The Blackwell è diventata ormai una saga tra le più apprezzate del mondo delle avventure grafiche degli ultimi anni. L'ennesimo titolo della serie, anzi, per la precisione, quello conclusivo, si chiamerà The Blackwell: Epiphany e verrà rilasciato dalla Wadjet Eyes Games a fine aprile di quest'anno.
Rosa Blackwell e il fantasma di Joey Mallone saranno coinvolti in un'altra investigazione oltre i limiti del paranormale e questa volta si imbatteranno in un'anima che vaga senza pace nel cuore di una tormenta di neve, gridando disperatamente, ponendo domande alle quali i due protagonisti cercheranno di trovare una risposta. Lo stile grafico old school , uno dei punti di forza di questa software house indipendente,farà la gioia di molti retrogamer, inoltre si tratterà dell'episodio più lungo di tutta la serie e con molta probabilità di uno dei più interessanti.
Per chi ha amato i precedenti episodi (Deception, Convergence, Unbound, Legacy), questo titolo è un finale da non perdere.
Stanca di essere considerata una medium della domenica, Rosangela Blackwell ha deciso di monetizzare l'eredità di famiglia (ovvero il fantasma Joey Mallone) lanciandosi sul mercato come detective dell'occulto, con tanto di partita IVA e biglietti da visita fosforescenti. Ma, si sa, i detective privati di ogni romanzo poliziesco che si rispetti sono squattrinati e hanno il vizio di pestare i piedi a qualcuno di grosso.
Riusciranno Rosa e Joey a sfatare questo secolare cliché?
Dopo due anni di attesa, arriva sui nostri schermi The Blackwell Deception, il quarto episodio di una serie di avventure grafiche create da Dave Gilbert. Arrivando subito dopo la chiusura di un ciclo, Deception porta con sé mille domande circa il prosieguo della storia, stante anche il fatto che, se la famiglia Blackwell ormai non ha più segreti per il giocatore, di Joey si sa ancora poco o nulla.
La serie è quindi incanalata su nuovi e misteriosi binari, pur mantenendo uno schema narrativo simile a quello canonizzato nelle puntate precedenti: un caso introduttivo che funge da tutorial, seguito da alcuni casi singoli che si intrecciano tra loro per rivelare una trama più ampia che abbraccia tutto l'episodio (e, potenzialmente, si allaccia a quelli successivi). Il piacere di scoprire questo nuovo corso è aumentato dal fatto che TB Deception è un gioco piuttosto lungo, con molti personaggi e misteri da svelare. Per fare un confronto, si può dire che una lunghezza simile l'avrebbe forse raggiunta TB Convergence se l'autore non avesse deciso di creare un capitolo a parte con i flashback che hanno poi dato origine a TB Unbound.
È tutto rose e fiori, dunque? Non proprio, perché l'incremento del tempo di gioco è accompagnato da un aumento di puzzle tipicamente avventurosi. "Che male c'è?" verrebbe da chiedersi, visto che le avventure vivono di enigmi più o meno complessi. Le perplessità nascono dal confronto con i capitoli precedenti: nella prima trilogia, il focus era tutto sui dialoghi e sullo scorrere fluido della trama, mentre gli enigmi erano volutamente molto facili per evitare di costringere il giocatore a girare a vuoto, rovinando il ritmo narrativo. In TB Deception i puzzle sono sempre piuttosto semplici, eppure risultano talvolta troppo macchinosi e non così "freschi" come invece vorrebbe l'autore. Di conseguenza la storia avanza in maniera un po' sincopata, intaccando il piacere di seguire il filo logico delle indagini. Una sensazione simile la si provava giocando alcuni passaggi di TB Convergence, ma in Deception le situazioni di questo tipo sono aumentate.
