitero, una cripta, una vecchia chiesa ed un'opprimente presenza demoniaca legata al nostro turpe passato: ecco My Bones, un'avventura minimalista, breve e criptica il cui (forse unico) punto di forza risiede nell'atmosfera cupa e disturbante costruita soprattutto da un comparto sonoro piuttosto evocativo e ben realizzato. L'esperienza è talmente breve e appena accennata che si direbbe piuttosto la demo di un gioco completo. La grafica è obsoleta e poco rifinita, il che pesa soprattutto nella rappresentazione dei dettagli "gore" privandoli di un significativo impatto visivo ed emotivo. 
Lo consiglio, per pochi spiccioli, per gustarne l'atmosfera tetra e grottesca nelle cupe notti invernali.

CONSIGLIATO

 

 

Murder

Murder è un'avventura grafica, priva di enigmi, basata esclusivamente sulla narrazione, peccato che ... non racconti nulla! O quasi. La trama è molto esile e nemmeno originale, riprendendo alcuni cliché del genere sci-fi. L'ambientazione cyberpunk, appena accennata, è però costruita piacevolmente sul piano estetico con una grafica in pixel art molto curata e dettagliata. In effetti il comparto grafico e le musiche sono forse gli unici elementi di valore e creano un'atmosfera a tratti affascinante. Purtroppo l'esperienza è brevissima - 20 minuti circa - e la storia troppo essenziale per essere coinvolgente e appagante.
Il finale, volutamente criptico, lascia spazio a molteplici interpretazioni, confermando la sensazione di prodotto incompiuto.

SCONSIGLIATO

 
 
 
 
Gomo è un'avventura punta e clicca molto essenziale, piuttosto breve, quasi trascurabile. La trama è molto esile, un mero pretesto per proporre una sequenza di enigmi, in location indipendenti tra loro, per lo più problemi di logica (non manca il dannato gioco del 15), spesso astratti e slegati dal contesto. In alternativa i puzzle sono finalizzati al superamento di un ostacolo fisico che impedisce l'avanzamento del personaggio. Il più delle volte per procedere sarà sufficiente utilizzare gli oggetti raccolti (da un inventario di soli tre slot) con gli elementi dello scenario, ma attenzione: spesso gli hot spot non sono segnalati. Niente dialoghi. Tutto autoesplicativo. Soltanto un enigma potrebbe rivelarsi particolarmente oscuro a causa dell'assenza totale di indizi, mentre la soluzione appare piva di ogni logica.
I tedeschi sono famosi per la creazione di giochi da tavolo astratti, spesso dalle meccaniche brillanti e divertenti, ma dall'ambientazione completamente slegata dal gameplay. In Gomo è in parte così, ma dimenticatevi le meccaniche brillanti. Allora cosa "salva" Gomo, a parte la possibilità di reperirlo per pochi spiccioli (se avete pazienza)? A mio avviso: una simpatica grafica da fumetto e colori "pastellosi" molto piacevoli e la spiccata vena umoristica che pervade ogni sequenza ed ogni location del gioco.
Un titolo modesto, ma con qualche elemento di valore.

CONSIGLIATO

 
 
 
 
