In una landa cupa chiamata Amaranth, un piccolo villaggio vive oppresso all'ombra del castello di un oscuro signore, il Principe Rosso.
Un paesaggio macabro ma maestoso, che mischia fantasy e horror, magia arcana e creature di un altro-dove.
Tale è la landa sperduta che il nostro eroe, studioso di magia, è chiamato a salvare forte della sua intelligenza e delle premonizioni che i sogni gli portano nella notte.
Castle of the Red Prince (di C.E.J. Pacian) è probabilmente la prima AT a fare uso di descrizioni telescopiche, che sono poi anche il principale motivo di interesse per questo titolo.
Questo significa che il nostro protagonista non si sposta per il mondo di gioco tramite "stanze" collegate fra loro lungo le direzioni cardinali (come avviene normalmente nelle altre AT). I suoi spostamenti sono invece "concettuali": niente stanze intermedie di passaggio e niente punti cardinali. Basterà osserva un luogo o un dettaglio di un luogo, e questo sarà subito alla nostra portata davanti ai nostri occhi, pronto a condurci a sua volta in altri luoghi.
A tratti si ha la sensazione che il titolo provi a giustificare questa scelta di world modelling con i poteri magici del protagonista, ma la cosa non è mai esplicitata con chiarezza. Tuttavia non è così importante (anche se sarebbe stato simpatico, se lo avesse fatto): quel che conta è che le descrizioni telescopiche incidono in modo drastico (e positivo!) sull'esperienza di gioco. Ne risulta migliorato il ritmo e la fruibilità complessiva dell'avventura: niente mappe, niente spostamenti ripetitivi, niente bakctracking (come è particolarmente palese nell'ultimo enigma del gioco).
Giocando a questo Castle of the Red Prince viene subito da chiedersi come sarebbe uno Zork realizzato con questa tecnica. Passare dalla diga all'arcobaleno con un comando. Sì, sarebbe un esperimento interessante e... moderno.
Altri giochi dopo Castle of the Red Prince ne hanno ripreso la tecnica delle descrizioni telescopiche, portandola in altre direzioni, però qui la vediamo implementata su un gameplay classico. E la cosa funziona molto bene, perché semplifica l'approccio al gioco e la curva di apprendimento. Al tempo stesso incide anche sull'atmosfera: eliminando i riferimenti spaziali, cambia il nostro modo di visualizzare le scene e dona al ricordo del gioco un tocco piacevolmente onirico.
La trama è ridotta al minimo, con ben pochi eventi significativi; ma del resto non è questo lo scopo del gioco.
Gli enigmi sono classici, ma ben ideati. Abbastanza semplici e con simpatico sistema di hint che si attiva dormendo. Un'avventura che sicuramente va bene anche per i principianti.
Pochissimi png e con scarsa interazione. Un mondo appena tratteggiato ma assolutamente convincente.
L'unico vero difetto del gioco è la staticità del nostro avversario, il Principe Rosso. Mi ha un po' ricordato il Lord Xeen di Might & Magic 4-5: lo possiamo incontrare praticamente da subito, ci interagiamo, lui addirittura ci aiuta dandoci accesso alla sua biblioteca, noi gli macchiniamo davanti e... lui non fa nulla per fermarci quando potrebbe!
Anti-climatico è dir poco.
Tuttavia il valore del gioco sta appunto nella sua carica innovativa. E quella c'è tutta.
Le Descrizioni Telescopiche - Un percorso di gioco di avventure testuali
Fra le tante tecniche narrative sviluppate in questi anni dalla comunità dell'interactive fiction, oggi vogliamo parlare delle "descrizioni telescopiche" e del superamento della "geografia euclidea" nelle avventure testuali.
Cosa sono? Le descrizioni telescopiche sono un vero e proprio "modello di mondo": un modo alternativo per rappresentare l'universo di gioco entro cui si svolge l'azione del giocatore.
Da Hunt the Wumpus in poi (come ci insegna The Digital Antiquarian), il mondo di gioco è stato costruito tramite "spazi topologici" nei quali "il giocatore si può muovere liberamente".
Da questa costruzione del mondo nascono elementi di gameplay ormai consolidati: la mappatura, il backtracking, i labirinti, la necessità di organizzare in modo meticoloso ogni spostamento, ecc. ecc..
A questi elementi si affiancano spesso le loro derive più autolesionistiche: l'inventario limitato, i vicoli ciechi, il ladro che rende impossibile mappare il labirinto, gli "hunger demons" e ogni altra sorta di timer, ecc. ecc.
