Le Descrizioni Telescopiche
Un percorso di gioco di avventure testuali

Fra le tante tecniche narrative sviluppate in questi anni dalla comunità dell'interactive fiction, oggi vogliamo parlare delle "descrizioni telescopiche" e del superamento della "geografia euclidea" nelle avventure testuali.
Cosa sono? Le descrizioni telescopiche sono un vero e proprio "modello di mondo": un modo alternativo per rappresentare l'universo di gioco entro cui si svolge l'azione del giocatore.

Da Hunt the Wumpus in poi (come ci insegna The Digital Antiquarian), il mondo di gioco è stato costruito tramite "spazi topologici" nei quali "il giocatore si può muovere liberamente".
Da questa costruzione del mondo nascono elementi di gameplay ormai consolidati: la mappatura, il backtracking, i labirinti, la necessità di organizzare in modo meticoloso ogni spostamento, ecc. ecc..
A questi elementi si affiancano spesso le loro derive più autolesionistiche: l'inventario limitato, i vicoli ciechi, il ladro che rende impossibile mappare il labirinto, gli "hunger demons" e ogni altra sorta di timer, ecc. ecc. 
Sono stati questi -fino agli anni '90- i pilasti portanti delle avventure testuali "in stile Infocom", ma anche di tanti gdr e di tante avventure grafiche (il limite ai viaggi in aereo in Zak McKraken è l'esempio concreto di come anche le avventure grafiche nascano con questo "peccato originale").
È sempre il The Digital Antiquarian ad osservare correttamente che Colossal Cave (la prima vera AT della storia) è innanzitutto un gioco di esplorazione geografica, una sorta di simulatore di speleologia. E tutto questo viene amplificato a dismisura in Zork, dove aumenta la complessità della mappa, ma aumentano anche i limiti dell'inventario, si riduce la durata della lanterna, e tutto è costruito intorno ad una costante necessità di ottimizzazione delle mosse.

Se però immaginiamo di spostare la nostra attenzione dall'esplorazione geografica degli ambienti alla narrazione, ci rendiamo conto che altre soluzioni sono possibili per raffigurare il mondo di gioco. Sono cioè possibili altri modelli di mondo, alternativi agli "spazi topologici" a cui la tradizione ci ha abituato.



Il punto di svolta viene generalmente indicato nel celebre Photopia di Adam Cadre. Photopia non rinuncia alle location, ma ne fa un uso tutto nuovo. Le location non sono più luoghi avversi da esplorare entro un tot di mosse, ma diventano l'amichevole teatro dell'azione. in Photopia perfino il labirinto è in realtà un non-labirinto, superabile solo "con il gioco di ruolo" e non con la mappatura.
Ma tante altre soluzioni sono immaginabili (e sono state immaginate!) per superare i limiti angusti della geografia: fra questi i one-room (es. Shade, dove il piccolo ambiente di gioco si trasforma sotto gli occhi del lettore), i one-move (tipo Aisle o Rematch, dove spazio e tempo sono condensati in un'unica mossa), e -appunto- i giochi "telescopici".

Nei giochi con descrizioni telescopiche, il tempo e lo spazio si piegano alla trama e alla discrezionalità del giocatore; diventano strumenti di narrazione.
Si parte da una descrizione, che contiene al suo interno alcuni elementi significativi. Osservando uno di questi elementi, il focus della narrazione vi si sposta, magari rivelando al suo interno nuovi elementi significativi, aprendo quindi altri spazi su cui puntare il nostro obbiettivo. Una sorta di esplorazione "a cascata", con l'occhio della cinepresa che si sposta da un elemento all'altro, facendoci viaggiare con sé.
Il tutto funziona in modo non dissimile dai tagli cinematografici, che concentrano l'azione nelle parti salienti della storia. È come ricorrere a inquadrature ravvicinate per mettere in evidenza solo ciò che nella scena c'è da vedere di veramente interessante.
Con una differenza significativa: nell'interactive fiction il registra di questi tagli è il giocatore, che li adopera liberamente.

