Enigma - An Interactive Instant

 
Gli occhi possono vedere e la mente può pensare. La pazzia è a un passo di distanza. Sei in una stanza. Ecco dove sei. E sai benissimo quel che sta accadendo. Ma la verità è difficile da afferrare.
 
Enigma di Simon Deimel (da non confondere con l'Enigma di Marco Vallarino), è un'avventura testuale scritta in Inform 7, che si è classificata 12° all'IFComp del 2014.
Si tratta di un one-room game, caratterizzato da un peculiare utilizzo delle descrizioni telescopiche, che qui servono per indagare la mente del protagonista, andando così a costruire lentamente lo scenario dell'azione. Le descrizioni telescopiche come strumento di "world building" e di indagine psicologica.
 
La premessa è molto semplice: ci sono rari momenti nella vita di una persona in cui il tempo sembra fermarsi e la mente vacilla dinanzi a una scelta decisiva per il proprio destino.
Ci troviamo esattamente in uno di questi rari momenti, con il nulla intorno a noi e una scelta imminente da compiere. Ma prima dovremo ricostruire la realtà intorno a noi e la sequenza di eventi che ci ha condotti lì. Per farlo sarà sufficiente utilizzare due verbi: ESAMINA, per ispezionare il presente, e RICORDA, per ispezionare il passato. Un passo alla volta scopriremo la nostra storia e popoleremo di persone e cose lo scenario intorno a noi. Ogni nuova parola chiave aprirà altri percorsi di indagine e altre parole chiave.
 
Interessante la possibilità di scalare la difficoltà del gioco, scegliendo se attivare o meno l'evidenziamento delle parole chiavi, molto utile per i principianti o per chi semplicemente vuole concentrarsi sulla storia e giocare con più leggerezza.
 
Purtroppo il difetto principale del gioco è che dopo una fase iniziale di "esplosione" delle possibilità di indagine (capace di disorientare), c'è un grosso scoglio sul finale, che diverrà accessibile solo tramite un percorso specifico di parole che non è facile imboccare. 
 
Il finale è costituito invece dalla drammatica scelta che ha generato il disorientamento narrato nel gioco, e qui il titolo si trasforma in una forma semplicistica (ma efficace) di one-move game
 
Non è un titolo rivoluzionario, ma spinge un po' più in là lo strumento delle descrizioni telescopiche e può essere una lettura interessante di un paio di ore al massimo.
Solo in inglese. Solo per appassionati.  

Lime Ergot

Lime Ergot è una breve AT scritta da Caleb Wilson, autore abbastanza prolifico attivo da inizio 2000.
È probabilmente il suo titolo più conosciuto, scritto in poche ore per ECTOCOMP 2014 (dove si è classificato sesto), e poi successivamente espanso e rifinito, fino alla versione definitiva che è apparsa anche su sub-Q.

Lime Ergot racconta una breve esperienza, probabilmente di tipo allucinatorio o onirico.
Ci troviamo abbandonati sotto un pontile davanti all'oceano, nei pressi di una città che in un passato non ben definito è stata conquistata con la forza.
Intorno a noi un macchinario per miscelare cocktail e un vecchio generale su sedia a rotelle di vimini.
Il nostro unico compito sarà creare un cocktail "Teschio Verde" per il generale. 

Il titolo al momento dell'uscita ha suscitato un certo interesse nella comunità, perché è stato uno fra i primi ad utilizzare le "descrizioni telescopiche": una sorta di "esplorazione a cascata", dove osservando un oggetto si scoprono nuovi sotto-oggetti da osservare... e così via, superando i limiti fisici e temporali della singola location di gioco.
Il primo gioco ad utilizzare in modo intensivo questo affascinante meccanismo narrativo è stato probabilmente Castle of the Red Prince (C.E.J. Pacian), ma molti altri ne sono seguiti, costruendovi intorno gameplay via via più convincenti e profondi. Fra questi vale la pena ricordare: Sisters of Claro Largo (David T. Marchand), Enigma (Simon Deimel), e Toby's Nose (Chandler Groover) -il mio preferito in questo sottogenere-.

