Enigma

Come ogni forma di comunicazione anche l'interactive fiction ha i suoi periodi espressivi. Enigma appartiene (se non cronologicamente, di certo nello spirito) al primo periodo delle Avventure Testuali. Il periodo dell'ingenuità e dell'innocenza.
Ah, che tempi, quelli! In quegli anni il troll lo uccidevi con la spada, il grande drago rosso... a pugni! Le lanterne si scaricavano sempre velocemente e, se restavi al buio, come minimo finivi mangiato da un grue! Niente noiosi dialoghi a bivi o complesse storie introspettive; allora ci si accontentava di andare a caccia di tesori ed era bello scoprire i resti di Atlantide a poche location di distanza da un sarcofago egizio! E a chi importava se il parser si dimenticava di segnalarci il paracadute nell'elicottero che sta precipitando sulla brughiera?!?

Questo è ciò che vi promette Enigma, avventura testuale a parser di Marco Vallarino ("quello di Darkiss"): vampiri, robot, maniaci assassini, psicopatici, sadiche intelligenze artificiali, Enigma Cola e... chi più ne ha, più ne metta, in un eclettico calderone di idee libere e completamente incoerenti fra loro! Il tutto follemente e illogicamente insieme, condensato in una trentina di location (con tanto di maze!) mediante il collante di tanti enigmi (più o meno logici).

Questa lunga premessa per dire che Enigma è un gioco "vecchio stile", nel senso più profondo del termine, e quindi ci sforzeremo di valutarlo come esponente di quel sotto-genere. Non solo per ragioni filologiche e storiche, ma anche per cercare una risposta a un dato di fatto: pur nella sua innocente ingenuità, Enigma ha riscosso un clamoroso successo di pubblico e quindi qualcosa di buono in quella formula deve pur esserci anche al giorno d'oggi.
Di recente ho rigiocato ai primi titoli del genere, da Zork 1 a Colossal Cave, e credo di poter dire che Enigma ne condivide almeno in parte lo spirito e l'ispirazione.

Il segreto del successo di questi giochi al giorno d'oggi?
Uno su tutti: la semplicità con cui il giocatore è coinvolto nella sfida.
Le avventure testuali a parser richiedono di per sé un grosso sforzo da parte del giocatore: leggere, scrivere, mappare, interagire col parser, ecc. A questo sforzo (congenito nel genere) i giochi moderni aggiungo narrazioni  complesse, con interazioni complicate e magari con universi difficili da penetrare e visualizzare nella propria mente. Insomma, spesso è "roba per soli esperti".
Non così Enigma. Ci svegliamo in una stanza strana e non sappiamo come ci siamo arrivati. La porta blindata di uscita è chiusa. Ci sono solo tre ambienti subito esplorabili e in uno di questi c'è il modo per aprire la porta. Semplice e diretto, coinvolgente in un modo... primordiale.
La difficoltà di accesso al mondo di gioco è paragonabile a quella di un Doom. Nessuna dietrologia. Nessuna complicazione. Nessuna sovrastruttura. C'è da aprire una porta e il modo per farlo deve essere necessariamente in quelle tre stanze, in cui giriamo e rigiriamo per i primi minuti di gioco.
Non c'è da stupirsi se tanti giocatori dichiarano di essersi appassionati al genere proprio tramite Enigma.

Questo il più grande pregio del gioco e insieme il suo più grande difetto.
Non è un titolo di grande respiro. Non ci sono interazioni con l'ambiente in grado di sorprendervi. Non è il mondo vivo e sbalorditivo di un Varicella di Adam Cadre. Non cambierà il vostro sguardo sul mondo come potrebbe fare un Trinity di Brian Moriarty.
Il mondo di gioco è incoerente. I PNG sono monodimensionali. Tutto esiste in funzione del giocatore e di ciò che il giocatore deve fare per navigare attraverso gli enigmi.
Enigma farà solo quel poco che promette: offrirvi una sana e strampalata sfida testuale a enigmi, che vi impegnerà per qualche ora, in buona pace ai progressi fatti dall'interactive fiction dai tempi di Zork.