Le descrizioni telescopiche sono esattamente questo: l'abbattimento dello spazio geografico nelle AT, in favore di uno spazio e di un tempo narrativi, il cui controllo è affidato al giocatore. Siamo noi a scegliere cosa "inquadrare" di volta in volta. Non è il nostro personaggio che si sposta attraverso gli ambienti, ma è la storia che ci fa vedere solo ciò che decidiamo di vedere: tagliando lo spazio, tagliando il tempo, tagliando gli spostamenti: immergendosi in un mondo di pura narrazione.
È un taglio netto con il passato e con la geografica (euclidea o non euclidea) dei capostipiti del genere. Uno strumento che promette grandi sviluppi, e che può essere applicato anche a generi diversi.

Ma le potenzialità inesplorate restano ancora tante.

Le descrizioni telescopiche non vanno confuse con il "testo telescopico", cioè quel testo che si espande o si contrae sotto i nostri click, creando per questa strada significati ulteriori rispetto al mero significato letterale. Questa è una tecnica ormai tipica di tanti titoli scritti in Twine e un esempio estremo ne può essere Sisters of Claro Largo.
Le descrizioni telescopiche sono altra cosa anche dagli "enigmi telescopici", dove "un problema tutto sommato semplice in realtà mostra la sua complessità di mossa in mossa, dato che gli elementi che portano al fallimento della soluzione iniziale vengono rivelati a mano a mano che essi vengono risolti" (cit. Ragfox, che adduce l'enigma del babel fish in Guida Galattica per Autostoppisti, quale primo esempio di questo tipo di enigmi).
Le descrizioni telescopiche, se applicate ad un gameplay normale, in ultima analisi producono un effetto di spostamento automatico fra location distanti fra loro. Un qualcosa di simile a quanto ha fatto Emily Short in Bronze, dove il parser gestisce in automatico lo spostamento fra location distanti, generando anche la relativa descrizione. L'effetto pratico sarà anche simile, ma il risultato emotivo e il coinvolgimento del giocatore è ben diverso, proprio perché con le descrizioni telescopiche a cambiare è innanzitutto il rapporto fra il giocatore e il modello di mondo.

Vi proponiamo quindi un percorso di gioco e di lettura, alla scoperta delle descrizioni telescopiche.

Castle of the Red Prince
Sconfiggi il Principe Rosso che tormenta questa terra fantasy.
Castle of the Red Prince è stato forse il primo titolo a fare un uso intensivo di questo strumento. Le descrizioni telescopiche sono utilizzate nel contesto di un'avventura classica, eliminando quindi il backtracking e altri fastidi tipici del genere. Con hint.
Tempo di gioco: 30 minuti
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Lime Ergot
Esplora un mondo onirico e allucinato, al di là dei confini spaziali e temorali.
Lime Ergot è costruito intorno ad un singolo enigma. Le descrizioni telescopiche sono però usate per creare un ambiente onirico/allucinatorio, in cui il giocatore dovrà muoversi spostando il fulcro della scena. Unico enigma.

Tempo di gioco: 20 minuti
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Enigma - An Interactive Instant
Uno stato confusionale ti paralizza in un istante cruciale. Risolvi il mistero e prendi quell'unica decisione essenziali.
In Enigma - An Interactive Instant le descrizioni telescopiche vengono utilizzate per simulare la creazione di una scena. Dirigendo in modo telescopico i pensieri del protagonista, si costruisce la scena, rivelando la verità. Con hint.

Tempo di gioco: 30 minuti
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Toby's Nose
Aiuta il cane di Sherlock Holmes a risolvere un misterioso delitto, facendo affidamento solo sul suo fiuto eccezionale.
Toby's Nose è forse il punto di arrivo attuale della ricerca sulle descrizione telescopiche, che qui simulano il fiuto di un cane, che grazie al suo olfatto si sposta mentalmente per locazioni altrimenti irraggiungibili. Dei giochi citati è sicuramente il più affascinante, ma anche il più complesso.
Tempo di gioco: 2 ore
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Bronze

Bronze è un'avventura testuale ambientata nell'universo de La Bella E La Bestia, spingendosi oltre i canoni del film della Disney, ma anzi pescando a piene mani nel grande repertorio (che include anche un altro videogioco) di storie originate dalla fiaba europea (forse attribuibile a Apuleio).