Tra le note positive c'è comunque da registrare un buon lavoro sugli enigmi basati su dialoghi, per risolvere i quali capita non poche volte di dover consultare diverse fonti per raccogliere informazioni (collocate abilmente qua e là, senza essere troppo evidenti o impossibili da trovare). Sono probabilmente tra le cose meglio riuscite di quest'avventura e l'augurio è che la serie continui a puntare su questi elementi piuttosto che insistere sull'introduzione di enigmi tipici da avventura grafica.
Per quel che riguarda il gameplay, le dinamiche sono sempre le stesse: interfaccia punta e clicca, possibilità di usare Rosa o il suo spettro col cappello, scarsa interazione tra oggetti dell'inventario. Si scopre con piacere che uno dei punti dolenti della serie, ovvero la poca versatilità di Joey, è stato annullato in TB Deception. Finalmente Mr. Mallone può usare a piacimento (del giocatore) i suoi poteri spettrali per interagire con l'ambiente. Tali poteri ammontano a ben... due: il soffio gelido e la cravatta acchiappa spiriti. Sembra poco, ma le occasioni per usarli saranno molteplici.
Anche Rosa ha subito un upgrade delle sue abilità: in questo episodio, la "rossa" medium è infine sbarcata nel XXI secolo e si è dotata di uno smartphone con il quale consultare gli appunti, effettuare telefonate, controllare la posta e fare ricerche su internet. Basta alle stressanti sessioni di andata e ritorno da casa Blackwell solo per verificare un indizio (magari sbagliato): con un gesto si tira fuori il cellulare e voilà! A margine di questa novità, torna la possibilità di incrociare elementi registrati tra i propri appunti, un elemento di cui si era sentita la mancanza nel terzo episodio.
Tecnicamente, il gioco è sempre ancorato al motore Adventure Game Studio, il che porta ad alcune limitazioni relative all'ambito grafico. Gli scenari dettagliati di TB Convergence lasciavano sperare in un ulteriore salto di qualità, o almeno nel mantenimento dello stesso standard; purtroppo Dave Gilbert non è riuscito ad assicurarsi l'aiuto degli artisti impiegati nella realizzazione del terzo episodio. Il nuovo staff ha virato la direzione artistica dalla pixel-art pura verso un ibrido tra render 3D (per gli elementi principali dello scenario) e bitmap (per i dettagli più minuti). Il risultato è un misto di alti e bassi, con alcuni ambienti che risultano troppo freddi e in netto contrasto con gli sprite dei personaggi, mentre altri sono più convincenti. Anche i personaggi stessi sembrano un po' peggiorati rispetto all'episodio precedente; Rosa, soprattutto, è quasi irriconosibile e sproprzionata rispetto a quella vista in Convergence.
I primi piani durante i dialoghi sono rimasti e sono stati ridisegnati da zero: adesso sono più grandi e presentano una gamma maggiore di espressione anche per i personaggi minori. L'unica nota stonata è che non sono animati.
Il sonoro è sempre all'altezza delle aspettative, con doppiaggio completo e colonna sonora originale. E finalmente Dave Gilbert ha deciso di comprare un microfono professionale (prima usava un headset da 20 dollari): niente più fastidiosi fruscii quando i doppiatori ci mettono un po' più di enfasi! Al solito, l'esperienza di gioco è arricchiata da un ampio commento audio dell'autore.
Per quanto la serie di The Blackwell sia nota solo a una ristretta fetta di pubblico, chi ha giocato ai vari episodi non può non essersi appassionato alle vicende di Rosa & Joey. Ritrovarli in questo quarto episodio è sempre piacevole, al di là dei limiti che il gioco in sé può avere. Limiti che forse derivano da una non completa chiarezza del target che si prefigge (è una visual novel con una spruzzata d'avventura come i primi tre episodi, o si sta trasformando in un'avventura "vera", con i suoi enigmi a volte dettati da una logica sui generis?). Anche la mancata continuità artistica è un fattore spiazzante, soprattutto se la qualità non riesce a mantenersi su livelli costanti. Rimane però indubbio che Dave Gilbert come autore stia crescendo di episodio in episodio e che quando riuscirà a fare il punto di tutti i suoi esperimenti, allora saremo di fronte a un signor gioco, non solo a una grande avventura.