Lime Ergot è sostanzialmente un breve (circa 20 minuti) one-room game, praticamente privo di enigmi.
Tutto il piacere dell'esperienza è legato al fascino delle descrizioni telescopiche, unite alle deliranti immagini a cui ci sottopone.
Il setting in realtà è abbastanza intrigante, tratteggiato con poche parole efficaci.
Peccato che tutto sia molto fine a sé stesso. Non c'è una vera e propria narrazione, il gameplay è ridotto all'osso, e anche il finale arriva e non lascia il segno.

Nel 2014 era forse molto innovativo, oggi dobbiamo riconoscere che il concept è stato esplorato ed utilizzato meglio di così.
Tuttavia è un'esperienza brevissima, che per gli appassionati può valere la pena di essere provata.

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Darkiss 2: Viaggio All'Inferno

Riproponiamo la recensione di Darkiss 2 in occasione dell'IFComp: Marco Vallarino partecipa, con questa e un'altra avventura, Zigamus, al famoso contest. Le due avventure sono tradotte in inglese per il contest, ma sono sempre quelle che conosciamo. Date un'occhiata agli altri titoli in lista.

Rieccoci nei panni del crudele Martin Voigt, protagonista di Darkiss - Il Bacio del Vampiro, che abbiamo già imparato ad apprezzare nella sua malvagità e che in questa avventura vede il modo di mettere a frutto le sue doti mefistofeliche risvegliate nel precedente capitolo dall'amata, nonché diabolica, Lilith.
Nel primo episodio abbiamo scoperto di essere rinati a nuova vita e, grati dell'opportunità concessa, non abbiamo tardato a progettare piani di vendetta verso colui che ci ha imprigionati nella cripta, il prof. Anderson; in questo secondo episodio, invece, scopriamo che i nostri assetati desideri verso la nemesi non saranno che un effetto collaterale della rinascita: all'inizio del gioco ci troviamo infatti inviati nella regione di Ovranilla per riuscire ad ottenere dalle tre più potenti vampire ("arci vampire crudeli e capricciose") il dono supremo che Martin possa desiderare e che si possa offrire in dono a Lilith e a tutti gli altri vampiri: la possibilità di camminare liberamente alla luce del Sole... per assoggettare l'intera umanità!

Viaggio all'inferno rappresenta una notevole evoluzione nella trilogia di Darkiss per diversi motivi.
Innanzitutto per la trama, che va ad infittirsi pur non contorcendosi mai, e che procede linearmente verso scenari sempre più sconcertanti.
Ovranilla è proprio una landa infernale, con posti come la Valle di lacrime, la Brughiera dell'incubo o il Crocicchio dell'angoscia e, per quanto sembri strano a dirsi, Martin Voigt non ci si troverà per niente a suo agio, tanti e tali sono i pericoli che si frapporranno tra lui e il suo scopo. L'aria che si respira è mefitica (non nel senso che le descrizioni dell'autore siano mediocri, tutt'altro: è proprio la sua bravura a rendere l'atmosfera scabrosa) e compete degnamente con quella claustrofobica della tomba del primo capitolo; rappresenta un miglioramento anche l'aumento delle locazioni in cui ci si potrà spostare, locazioni che variano tra le più disparate: selve, paludi, montagne, laghi di sangue, steppe, sono solo alcuni degli scenari che si staglieranno sotto i nostri occhi e per ciascuna di esse non mancheranno truculente descrizioni; insomma, gioca a favore "il più ampio respiro" che, immancabilmente, offre maggiori possibilità di game design.

Codeste possibilità sono riferite in particolare al proliferare di personaggi non giocanti, anche se, forse unica pecca, il loro ruolo si limita quasi a quello di comparsa: nel corso dell'avventura saremo chiamati ad affrontare demoni e spiriti della peggior specie, non ultimo un individuo che Martin ricorderà di aver già conosciuto: il reverendo Maximilian Bauer che in passato aveva tentato di esorcizzarlo. Ma la bravura di Vallarino è consumata e ci evita di sentirci completamente spaesati facendo ricomparire anche due vecchie conoscenze: il demone Praseidimio e la nostra amante Sabrina, il primo ormai costretto dai tempi di crisi a lavorare come guardiano di spade e la seconda che verrà condannata a morte dalle nostre azioni... morte da cui, inutile a dirsi, troveremo estrema soddisfazione. Esiste un altro personaggio non giocante, caratteristico perché permette di saggiare le abilità riacquisite da Martin Voigt e solamente bramate all'interno della cripta nel primo capitolo.