Questa avventura è un'opera di Emily Short, il cui nome appartiene di diritto alla schiera degli autori di interactive fiction più importanti e famosi di sempre. E Bronze si rivela sicuramente all'altezza della fama della sua autrice.
La qualità della scrittura è sempre elevatissima, così come in tutto il gioco non c'è una singola indecisione tecnica o imprecisione o incongruenza. Tutto è perfettamente limato e presentato nel migliore dei modi, facendo raggiungere a questo prodotto amatoriale uno standard qualitativo indiscutibilmente professionale.

Trattasi di un'avventura di stampo abbastanza classico, con circa cinquanta location da esplorare e tantissimi enigmi che richiedono l'utilizzo di oggetti e costanti spostamenti sulla mappa.



Tuttavia (ed è questo forse l'elemento d'interesse principale per questo gioco) è stata posta un'attenzione enorme nel ripulire il gameplay di Bronze da ogni elemento vetusto e frustrante, in un palese tentativo di svecchiare il genere e renderlo fruibile ad un pubblico più vasto. Allora era il 2006 e qualche anno più tardi il medesimo obbiettivo è forse un po' più vicino grazie alle nuove piattaforme di sviluppo (Twine, Inkle, ecc.); tuttavia il tentativo di Bronze conseguì tutta una serie di risultati interessantissimi, segnando un nuovo standard nella fruibilità di un titolo scritto in Inform.
Per prima cosa il gioco è stato ripulito di tutti quegli elementi di gameplay che hanno fatto la storia del genere, ma che non sono più al passo con i tempi: niente labirinti, niente limiti mortali (di tempo, di durata delle fonti di luce, di necessità di sfamare il protagonista, ecc.), niente vicoli ciechi, nessun limite massimo agli oggetti trasportabili.
Poi in ogni location il parser non solo ci indicherà con chiarezza le uscite disponibili, ma terrà anche traccia di quelle che abbiamo già visitato. E un apposito indicatore ci aggiornerà costantemente su quante "stanze" dobbiamo ancora scoprire. Comodissimo, specie per chi non è ancora un mappatore esperto!
A questo si aggiunge la possibilità di spostarsi automaticamente da una location all'altra, senza dover fisicamente spostarsi per tutte le location intermedie (">VAI IN STANZA X"). Oltretutto il gioco restituisce una descrizione generata sul momento di tutto il percorso fatto. La logica dietro questi spostamenti automatici è veramente notevole, anche considerato il gran numero di location disposte su più piani e il fatto che alcune circostante possano rendere impossibile lo spostamento.
C'è poi un tutorial che aiuta i principianti a prendere confidenza col parser. Questa non è una novità (il primato spetta probabilmente a Plotkin con The Dreamhold del 2004), ma anche in questo caso l'implementazione è eccellente.
Per finire vale la pena citare anche il sistema di suggerimenti in-game, implementato con grandissima classe attraverso il comando ">THINK ABOUT", che oltre a darci tutta una serie di suggerimenti graduali, lo fa sotto forma di ragionamento della protagonista.



Le premesse tecniche e qualitative per un grande gioco ci sono tutte, però devo confessare che Bronze non mi ha fatto innamorare come avrebbe potuto.
Per prima cosa a causa dell'ambientazione: troppo peculiare per poter piacere a tutti, non sono proprio riuscito a farmi trascinare per davvero nel mondo di gioco. Il risultato è stato che verso metà gioco ho perso il mordente per affrontare al meglio le sfide che il gioco mi proponeva.
Stesso discorso per gli enigmi: alcuni sono davvero ben congeniati e implementati, ma troppi altri si basano invece sulla consultazione sisteamtica di vari oggetti. Pratica noiosa, che richiede qualche tempo e che distrae dall'azione vera e propria. Rientra dalla finestra quella frustrazione che avevamo fatto uscire dalla porta.