Sono stati questi -fino agli anni '90- i pilasti portanti delle avventure testuali "in stile Infocom", ma anche di tanti gdr e di tante avventure grafiche (il limite ai viaggi in aereo in Zak McKraken è l'esempio concreto di come anche le avventure grafiche nascano con questo "peccato originale").
È sempre il The Digital Antiquarian ad osservare correttamente che Colossal Cave (la prima vera AT della storia) è innanzitutto un gioco di esplorazione geografica, una sorta di simulatore di speleologia. E tutto questo viene amplificato a dismisura in Zork, dove aumenta la complessità della mappa, ma aumentano anche i limiti dell'inventario, si riduce la durata della lanterna, e tutto è costruito intorno ad una costante necessità di ottimizzazione delle mosse.
Se però immaginiamo di spostare la nostra attenzione dall'esplorazione geografica degli ambienti alla narrazione, ci rendiamo conto che altre soluzioni sono possibili per raffigurare il mondo di gioco. Sono cioè possibili altri modelli di mondo, alternativi agli "spazi topologici" a cui la tradizione ci ha abituato.
Il punto di svolta viene generalmente indicato nel celebre Photopia di Adam Cadre. Photopia non rinuncia alle location, ma ne fa un uso tutto nuovo. Le location non sono più luoghi avversi da esplorare entro un tot di mosse, ma diventano l'amichevole teatro dell'azione. in Photopia perfino il labirinto è in realtà un non-labirinto, superabile solo "con il gioco di ruolo" e non con la mappatura.
Ma tante altre soluzioni sono immaginabili (e sono state immaginate!) per superare i limiti angusti della geografia: fra questi i one-room (es. Shade, dove il piccolo ambiente di gioco si trasforma sotto gli occhi del lettore), i one-move (tipo Aisle o Rematch, dove spazio e tempo sono condensati in un'unica mossa), e -appunto- i giochi "telescopici".
Nei giochi con descrizioni telescopiche, il tempo e lo spazio si piegano alla trama e alla discrezionalità del giocatore; diventano strumenti di narrazione.
Si parte da una descrizione, che contiene al suo interno alcuni elementi significativi. Osservando uno di questi elementi, il focus della narrazione vi si sposta, magari rivelando al suo interno nuovi elementi significativi, aprendo quindi altri spazi su cui puntare il nostro obbiettivo. Una sorta di esplorazione "a cascata", con l'occhio della cinepresa che si sposta da un elemento all'altro, facendoci viaggiare con sé.
Il tutto funziona in modo non dissimile dai tagli cinematografici, che concentrano l'azione nelle parti salienti della storia. È come ricorrere a inquadrature ravvicinate per mettere in evidenza solo ciò che nella scena c'è da vedere di veramente interessante.
Con una differenza significativa: nell'interactive fiction il registra di questi tagli è il giocatore, che li adopera liberamente.
Le descrizioni telescopiche sono esattamente questo: l'abbattimento dello spazio geografico nelle AT, in favore di uno spazio e di un tempo narrativi, il cui controllo è affidato al giocatore. Siamo noi a scegliere cosa "inquadrare" di volta in volta. Non è il nostro personaggio che si sposta attraverso gli ambienti, ma è la storia che ci fa vedere solo ciò che decidiamo di vedere: tagliando lo spazio, tagliando il tempo, tagliando gli spostamenti: immergendosi in un mondo di pura narrazione.
È un taglio netto con il passato e con la geografica (euclidea o non euclidea) dei capostipiti del genere. Uno strumento che promette grandi sviluppi, e che può essere applicato anche a generi diversi.
Ma le potenzialità inesplorate restano ancora tante.
Le descrizioni telescopiche non vanno confuse con il "testo telescopico", cioè quel testo che si espande o si contrae sotto i nostri click, creando per questa strada significati ulteriori rispetto al mero significato letterale. Questa è una tecnica ormai tipica di tanti titoli scritti in Twine e un esempio estremo ne può essere Sisters of Claro Largo.
Le descrizioni telescopiche sono altra cosa anche dagli "enigmi telescopici", dove "un problema tutto sommato semplice in realtà mostra la sua complessità di mossa in mossa, dato che gli elementi che portano al fallimento della soluzione iniziale vengono rivelati a mano a mano che essi vengono risolti" (cit. Ragfox, che adduce l'enigma del babel fish in Guida Galattica per Autostoppisti, quale primo esempio di questo tipo di enigmi).