Nell'attesa godiamoci The Blackwell Deception, con tutti i suoi limiti e i suoi pregi.
Da tre generazioni, le donne della famiglia Blackwell hanno un problema che le perseguita. Un problema che ha un nome e cognome: Joey Mallone, professione fantasma.
Se The Blackwell Legacy, il primo capitolo della serie, narrava del primo incontro tra Joey e la giovane Rosangela, questo The Blackwell Unbound ci porta indietro di trent'anni, nel 1973, per approfondire il rapporto che esisteva tra Lauren (zia di Rosa) e lo spettro di famiglia. Sullo sfondo, come sempre, una New York infestata da inquieti fantasmi.
Per comprendere meglio le caratteristiche di questa avventura grafica, bisogna fare una fondamentale premessa: la trama del gioco doveva essere usata per creare alcuni flashback di The Blackwell Convergence, che era stato previsto come il vero sequel di TB Legacy. L'episodio si era fatto talmente lungo, che Dave Gilbert, l'autore, aveva deciso di tagliare tutta la parte ambientata nel passato, salvo poi accorgersi che unendo assieme i vari pezzi avrebbe potuto ottenere un'avventura a sé stante, ovvero The Blackwell Unbound.
La protagonista di questo secondo episodio è dunque la giovane Lauren Blackwell, accompagnata dall'inseparabile Joey. A differenza di Rosa, Lauren appare essere già abituata al suo ruolo di medium salva-anime, tanto che ogni sera spulcia il giornale locale in cerca di fatti insoliti che potrebbero coinvolgere qualche spirito infelice. Questa notte sono due i casi che potrebbero richiedere il suo intervento; ma saranno davvero fantasmi, oppure sarà il solito falso allarme a base di ratti e tubi del riscaldamento difettosi?
Affrontare l'avventura come investigatore privato dell'occulto ha un fascino innegabile e le due storie principali su cui si basa il gioco sono molto più convincenti rispetto al caso che occupava la seconda parte di The Blackwell Legacy. Tuttavia, il lavoro di taglio e cucito di cui si parlava prima ha avuto qualche inevitabile effetto sulla scorrevolezza della trama, che comincia in medias res e potrebbe risultare un po' incomprensibile per chi si trovasse a giocare l'episodio senza aver prima affrontato TB Legacy (ma chi è che si mette a giocare a una serie dalla seconda puntata?). Stranamente, e forse per il motivo appena citato, la cura nella descrizione della psicologia dei personaggi viene un po' a mancare rispetto al primo episodio, con Lauren che risulta essere meno interessante di sua nipote Rosa. Anche la sua relazione con Joey appare già consolidata da mesi e non evolve nel corso della partita.
Un altro elemento criticabile, che però farà storcere il naso solo ai più pignoli, è una certa mancanza di coerenza temporale. Il gioco si svolge nel corso di una sola notte, eppure la quantità di eventi sembra troppo grande per essere contenuta in un simile lasso di tempo. Per non parlare di alcune situazioni inverosimili, come la possibilità di telefonare a chiunque quando già si intravedono le prime luci dell'alba, o la pubblicazione in piena notte di un articolo di giornale scritto pochi minuti prima.
Da lodare, invece, l'inserimento nella trama di un personaggio realmente esistito e con una storia personale lievemente ammantata da un mistero cui Dave Gilbert cerca di dare, a suo modo, una spiegazione nel corso del gioco. Una specie di Gabriel Knight II in scala ridotta, insomma, come ammette lo stesso autore.
Il gameplay non presenta grossi scossoni rispetto a The Blackwell Legacy, ma viene finalmente introdotta l'opportunità di controllare direttamente Joey. Purtroppo il nostro fantasma col cappello non sembra aver voglia di usare i pochi poteri che ha e si limita giusto a passare per un paio di porte chiuse. Il potenziale offerto da un personaggio incorporeo sembra ancora in larga parte inespresso.