La città di River Lake è preda di un'orribile epidemia, scantenata da un'esplosione nei laboratori della Genex (qualcuno ha detto Umbrella?), le persone infette, pervase da una follia animalesca, si trucidano brutalmente l'un l'altra: smembramenti, squartamenti, cannibalismo, piduismo, trasformano il vostro tranquillo mondo in un vero incubo. Rinchiusi in casa ed esaurite le provviste, siete costretti a mettervi in marcia e cercare una via di fuga ... non prima di aver scritto una lettera alla vostra ragazza per darle appuntamento alla pompa di benzina fuori città. Ma perché non l'avete contattata prima? E poi che senso ha lasciarle il messaggio in casa vostra?... Non sapete nemmeno se è viva... Dettagli! Preparatevi! L'avventura ha inizio! 
E Paradigm Shift è forse la peggior avventura grafica degli ultimi vent'anni, non saprei neanche da dove iniziare per illustrarne le innumerevoli nefandezze. Le pietose schermate statiche racchiuse in una finestrella su sfondo bianco (lo chiamano fullscreen), il gameplay pessimo con enigmi insulsi o illogici, il tedioso pixel hunting con il cursore stolidamente cristallizzato nella sua foggia iniziale (il cursore intelligente era troppo progressista per gli sviluppatori), la trama ridicola degna delle peggiori pellicole della Asylum o del genio creativo di Uwe Boll, la vana promessa di finali multipli (la bellezza di DUE! E in fondo è meglio così...), gli effetti visivi osceni realizzati in Flash, il raffinato gusto per i jumpscare disseminati a caso tra le location, le morti improvvise e insensate, l'assenza totale di punti di salvataggio (neanche è previsto il tasto di pausa), l'invadente pubblicità agli autori della colonna sonora (quasi decente se solo cambiasse ogni tanto...) con siti web che si aprono nel bel mezzo del gioco (attenti a non cliccare l'onnipresente logo della band!). Potrei continuare la mia analisi, ma le parole non potranno mai restituire l'infame esperienza di una partita a Paradigm Shift!
Eppure, in quel cumulo di sterco caldo, una nota positiva esiste: se sarete bravi e fortunati nel cliccare nei punti giusti e trovare gli oggetti e le location utili alla risoluzione degli enigmi, il vostro supplizio sarà breve e - quasi - indolore, giunti all'epilogo, appena un paio di schermate conclusive corredate da un breve testo (scritto con il font degli inviti alla festa di Halloween di vostra nipote adolescente) per suggellare un finale degno del cinema filippino degli anni 70, e poi ... la PACE! Ecco gli agognati titoli di coda!
I temerari potranno persino rigiocarlo per assaporare il brillante finale alternativo.
Un sincero plauso agli sviluppatori, Evilized Productions, per l'innegabile e raro merito di aver saputo confezionare un titolo così autenticamente e genuinamente orribile da meritare un posto d'onore nella storia del videoludo.

SCONSIGLIATO

 

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Murder

Minori, agente della Polizia Metropolitana di Tokyo, ha un brutto incubo ricorrente che riguarda un robot senziente. Ormai ogni robot che vede le ricorda quello del sogno e riesce a innervosirla – e come se non bastasse, deve andare a indagare un nuovo caso di omicidio. Come andrà a finire?

Murder è un'avventura cyberpunk punta e clicca creata da Peter Moorhead, autore di Stranded. Dura circa 15 minuti e la storia è esattamente quella che vi ho riassunto sopra. Come dite? Manca il finale? No, il finale non c'è. In verità, manca proprio una storia di qualche tipo: al massimo possiamo dire che qui c'è l'inizio di una storia. Ho vagamente capito che l'idea sarebbe quella, originalissima, dei robot che prendono coscienza e si ribellano agli umani. Almeno, credo di aver capito questo. Ma è un'idea messa lì, non c'è uno sviluppo, non c'è un obiettivo, non c'è *niente*. Anche le poche azioni che facciamo nel gioco hanno poco o zero senso. Minori va alla scena del crimine, le comunicano che la sua presenza è inutile (che ci siamo andati a fare allora???), lei torna a casa e “scopre” il killer (cioè, presumibilmente. Lei ci dice che è così, ma non c'è alcun nesso logico che la faccia arrivare a questa conclusione. Potrebbe essere paranoia? Non lo sapremo mai).

L'ambientazione è altrettanto anonima: questa Tokyo cyberpunk non ha né il tempo né lo spazio di mostrarsi ai nostri occhi in qualsivoglia dettaglio. È tutto tecnologico, e ci sono i robot. Fine del dettaglio.

Enigmi non ce ne sono e l'interazione, di qualsiasi tipo, è scarsissima. Si tratta di cliccare per esaminare oggetti o per passare da una location all'altra. Minori compie le pochissime azioni bene o male da sola.

Si salvano l'aspetto grafico e quello sonoro. Le locations e i personaggi sono carinissimi, da fan della pixel art non ho potuto non apprezzare. E la ost è molto bella, crea la giusta atmosfera, senza la quale anche quel minimo di senso che si può raccogliere dalle scenette sparse verrebbe a mancare.

Il doppiaggio è bruttino, invece, e non se ne sarebbe sentita la mancanza (peraltro: sviluppare un minimo di trama invece di perdere tempo a doppiare dialoghi insulsi?).

Non posso consigliare questo Murder neanche agli appassionati di cyberpunk, perché sarebbe come consigliare uno slideshow su Legolas ai fan del Signore degli Anelli: ve lo potete fare a casa, gratis, e probabilmente meglio. Lo stesso vale per Murder: volete una detective story cyberpunk? Sedetevi sulla poltrona o stendetevi sul letto e immaginatela, avrete più di quanto avreste, pagando, con Murder.