Quest'ultimo personaggio è un musico, e l'abilità che potremo esercitare su di esso è quella di ipnotismo, grazie ad essa potremo ridurre un essere umano a schiavo e completamente alla nostra mercé, riottenuta assieme ad altre capacità proprie dei vampiri che dunque tornano ad inscrivere Martin Voigt nell'olimpo di questa demonica specie: la possibilità di trasformarsi a nostro piacimento in lupo, pipistrello o nebbia. Ricalcando così l'immagine classica dei vampiri del Bram Stoker più puro, Vallarino mette in campo un espediente messo a disposizione dal linguaggio di programmazione di Inform 6 eppure fino al 2013 (anno di uscita di questa avventura) ancora poco sfruttato, cioè proprio il poter trasmutare il protagonista in altri esseri (si noti in proposito che proprio in una fonte quale è il manuale italiano di Inform 6 di Vincenzo Scarpa viene esemplificato un gioco, Ruins, in cui il protagonista può trasformarsi in un cinghiale). È questa indubbiamente un'altra nota di merito che permette, ancora una volta, di diversificare gli enigmi apportando un nuovo grado di originalità e miglioramento non solo nella trilogia di Darkiss, ma anche nell'interactive fiction italiana intera.

Chi ha già conosciuto altri lavori di Marco Vallarino non resterà stupito dallo stile dell'avventura: padrone dei meccanismi che generano senso di orrore (si possono citare a riguardo Enigma e Darkiss - Il Bacio del Vampiro, ma si può esulare anche dal campo della narrativa interattiva citando altri racconti da lui pubblicati, come ad esempio A piedi nudi nel sangue), in questa avventura vengono un po' accantonati enigmi logici a beneficio della fluidità della trama, nella quale l'autore ha così potuto rovesciare parte del suo solidissimo background (vengono citate tra le altre fonti Vespertilia di Anne Crawford, l'avventura testuale Adventure Quest della Level9 e Carmilla di Le Fanu - fonti che immancabilmente ricalcano i libri presenti nella libreria di Martin Voigt già incontrata nella sua cripta - al contrario riferimenti ad altre opere, si scoprirà nel finale quali, sono stati confessati dall'autore stesso affatto voluti!) arricchendolo, come detto, di altrettanti elementi originali; cito come esempio la parola magica consegnata al vampiro nel prologo, Ayon, una sorta di inside-joke che altro non è che il titolo di un'omonima avventura testuale di Vallarino che andrà pronunciata nell'ultima, infernale locazione, che poco o nulla ha da invidiare al Vortice di Prospettiva Totale di Adamsiana memoria. Le descrizioni sono ottimamente curate, ricche di quei dettagli che molto spesso nelle avventure di Vallarino costituiscono il punto di partenza per alcuni enigmi, e il parser dà sempre risposte adeguate e mai frustranti.

L'avventura non presenta eccessive difficoltà, sono poche le occasioni in cui ci si può ritrovare morti da un momento all'altro (ma ai giocatori dotati di intuito quest'eventualità non capiterà) e non esistono vicoli ciechi, tuttavia esistono almeno un enigma un po' contorto (una volta risolto il quale viene infatti datto un punteggio tra i più alti) e altri tre o quattro che potrebbero spiazzare i meno pratici di avventure testuali, ma comunque mai nulla di insormontabile: al solito vale la regola aurea che Vallarino pare voler sempre rimarcare, osservare bene ciò che viene descritto.

È opinione comune che il secondo capitolo di una trilogia sia il più dimenticabile. Per come è stato strutturato, Darkiss - Viaggio all'inferno rende quasi il primo capitolo un prologo, potendo in un certo qual modo prescindere da esso, ma rende comunque necessario un terzo, conclusivo capitolo. Sperando che quest'ultimo costituisca un'ulteriore ascesa, siete invitati innanzitutto a giocare, se già non l'avete fatto, i primi due episodi della trilogia e lo spin-off di recente uscita in cui vestiremo i panni proprio del prof. Anderson: ciascuna di queste avventure arricchirà senz'altro la fruizione del capitolo prossimo a venire e saprà regalare qualche giorno di intrattenimento intelligente.
Se riuscirete a portare a termine l'avventura e a conquistare il dono ultimo, ci rivediamo allo Yoshiwara club!