Ci sono anche alcuni difetti di gameplay (oltre a quanto citato sopra).
Non tutti gli enigmi sono logici come dovrebbero. Un conto è calare il giocatore in situazioni irrazionali, altro conto è fargli anche affrontare enigmi irrazionali, talvolta senza indizi abbastanza chiari. Ma nel genere si è visto MOLTO di peggio.
Alcuni enigmi soffrano poi di un parser un po' troppo povero per gli standard odierni. In un paio di occasioni almeno sono rimasto bloccato perché il gioco non riconosceva un verbo abbastanza comune che mi intestardivo di voler usare. Anche qui però si è visto di peggio, anche recentemente (vedi 5 Minutes To Burn Something).
Non sono difetti gravi e l'unico possibile limite del gioco sta proprio nella sua intrinseca natura, che ne fa un buon gioco nel suo genere ma certo non adatto a tutti palati. Se Darkiss (per fare un esempio con un gioco successivo di Vallarino) è un titolo adatto a tutti, Enigma per sua natura non potrà piacere a tutti. È piaciuto a molti e, senza entusiasmarmi oltremisura, non è dispiaciuto nemmeno a me.

Chiedi aiuto per Enigma o confrontati con Marco Vallarino sul forum di IFItalia

If Comp 2015, le prime recensioni

È iniziato l'If Comp 2015, e il nostro obiettivo è recensire, con il vostro aiuto, quante più avventure possibile. Vi presentiamo quindi le prime recensioni, a opera mia (Gwenelan) e di TheAncientOne. Ricordiamo che potete trovare le regole per partecipare alle recensioni e per prenotare le avventure in questo post.

E ora, bando alle ciance, vi lasciamo ai titoli!

 

5 Minutes to Burn Something!
Alex Butterfield
(a cura di TheAncientOne)

5 Minutes to Burn Something!
è il gioco di esordio di Alex Butterfield, che evidentemente conosce bene il genere, perché esordisce con un titolo confezionato ad hoc per l'IFComp.
Il titolo è quanto di più classico ci possiamo immaginare: scritto in Inform, ironico, con una protagonista fuori di testa, ambientato nell'appartamento del protagonista (composto da 5 ambienti subito accessibili, ma nella sostanza è quasi un one-room game), a tempo, con alcuni risvolti imprevisti nel finale. Insomma la ricetta storica di molti dei titoli che hanno vinto l'IFComp.
Come tutte le cose classiche e tradizionali, anche 5 Minutes to Burn Something! funziona in modo meraviglioso. Senza essere troppo semplice, è tarato alla perfezione sulle due ore della competizione: se in quel tempo non l'avrete ancora finito, probabilmente ci sarete andati molto vicini. Senza considerare l'ottimo sistema di hint progressivi inserito nel gioco.
Richiede un po' di lateral thinking per risolvere certi enigmi e molte situazioni sono al limite del surreale. In questo ricorda molto l'impostazione generale di Violet [LINK]. Già visto, ma comunque apprezzabile, il modo in cui ci presenta la protagonista (e il suo ex ragazzo) in maniera non invadente attraverso la descrizione della sua casa.
5 Minutes to Burn Something! diverte e si lascia giocare, alternando bene esplorazione e risoluzione di enigmi. È ben programmato, ma pecca gravemente in un paio di situazioni in cui costringe il giocatore a trovare il verbo giusto (e una in particolare richiede una buona conoscenza dell'inglese).

Voto = 8

Consulta la mappa di 5 Minutes to Burn Something!
 