Bronze è buon gioco. Ma lo è di più come tecnica e implementazione, che come reparto enigmistico e capacità di coinvolgere il giocatore.
Da provare (anche per i principianti), ma non piacerà a tutti.

Visita il sito ufficiale del gioco

Consulta la nostra mappa delle location del gioco (con spoiler)

Bronze

Quella che segue è la mappa completa (spiler inclusi) dell'avventura testuale Bronze, scritta da Emily Short e ispirata alla fiaba de La Bella e La Bestia.

Le mappe erano state pensate "per uso personale" e solo successivamente abbiamo deciso di pubblicarle. Per questo motivo potrebbero non essere accurate al 100%. Dovrebbe però essere più che sufficienti per permettervi di orientarvi all'interno del mondo di gioco. Ci sono certamente mappe migliori e più precise sul web, ma queste sono quelle originali e ufficiali di OldGamesItalia!

La mappa ufficiale, priva di spoiler, sul sito dell'autrice

La soluzione ufficiale, sul sito dell'autrice

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Aladino e le Perle di Saggezza

Aladino e le Perle di Saggezza è la prima avventura testuale realizzata da Leonardo Boselli, che già conosciamo per il suo canale YouTube “Mille e una Avventura”, su cui ha pubblicato numerosi video-gameplay di interactive fiction, nonché il suo video-corso di Inform 7.

Aladino e le Perle di Saggezza è un'avventura testuale classica con parser, completamente in italiano. È stata scritta in Inform 7.Si tratta di un gioco abbastanza semplice rispetto agli standard del genere, ma assolutamente non banale. Dietro questa semplicità c'è anzi una grande solidità e una notevole complessità di programmazione.

Il povero Aladino è stato derubato dai predoni e abbandonato completamente nudo nel mezzo del deserto! Questa è la storia di come il nostro giovane eroe, con astuzia e coraggio, saprà ritrovare la strada di casa, salvandosi da una situazione che sembrava disperata. Nel fare questo Aladino incontrerà tanti personaggi simpatici che popolano il mondo di gioco, che è composto da 30 locazioni diverse. Si va dal saggio (che ci dispenserà le sue proverbiali "perle di saggezza"), fino al gigante a capo degli immancabili quaranta ladroni. Ognuno di loro ci offrirà delle possibilità di interazione, mostrando una caratterizzazione minima, ma sempre precisa e vivida.La storia è semplice e leggera, raccontata con delicatezza e con velata ironia; sempre intelligente e mai sguaiata. Per chi ha visto i suoi video-gameplay, sembrerà di sentire nelle orecchie la voce calma e posata di Leonardo, che dà vita a tante belle scene in un deserto vivido e popolato come non mai.

Gli enigmi sono numerosi, almeno una quindicina, con una curva di difficoltà calibrata molto bene.Il gioco (con i suoi 1.000 punti) si risolve in qualche ora, con una prima parte abbastanza semplice e una seconda che invece vi costringerà a qualche riflessione in più.La mappa è razionale e facile da disegnare, con le trenta location che si aprono progressivamente, mano a mano che si risolvono gli enigmi chiave, riuscendo quindi a non spaesare nemmeno il giocatore inesperto.Riguardo al comparto enigmistico è assai apprezzabile la correttezza di ogni singolo rompicapo e la grande quantità di indizi che il gioco fornisce al giocatore. Questa impostazione amichevole fa di Aladino e le Perle di Saggezza un favola leggera da seguire con spensieratezza e non un'ostica sfida su cui arrovellarsi la notte. Titolo ideale per i principianti, ma anche assai divertente per i giocatori più esperti.