Stretta è la foglia, larga è la via
voi dite la vostra ch'io ho detto la mia
*sorrido e scompaio*

Toby's Nose

Toby's Nose è un'avventura testuale, la terza opera di un autore recentemente comparso sulla scena, Chandler Groover. I suoi due titoli precedenti sono: HUNTING UNICORN e Down, the Serpent and the Sun) ed è in concorso all'IFComp 2015 con ben due titoli: Midnight. Swordfight. e Taghairm.
Urge anche segnalare che questo Toby's Nose ha vinto il celebre contest "SpringThing 2015", aggiudicandosi sia l'Audience Choice Ribbon che l'Alumni's Choice Ribbon. Meritatamente, a mio giudizio.

Toby è un cane speciale: è il cane di Sherlock Holmes (realmente apparso in alcune storie di Arthur Conan Doyle)! E, come il suo padrone, ha un fiuto eccezionale per risolvere i delitti. Protagonista della nostra storia sarà proprio il fiuto di Toby, intendo a risolvere un nuovo caso al fianco del suo padrone.

Toby's Nose è un one-room game, che vi terrà impegnati per circa tre ore e che è caratterizzato dalla necessità di usare un solo verbo: smell ("annusa").
Se Shade (l'avventura one-room di Andrew Plotkin) si divertiva a trasformare lentamente l'unica location di gioco sotto gli occhi increduli del giocatore, questo Toby's Nose dilata i confini dello spazio fisico di quell'unica stanza, spingendoli negli spazi concettuali rappresentati dai "ricordi olfattivi" di Toby. Se Toby annusa il giardiniere sentirà gli odori del giardino, annusando i quali scoprirà l'aroma della capanna degli attrezzi, e annusando meglio quella pista riuscirà a sniffarne il contenuto, e così via in una lunghissima serie di "spostamenti olfattivi", che porteranno Toby e il giocatore a seguire complesse piste di indizi fino alla soluzione definitiva del mistero.
Questo approccio è particolarmente interessante, perché ripropone in un gioco a parser classico una meccanica tipica dei giochi realizzati in Twine. La sensazione di viaggiare attraverso il fiuto di Toby c'è ed è davvero originale e coinvolgente.
A ben vedere però questa non è una meccanica completamente nuova: l'autore ammette di essersi ispirato a Castle of the Red Prince e a Lime Ergot. Personalmente a me ha ricordato Enigma di Simon Deimel (If Comp 2014, 12° posto, ma avrebbe meritato ben altra posizione), che utilizza un meccanismo simile per mettere in scena un "istante interattivo".

L'implementazione è eseguita in modo magistrale e imponente: praticamente ogni "sostantivo" è annusabile e rivela sua volta altri odori, in un impressionante crescendo esponenziale di oggetti da sniffare. La quantità di testo dietro questo Toby's Nose è veramente considerevole, e la sua qualità rimane sempre altissima.
Il meccanismo appena descritto non è però esente da difetti ed il principale è proprio la quantità di oggetti da annusare. Spesso gli indizi più importanti si celano dietro l'odore di oggetti apparentemente irrilevanti. Ecco quindi che Toby's Nose diventa un gioco da esplorare in modo sistematico, come le avventure di un tempo, in cui la prima cosa da fare era analizzare ogni singolo termine. La quantità di oggetti rende però assai impegnativo tener traccia di tutti gli odori, rischiando quindi di disorientare il giocatore.
Questa meccanica risulta alla lunga anche un po' ripetitiva e la tentazione di accusare qualcuno a caso, senza aver ancora seguito tutte le piste, è sempre forte.

Il gioco si conclude quindi con la massima libertà del giocatore. Spetterà a Toby, quando si sentirà pronto, abbaiare al colpevole.
Anche questa meccanica è assolutamente apprezzabile e richiede una grande "maturità" al giocatore, che dovrà formulare la sua accusa solo quando avrà tutti i dati per esserne certo. Anche questa è una meccanica non nuove; qui vale la pena citare lo storico Cruise for a Corpse.