Le descrizioni telescopiche, se applicate ad un gameplay normale, in ultima analisi producono un effetto di spostamento automatico fra location distanti fra loro. Un qualcosa di simile a quanto ha fatto Emily Short in Bronze, dove il parser gestisce in automatico lo spostamento fra location distanti, generando anche la relativa descrizione. L'effetto pratico sarà anche simile, ma il risultato emotivo e il coinvolgimento del giocatore è ben diverso, proprio perché con le descrizioni telescopiche a cambiare è innanzitutto il rapporto fra il giocatore e il modello di mondo.
Vi proponiamo quindi un percorso di gioco e di lettura, alla scoperta delle descrizioni telescopiche.
Castle of the Red Prince
Sconfiggi il Principe Rosso che tormenta questa terra fantasy.
Castle of the Red Prince è stato forse il primo titolo a fare un uso intensivo di questo strumento. Le descrizioni telescopiche sono utilizzate nel contesto di un'avventura classica, eliminando quindi il backtracking e altri fastidi tipici del genere. Con hint.
Tempo di gioco: 30 minuti
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Lime Ergot
Esplora un mondo onirico e allucinato, al di là dei confini spaziali e temorali.
Lime Ergot è costruito intorno ad un singolo enigma. Le descrizioni telescopiche sono però usate per creare un ambiente onirico/allucinatorio, in cui il giocatore dovrà muoversi spostando il fulcro della scena. Unico enigma.
Tempo di gioco: 20 minuti
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Enigma - An Interactive Instant
Uno stato confusionale ti paralizza in un istante cruciale. Risolvi il mistero e prendi quell'unica decisione essenziali.
In Enigma - An Interactive Instant le descrizioni telescopiche vengono utilizzate per simulare la creazione di una scena. Dirigendo in modo telescopico i pensieri del protagonista, si costruisce la scena, rivelando la verità. Con hint.
Tempo di gioco: 30 minuti
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Toby's Nose
Aiuta il cane di Sherlock Holmes a risolvere un misterioso delitto, facendo affidamento solo sul suo fiuto eccezionale.
Toby's Nose è forse il punto di arrivo attuale della ricerca sulle descrizione telescopiche, che qui simulano il fiuto di un cane, che grazie al suo olfatto si sposta mentalmente per locazioni altrimenti irraggiungibili. Dei giochi citati è sicuramente il più affascinante, ma anche il più complesso.
Tempo di gioco: 2 ore
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Lime Ergot è una breve AT scritta da Caleb Wilson, autore abbastanza prolifico attivo da inizio 2000.
È probabilmente il suo titolo più conosciuto, scritto in poche ore per ECTOCOMP 2014 (dove si è classificato sesto), e poi successivamente espanso e rifinito, fino alla versione definitiva che è apparsa anche su sub-Q.
Lime Ergot racconta una breve esperienza, probabilmente di tipo allucinatorio o onirico.
Ci troviamo abbandonati sotto un pontile davanti all'oceano, nei pressi di una città che in un passato non ben definito è stata conquistata con la forza.
Intorno a noi un macchinario per miscelare cocktail e un vecchio generale su sedia a rotelle di vimini.
Il nostro unico compito sarà creare un cocktail "Teschio Verde" per il generale.
Il titolo al momento dell'uscita ha suscitato un certo interesse nella comunità, perché è stato uno fra i primi ad utilizzare le "descrizioni telescopiche": una sorta di "esplorazione a cascata", dove osservando un oggetto si scoprono nuovi sotto-oggetti da osservare... e così via, superando i limiti fisici e temporali della singola location di gioco.
Il primo gioco ad utilizzare in modo intensivo questo affascinante meccanismo narrativo è stato probabilmente Castle of the Red Prince (C.E.J. Pacian), ma molti altri ne sono seguiti, costruendovi intorno gameplay via via più convincenti e profondi. Fra questi vale la pena ricordare: Sisters of Claro Largo (David T. Marchand), Enigma (Simon Deimel), e Toby's Nose (Chandler Groover) -il mio preferito in questo sottogenere-.
Lime Ergot è sostanzialmente un breve (circa 20 minuti) one-room game, praticamente privo di enigmi.
Tutto il piacere dell'esperienza è legato al fascino delle descrizioni telescopiche, unite alle deliranti immagini a cui ci sottopone.
Il setting in realtà è abbastanza intrigante, tratteggiato con poche parole efficaci.
Peccato che tutto sia molto fine a sé stesso. Non c'è una vera e propria narrazione, il gameplay è ridotto all'osso, e anche il finale arriva e non lascia il segno.