Lodevole poi anche l'implementazione tecnica.Oltre al parser adeguato agli standard odierni e alla generale "pulizia" del gioco, vale la pena segnalare le tante features tecniche implementante da Leonardo Boselli.Si parte con grafica e sonoro, disponibili in un'apposita versione deluxe, su cui però non mi dilungo, avendo giocato a quella classica.Nella sua versione ipertestuale il gioco vanta poi dei menù di scelta, per cui sarà il parser stesso a suggerire ai giocatori le azioni da compiere. Io non sono un'amante di questa impostazione (e ringrazio l'autore per averci fornito anche una versione classica), però vale la pena segnalare che non è poi molto diverso da quanto ha fatto l'engine Quest alcuni anni dopo.Lodevole anche il fatto che il gioco indichi con chiarezza le uscite da ogni stanza, tenendo anche traccia di quali abbiamo già visitato. Funzione di grande utilità, mutuata forse da Bronze di Emily Short.Dal Blue Lacuna di Aaron Reed viene invece l'utilizzo di colori e stili grafici per evidenziare nel testo gli oggetti rilevanti all'avventura con cui è possibile interagire. Ennesima semplificazione assolutamente gradita, che contribuisce al clima rilassato con cui si può vivere la storia di Aladino.

Enigmi solidi ma accessibili. Ottima implementazione tecnica. Atmosfera fiabesca. Non c'è davvero nessun motivo per non aiutare Aladino!

Scarica Aladino e le Perle di Saggezza da IfItalia

Il Sito ufficiale del gioco

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Shade

There is shadow under this red rock,
(Come in under the shadow of this red rock),
And I will show you something different from either
Your shadow at morning striding behind you
Or your shadow at evening rising to meet you;
I will show you fear in a handful of dust.

(The Burial of the Dead -The Waste Land
1922, T.S. Eliot)

Shade è un'avventura testuale in inglese scritta nel 2000, semplice e breve, che si svolge interamente in una stanza.
È stata sviluppata da Andrew Plotkin, celebre autore di IF, nonché il primo a finanziare un'avventura testuale tramite Kickstarter (Hadean Lands).
Il gioco è stato premiato XYZZY Award del 2000 quale "Best Setting". È scaricabile gratuitamente dal sito dell'autore, oppure a pagamento dall'AppStore nel suo recente porting per iOS su piattaforma proprietaria (la stessa sviluppata da Plotkin come parte del suo Kickstarter)

Shade è un "one-room game": un gioco che si svolge interamente in una stanza.
Un genere abbastanza diffuso, sviluppatosi ai tempi dei primi browser game in flash (che per lo più consistevano nel dover fuggire dalla stanza) e recentemente tornato di moda grazie al successo di The Room per iOS (che però consiste prevalentemente nell'interagire con complesse scatole meccaniche).
Shade è la versione testuale di questi one-room game e li proietta su un nuovo livello di complessità e profondità, come è lecito aspettarsi da un'IF.

È un gioco strutturalmente lineare e perfetto anche per principianti. Non c'è da fare una mappa e si sa sempre cosa fare; complessivamente lo finirete in meno di un'ora ed è quindi un titolo avvicinabile da chiunque, incluso chi è alla sua primissima esperienza con le avventure testuali. Non è un caso che Shade finisca immancabilmente nelle liste delle IF per principianti, insieme a titoli come Violet, 9:05, Bronze, The Werbler's Nest e The Lost Pig.

LA STORIA:
È praticamente impossibile parlare di Shade senza spoilerarne il colpo di scena, che molti però intuiranno già pochi minuti dopo l'inizio del gioco.
Mi limiterò quindi a descriverne l'incipit: il protagonista è nel suo monolocale e, seguendo una lista delle cose da fare, sta ultimando i preparativi per un viaggio spirituale nella Death Valley
Una situazione assai comune e banale, che uno sconvolgente "twist" farà però precipitare in una vorticosa spirale di fatti surreali, che termineranno di lì a poco in un affascinante finale astratto.

Interessantissimo da un punto di vista narrativo è il modo in cui il colpo di scena non è lasciato al finale (come avviene ad esempio in 9,30 di Adam Cadre), ma anzi viene fatto intuire quasi subito al giocatore, che fin dalle prime battute potrà immaginare la verità dietro l'apparenza delle cose. Anzi, più precisamente: la verità dietro il "parasole" (shade, appunto).
Quella di Shade non è la storia di una rivelazione improvvisa. È piuttosto la lenta assimilazione di quell'epifania che quasi subito si intuisce giocando. È una vorticosa presa di coscienza che rende ancora più intima, profonda e potente quella verità verso cui tendono gli eventi del gioco.
Un meccanismo narrativo usato da Plotkin con sapienza e grande classe.