Toby's Nose è un gioco ben scritto e ben ideato. Però quella stessa meccanica che lo rende così originale e coinvolgente, ne limita anche l'appetibilità per una parte di pubblico in cerca di un'esperienza più semplice e lineare. Resta però una bella investigazione, che vi costringerà a riflettere veramente sul gran numero di indizi che accumulerete fiutando di qua e di là!

Enigma

Come ogni forma di comunicazione anche l'interactive fiction ha i suoi periodi espressivi. Enigma appartiene (se non cronologicamente, di certo nello spirito) al primo periodo delle Avventure Testuali. Il periodo dell'ingenuità e dell'innocenza.
Ah, che tempi, quelli! In quegli anni il troll lo uccidevi con la spada, il grande drago rosso... a pugni! Le lanterne si scaricavano sempre velocemente e, se restavi al buio, come minimo finivi mangiato da un grue! Niente noiosi dialoghi a bivi o complesse storie introspettive; allora ci si accontentava di andare a caccia di tesori ed era bello scoprire i resti di Atlantide a poche location di distanza da un sarcofago egizio! E a chi importava se il parser si dimenticava di segnalarci il paracadute nell'elicottero che sta precipitando sulla brughiera?!?

Questo è ciò che vi promette Enigma, avventura testuale a parser di Marco Vallarino ("quello di Darkiss"): vampiri, robot, maniaci assassini, psicopatici, sadiche intelligenze artificiali, Enigma Cola e... chi più ne ha, più ne metta, in un eclettico calderone di idee libere e completamente incoerenti fra loro! Il tutto follemente e illogicamente insieme, condensato in una trentina di location (con tanto di maze!) mediante il collante di tanti enigmi (più o meno logici).

Questa lunga premessa per dire che Enigma è un gioco "vecchio stile", nel senso più profondo del termine, e quindi ci sforzeremo di valutarlo come esponente di quel sotto-genere. Non solo per ragioni filologiche e storiche, ma anche per cercare una risposta a un dato di fatto: pur nella sua innocente ingenuità, Enigma ha riscosso un clamoroso successo di pubblico e quindi qualcosa di buono in quella formula deve pur esserci anche al giorno d'oggi.
Di recente ho rigiocato ai primi titoli del genere, da Zork 1 a Colossal Cave, e credo di poter dire che Enigma ne condivide almeno in parte lo spirito e l'ispirazione.

Il segreto del successo di questi giochi al giorno d'oggi?
Uno su tutti: la semplicità con cui il giocatore è coinvolto nella sfida.
Le avventure testuali a parser richiedono di per sé un grosso sforzo da parte del giocatore: leggere, scrivere, mappare, interagire col parser, ecc. A questo sforzo (congenito nel genere) i giochi moderni aggiungo narrazioni  complesse, con interazioni complicate e magari con universi difficili da penetrare e visualizzare nella propria mente. Insomma, spesso è "roba per soli esperti".
Non così Enigma. Ci svegliamo in una stanza strana e non sappiamo come ci siamo arrivati. La porta blindata di uscita è chiusa. Ci sono solo tre ambienti subito esplorabili e in uno di questi c'è il modo per aprire la porta. Semplice e diretto, coinvolgente in un modo... primordiale.
La difficoltà di accesso al mondo di gioco è paragonabile a quella di un Doom. Nessuna dietrologia. Nessuna complicazione. Nessuna sovrastruttura. C'è da aprire una porta e il modo per farlo deve essere necessariamente in quelle tre stanze, in cui giriamo e rigiriamo per i primi minuti di gioco.
Non c'è da stupirsi se tanti giocatori dichiarano di essersi appassionati al genere proprio tramite Enigma.

Questo il più grande pregio del gioco e insieme il suo più grande difetto.
Non è un titolo di grande respiro. Non ci sono interazioni con l'ambiente in grado di sorprendervi. Non è il mondo vivo e sbalorditivo di un Varicella di Adam Cadre. Non cambierà il vostro sguardo sul mondo come potrebbe fare un Trinity di Brian Moriarty.
Il mondo di gioco è incoerente. I PNG sono monodimensionali. Tutto esiste in funzione del giocatore e di ciò che il giocatore deve fare per navigare attraverso gli enigmi.
Enigma farà solo quel poco che promette: offrirvi una sana e strampalata sfida testuale a enigmi, che vi impegnerà per qualche ora, in buona pace ai progressi fatti dall'interactive fiction dai tempi di Zork.