Nel 2014 era forse molto innovativo, oggi dobbiamo riconoscere che il concept è stato esplorato ed utilizzato meglio di così.
Tuttavia è un'esperienza brevissima, che per gli appassionati può valere la pena di essere provata.
Toby's Nose è un'avventura testuale, la terza opera di un autore recentemente comparso sulla scena, Chandler Groover. I suoi due titoli precedenti sono: HUNTING UNICORN e Down, the Serpent and the Sun) ed è in concorso all'IFComp 2015 con ben due titoli: Midnight. Swordfight. e Taghairm.
Urge anche segnalare che questo Toby's Nose ha vinto il celebre contest "SpringThing 2015", aggiudicandosi sia l'Audience Choice Ribbon che l'Alumni's Choice Ribbon. Meritatamente, a mio giudizio.
Toby è un cane speciale: è il cane di Sherlock Holmes (realmente apparso in alcune storie di Arthur Conan Doyle)! E, come il suo padrone, ha un fiuto eccezionale per risolvere i delitti. Protagonista della nostra storia sarà proprio il fiuto di Toby, intendo a risolvere un nuovo caso al fianco del suo padrone.
Toby's Nose è un one-room game, che vi terrà impegnati per circa tre ore e che è caratterizzato dalla necessità di usare un solo verbo: smell ("annusa").
Se Shade (l'avventura one-room di Andrew Plotkin) si divertiva a trasformare lentamente l'unica location di gioco sotto gli occhi increduli del giocatore, questo Toby's Nose dilata i confini dello spazio fisico di quell'unica stanza, spingendoli negli spazi concettuali rappresentati dai "ricordi olfattivi" di Toby. Se Toby annusa il giardiniere sentirà gli odori del giardino, annusando i quali scoprirà l'aroma della capanna degli attrezzi, e annusando meglio quella pista riuscirà a sniffarne il contenuto, e così via in una lunghissima serie di "spostamenti olfattivi", che porteranno Toby e il giocatore a seguire complesse piste di indizi fino alla soluzione definitiva del mistero.
Questo approccio è particolarmente interessante, perché ripropone in un gioco a parser classico una meccanica tipica dei giochi realizzati in Twine. La sensazione di viaggiare attraverso il fiuto di Toby c'è ed è davvero originale e coinvolgente.
A ben vedere però questa non è una meccanica completamente nuova: l'autore ammette di essersi ispirato a Castle of the Red Prince e a Lime Ergot. Personalmente a me ha ricordato Enigma di Simon Deimel (If Comp 2014, 12° posto, ma avrebbe meritato ben altra posizione), che utilizza un meccanismo simile per mettere in scena un "istante interattivo".
L'implementazione è eseguita in modo magistrale e imponente: praticamente ogni "sostantivo" è annusabile e rivela sua volta altri odori, in un impressionante crescendo esponenziale di oggetti da sniffare. La quantità di testo dietro questo Toby's Nose è veramente considerevole, e la sua qualità rimane sempre altissima.
Il meccanismo appena descritto non è però esente da difetti ed il principale è proprio la quantità di oggetti da annusare. Spesso gli indizi più importanti si celano dietro l'odore di oggetti apparentemente irrilevanti. Ecco quindi che Toby's Nose diventa un gioco da esplorare in modo sistematico, come le avventure di un tempo, in cui la prima cosa da fare era analizzare ogni singolo termine. La quantità di oggetti rende però assai impegnativo tener traccia di tutti gli odori, rischiando quindi di disorientare il giocatore.
Questa meccanica risulta alla lunga anche un po' ripetitiva e la tentazione di accusare qualcuno a caso, senza aver ancora seguito tutte le piste, è sempre forte.
Il gioco si conclude quindi con la massima libertà del giocatore. Spetterà a Toby, quando si sentirà pronto, abbaiare al colpevole.
Anche questa meccanica è assolutamente apprezzabile e richiede una grande "maturità" al giocatore, che dovrà formulare la sua accusa solo quando avrà tutti i dati per esserne certo. Anche questa è una meccanica non nuove; qui vale la pena citare lo storico Cruise for a Corpse.
Toby's Nose è un gioco ben scritto e ben ideato. Però quella stessa meccanica che lo rende così originale e coinvolgente, ne limita anche l'appetibilità per una parte di pubblico in cerca di un'esperienza più semplice e lineare. Resta però una bella investigazione, che vi costringerà a riflettere veramente sul gran numero di indizi che accumulerete fiutando di qua e di là!
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Grazie, OGI. Arrivederci!
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