Shade è un gioco surrealista e Freudiano.
La razionalità iniziale (rappresentata dal monolocale, descritto nei minimi particolari) viene lentamente decostruita, permettendo così un'autentica liberazione dell'inconscio del protagonista, che arriva per questa via a comprendere la realtà vera delle cose e della sua condizione presente. E, insieme a lui, lo stesso facciamo noi, che con lui condividiamo ogni informazione a disposizione.

L'anticipazione del colpo di scena finale è ciò che più di ogni altra cosa dà un senso all'esperienza di gioco.
Quello che in un gioco come Sepulchre è un lento incedere *privo di senso* verso un atteso colpo di scena finale, qui acquista invece un senso compiuto e diventa il fulcro dell'esperienza di gioco.
È grazie a questa impostazione che la struttura lineare del gioco (un enigma alla volta, solo nell'ordine prestabilito) e la semplicità stessa degli enigmi (consistenti per lo più nel trovare l'azione giusta da compiere) non mina minimamente la soddisfazione e il coinvolgimento del gioco. Quello che stiamo facendo ha un senso, seppur un senso surreale.
Ecco quindi che Plotkin, lasciando intuire ciò che si cela dietro il "parasole", trova un'efficace soluzione al più annoso problema dei "one-room game": l'essere tutti gli enigmi che li compongo fini a se stessi. Qui ogni singolo passo diventa invece parte dell'esperienza conoscitiva e contribuisce (in piccolo o in grande) alla lenta trasformazione dell'ambiente di gioco.

LA TECNICA:
Parlare di tecnica in un'avventura testuale può far sorridere, ma più se ne giocano e più si capisce l'importanza "dell'implementazione" e se ne apprezzano le sfumature. E anche Shade, come gli altri giochi di Plotkin, eccelle da questo punto di vista.
Ometto qui di commentare le piccole ma interessanti novità (come ad esempio lo spostamento automatico fra i tre angoli della stanza) e vado subito al sodo: la costante trasformazione della stanza. Shade è un one-room game, ma questa unica stanza viene manipolata in maniera tanto costante e completa, che il giocatore si ritrova immerso in un luogo vivo, che è metafora della sua esperienza interiore. Prima con dettagli minuscoli, poi con eventi sempre più macroscopici, il buio monolocale con il parasole abbassato diventa una scena viva, che avvolge il giocatore e il protagonista e li porta per mano verso l'epifania finale, concretizzando azione dopo azione quell'intuizione inziale suggerita dagli eventi.
Questo è uno di quei casi in cui la realizzazione tecnica non è lì solo per stupire, ma è strumento della storia.
Non è un quick time event fra due scene animate. Ma è essa stessa scena animata.

Non so perché, ma il modo in cui la stanza viene trasformata, mi ha ricordato certi allestimenti minimalisti di Waiting for Godot o di altre opere da teatro dell'assurdo.
Mentre, più in generale, tutto il gioco evoca immagini che nella mia mente hanno i colori e la forza di certe opere di Dalì, come La Persistenza della Memoria.
Per non parlare della roccia rossa di The Waste Land.
Qualunque cosa saprà richiamare in voi, una cosa è certa: apprezzerete in pieno il valore di questa AT a distanza di tempo, quando vi ritroverete a riflettere sulla breve ma intensa esperienza che contiene.

 

GIUDIZIO:
Shade è un gioco non banale, che racconta magistralmente la storia di una presa di coscienza.
Tanto basta, credo, per renderlo interessante a chiunque.
Il mezzo tecnico dell'avventura testuale è usato magistralmente.
La scelta di farne un gioco breve, facile e lineare non toglie niente all'esperienza ma anzi lo rende ancora più universale.
A distanza di giorni avrete ancora dentro di voi, nella vostra memoria, la forza delle sue immagini e delle sensazioni che vi ha trasmesso.
Da provare assolutamente.

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