Ci sono anche alcuni difetti di gameplay (oltre a quanto citato sopra).
Non tutti gli enigmi sono logici come dovrebbero. Un conto è calare il giocatore in situazioni irrazionali, altro conto è fargli anche affrontare enigmi irrazionali, talvolta senza indizi abbastanza chiari. Ma nel genere si è visto MOLTO di peggio.
Alcuni enigmi soffrano poi di un parser un po' troppo povero per gli standard odierni. In un paio di occasioni almeno sono rimasto bloccato perché il gioco non riconosceva un verbo abbastanza comune che mi intestardivo di voler usare. Anche qui però si è visto di peggio, anche recentemente (vedi 5 Minutes To Burn Something).
Non sono difetti gravi e l'unico possibile limite del gioco sta proprio nella sua intrinseca natura, che ne fa un buon gioco nel suo genere ma certo non adatto a tutti palati. Se Darkiss (per fare un esempio con un gioco successivo di Vallarino) è un titolo adatto a tutti, Enigma per sua natura non potrà piacere a tutti. È piaciuto a molti e, senza entusiasmarmi oltremisura, non è dispiaciuto nemmeno a me.

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Darkiss! Il Bacio del Vampiro

Darkiss! Il Bacio del Vampiro è un'avventura testuale italiana, scritta da Marco Vallarino (giornalista, scrittore e autore anche di molte altre avventure testuali, fra cui vale la pena citare Nel Mondo di Ayon e Enigma). È probabilmente la più famosa e la più giocata fra tutte le avventure testuali italiane e recentemente il nostro Leonardo Boselli ne ha fatto un gameplay che trovate qualche riga più sotto.
Scopriamo dunque insieme cosa si cela dietro questo grande successo.

Darkiss ha un'ambientazione horror a tema "vampiresco".
Questo è sicuramente uno dei suoi punti di forza: setting e mood in questo gioco non sono una semplice cornice, ma diventano autenticamente sostanza della sua storia e del suo gameplay. È questo probabilmente il vero segreto del successo di questo gioco.
Il protagonista, Martin Voigt, ha carisma da vendere e -mirabile dictu!- riesce a essere spietato e malvagio senza scadere in vuoti cliché e senza far storcere la bocca al giocatore. Impresa più unica che rara in questi tempi di personaggi stereotipati.
Darkiss 1 è in realtà solo il primo capitolo di una trilogia (che però già conta anche uno spin-off, Sogno di Sangue): il potente vampiro Martin Voigt si risveglia quando tutti ormai lo credevano sconfitto e sente di dover raggiungere la vampira Lilith per partecipare a un malvagio piano che porterà la stirpe dei vampiri a sopraffare una volta per tutte il genere umano. Un incipit chiaro e di un certo effetto, che subito ci dà il senso della nostra missione e il senso della trilogia nel suo complesso.

Il canovaccio di questo primo capitolo ruota intorno alle debolezze di un vampiro (così come il secondo capitolo si occuperà invece dei nostri rinnovati super-poteri). Ed è un'idea che funziona benissimo, sia da un punto di vista narrativo che da quello della costruzione degli enigmi, perché è sapientemente correlata all'ambiente di gioco: la cripta in cui pensavano di averci seppelliti per sempre (ingenui!). Funziona bene perché la cripta è costruita come un dungeon assolutamente credibile, dotato (come si usava dire un tempo) di "un'ecologia realistica".
È così che Martin Voigt, dopo un lungo sonno, riprende a sua volta confidenza con l'ambiente che un tempo gli era familiare, ma al tempo stesso lo trova cambiato e si vede costretto a dover affrontare le numerose trappole che i suoi nemici hanno architettato per prevenire un suo risveglio. Il tutto ha il piacevole gusto del fantasy, di quello buono, quello con un buon Dungeon Master dietro.
C'è un po' di Dungeono Keeper della Bullfrog nel ironico sadismo con cui siamo chiamati a interpretare il cattivo che deve superare gli ostacoli predisposti dai "buoni".
C'è un po' di The Dreamhold di Andrew Plotkin nel modo in cui piano piano andiamo a riscoprire la nostra "casa" di un tempo, riscoprendo i nostri poteri e le nostre debolezze, ma anche la nostra storia passata.
E c'è anche un po' di Aladino e Le Perle di Saggezza nell'impostazione user friendly degli enigmi e perché entrambi i giochi usano una classica disposizione "a croce" delle locazioni come strumento per gestire la curva di difficoltà del gioco. Le mappe dei due giochi sono quasi identiche (ma questi due titoli non sono gli unici a sfruttare questo astuto e apprezzabile espediente).