Arcane Intern (Unpaid)
Astrid Dalmady

(a cura di TheAncientOne)

Astrid Dalmady è una nuova autrice di interactive fiction approdata come molti altri a questo genere attraverso Twine; Arcane Intern (Unpaid) è il suo quarto titolo in due anni.
Il gioco è strutturato in tre capitoli e racconta la storia di una ragazza qualunque che ottiene un lavoro non pagato di stagista in una società di maghi. L'atmosfera che si respira è palesemente quella dei romanzi di Harry Potter, quella cioé di un fantasy scanzonato che non riesco proprio a farmi piacere fino in fondo. Nel gioco tutto questo è ancora meno convincente che nei romanzi, perché l'autrice è costretta a mettere in scena il mondo di gioco in poche righe e quindi tutto funziona solo nella misura in cui il lettore conosce e riesce ad ambientare nella sua mente il gioco nell'universo creato dalla Rowling.

Il primo capitolo pone le premesse della storia e dell'ambientazione, e... lascia abbondantemente delusi.
Il secondo capitolo ci mostra la noia del lavoro di stagista non pagata attraverso un'esplorazione del magico Otherworld, che ha tutti i tratti di un rpg convertito a Twine: è noioso.
Arcane Intern (Unpaid) trova un minimo di senso solo nell'ultimo capitolo, con finali multipli, in cui si capisce con più chiarezza la vera natura del gioco: una critica (molto soft) al mondo del lavoro precario e interinale, raccontata attraverso la magia, triste simbolo di quella misteriosa barriera che separa inesorabilmente tante persone capaci dal mondo chiuso e segreto del lavoro.
Una fiaba moderna e abbastanza delicata, che trova un po' di significato solo nel finale, ma che non riesce ad appassionare o a lasciare davvero il segno. Solo sufficiente (anche grazie a un'ottima programmazione).

VOTO = 6

 

A Figure Met in a Shaded Wood
Micheal Thomet

(a cura di Gwenelan)

Siamo un vagabondo perso nei boschi, con una sacca in spalla, e veniamo approcciati da uno strano individuo in una radura, che ci vuole leggere la fortuna. Questo il succo dell'avventura in Twine di Michael Thomet, che non fa subito una bellissima impressione a causa di qualche errorino grammaticale – sicuramente delle sviste, ma fastidiose. Il “tema” delle scelte e del destino viene mostrato in modo furbo, che lascia piacevolmente sorpresi alla seconda giocata, ma che non è così profondo come vorrebbe apparire. Niente enigmi, lascia un po' il tempo che trova. Carini i richiami al Viaggio del Folle qui e là.

Voto = 6

 

Emily is Away
Kyle Seeley
(a cura di Gwenelan)

In questa avventura di Kyle Seeley, chatteremo con Emily, una nostra compagna di liceo che, con il passaggio al collegge, potremo frequentare molto meno. Il gioco si basa sul cambiamento della nostra relazione con Emily negli anni, in base a scelte di dialogo che potremo compiere di tanto in tanto. Dal momento che ci troviamo in città diverse, potremo contattare Emily solamente tramite chat – l'interfaccia simula il messenger windows di tanti anni fa. Avremo 3 scelte di dialogo fra cui scegliere, di volta in volta, per rispondere alle frasi di Emily, ma per far comparire la risposta prescelta dovremo battere dei tasti a caso sulla tastiera. Bei dialoghi e realistica la piega che prende la storia dopo un po'. Nelle due orette in cui ho provato il gioco, però, non sono riuscita a far uscire la relazione da quelli che mi paiono due binari pre-determinati, nonostante abbia cambiato più volte le mie scelte. Molto verosimile e graziosa l'interfaccia, che ricorda un po' il mood di Digital – anche se dover cliccare ripetutamente per scrivere le frasi è un po' noioso.

Voto = 7

Leggi tutte le recensioni!

Parliamone Insieme nell'OGI Forum!

5 Minutes to Burn Something!

Quelle che seguono sono delle mappe artigianali di 5 Minutes To Burn Something di Alex Butterfield.

Le mappe possono non essere accurate al 100%. Ci sono certamente mappe migliori e più precise, ma queste sono quelle originali e ufficiali di OldGamesItalia!

Chiedi aiuto per 5 Minutes To Burn Something! sul forum di IFItalia