Gli enigmi di Darkiss sono tutti originali, credibili, e leali verso il giocatore; se si rimane bloccati è solo per una nostra disattenzioni e mai per un problema di parser o di illogicità degli enigmi.
Le descrizioni sono più lunghe di quelle che tipicamente si trovano nelle AT amatoriali, ma sono talmente scorrevoli e piacevoli da leggere che anche queste diventano un punto a favore di questo titolo.
Non ci metterete molto a finirlo se avete un po' di esperienza alle spalle, però per fortuna il secondo capitolo e relativo spin-off sono già pronti!

Consigliato a tutti: il Bacio del Vampiro per una volta si è rivelato particolarmente piacevole!

UPDATE:
Darkiss si presenta all'IFComp 2015 con una nuova versione interamente tradotta in Inglese (e direi anche molto bene) e ritoccata in alcuni aspetti minori ma significativi.
Non ho avuto modo di fare un confronto "parola per parola" delle due versioni, però ho notato un generale snellimento del testo e una certa semplificazione di alcuni enigmi (in alcuni casi ci sono degli hint molto chiari nel testo e in altri sono stati semplicemente resi più semplici, rendendo immediato il recupero di certi oggetti essenziali). Il nucleo dell'esperienza e della storia resta però sostanzialmente immutato.
Rigiocare a Darkiss a distanza di qualche mese dalla mia precedente recensione resta un'esperienza piacevolissima, perché il carisma del personaggio e della storia sono immutati, così come resta assolutamente valida la struttura degli enigmi (leali, originali e ben ideati). Mi sento quindi di dire che i "cosmetic changes" apportati da Vallarino non inficiano l'esperienza di gioco, ma anzi contribuiscano a renderla ancora fruibile a un pubblico ancora più vasta (caratteristica, questa, che credo sia all'origine del suo successo in patria).
Chi scrive è fortemente convinto che non sia la difficoltà ciò che dobbiamo ricercare nelle AT (per quelle c'è tutto il catalogo Infocom), ma piuttosto la qualità della scrittura, il più ampio grado possibile di interattività e la bontà degli enigmi. Tutti elementi che in questa nuova versione di Darkiss sono indiscutibilmente presenti.
A posteriori posso dire che Darkiss avrebbe tranquillamente retto un confronto con i primi titoli dell'IFComp 2014, non avendo nulla da invidiare a titoli di impostazione analoga tipo Hunger Demon (1° classificato) o Jacqueline, Jungle Queen! (3° classificato). Sono quindi convinto che potrà giocare ad armi pari anche nell'edizione 2015.

Scarica il gioco da IFItalia

Marco Vallarino su IFItalia

Archeologia Videoludica 3X10 - Quando uccisi il troll con la spada (con la partecipazione di Marco Vallarino)

Il Sito ufficiale di Darkiss 1

IF Italia: Marco Vallarino

Erede della grande tradizione italiana di creatori di avventure testuali e uno dei più prolifici autori nostrani attualmente nel settore, Marco Vallarino è il protagonista di questo sabato da IF Italia con l'inserimento in archivio di tutte le sue opere.

Enigma, Darkiss, Salvate lo Stregatto, Nel mondo di Ayon e Sfida all'ignoto sono tutti fulgidi esempi come le avventure a colpo di parser abbiano ancora qualcosa da dire nel mercato attuale e, soprattutto, un'ottima occasione per mettere alla prova la propria abilità di avventuriero.

Enigma
Darkiss
Salvate lo stregatto
Nel mondo di Ayon
Sfida all'ignoto
Parliamo di (e con) Marco Vallarino sull'Ogi Forum

Enigma

Titolo:
Enigma
Autore:
Marco Vallarino
Genere:
Fantascienza, Horror
Anno:
2001
Sviluppato:
Inform6 - formato Z-Code
Piattaforma:
Windows, Linux, OS X
Download:
Scarica il gioco (file ZIP da decomprimere)