Appare molto migliorata l'interazione con il mondo di gioco, con molti più oggetti selezionabili e osservabili. Finalmente è possibile usare le cose presenti nell'inventario, così da dare un minimo di profondità ad alcuni enigmi, che in questo episodio risultano essere ben integrati con la trama. Piacevole anche la necessità di dover digitare alcuni nomi per cercare indirizzi o recapiti in un elenco telefonico.
In generale, però, i puzzle rimangono incentrati sulle deduzioni e sui dialoghi, come sembra ormai essere una tradizione della serie. Torna quindi il notes tramite il quale incrociare gli indizi per ottenere nuovi argomenti da usare mentre si interrogano i personaggi. Peccato che il suo uso sia piuttosto limitato e che talvolta si sia costretti ad appuntare su un foglio di carta (vero!) alcuni nomi che non vengono registrati da Lauren.
Come detto, The Blackwell Unbound è un gioco realizzato con un budget molto ristretto e Il settore più duramente colpito dai tagli è sicuramente la grafica, che riesce persino ad essere peggiore di quella vista nel suo predecessore. I fondali sono un incrocio malriuscito tra grafica pixel e disegno in stile cartoon, con poca o nessuna attenzione alla prospettiva e alle proporzioni, nonché un'assoluta mancanza d'atmosfera.
I personaggi risultano essere poco curati e sono spariti persino i primi piani che accompagnavano i dialoghi di TBL.
Se la grafica del primo episodio, pur con qualche lacuna relativa ai fondali, poteva essere paragonabile a quella degli adventure usciti durante la transizione da grafica CGA a VGA, le schermate di TB Unbound sono troppo scadenti per un'avventura commerciale pubblicata nel 2007.
Nonostante le ristrettezze economiche, anche questo episodio è completamente doppiato, seppure in maniera meno convincente rispetto a quello sentito in TBL; gli attori che impersonano i due protagonisti fanno un ottimo lavoro (e la doppiatrice di Lauren, Dani Marco, ha un curriculum niente male), ma il resto del cast sembra sforzarsi un po' troppo per creare voci che non si adattano completamente alla loro impronta vocale (soprattutto nel caso di personaggi anziani). Permangono alcuni limiti tecnici, dovuti a mezzi evidentemente limitati (un headset non è proprio lo strumento migliore per effettuare un doppiaggio professionale).
Le musiche sono una gradita sorpresa, con brani Jazz e sassofoni a iosa che ben si conciliano con l'atmosfera un po' noir di questa avventura. I titoli di coda sono accompagnati addirittura da una canzone.
The Blackwell Unbound è un punta e clicca più gradevole rispetto al primo episodio perché trama, gameplay ed enigmi si amalgamano meglio tra loro. Purtroppo il budget limitato ha fatto regredire il comparto grafico a livelli puramente amatoriali e la storia rabberciata non consente di sviluppare sufficientemente i protagonisti.
Tirando le somme, ci troviamo davanti a un'avventura che raggiunge la sufficienza piena e che rappresenta due passi avanti e uno indietro rispetto al primo episodio della serie.
La storia continua in The Blackwell Convergence.
Secondo appuntamento in compagnia della famiglia Blackwell e del loro fantasma domestico.
È il 1973 e Lauren Blackwell, zia di Rosangela, è alle prese con le sue responsabilità da medium (costantemente ricordatele dall'ectoplasma Joey). Tra buchi nell'acqua e spiriti da pacificare, una strana figura si aggira per la notte newyorkese...
Il prossimo 12 ottobre è il giorno dell'uscita di The Blackwell Deception, il quarto episodio della "fantasmagoria" firmata Dave Gilbert e Wadjet Eye Games che ha per protagonista la medium Rosa Blackwell.
Siccome la serie è poco nota in Italia, complice anche la mancata localizzazione, OldGamesItalia approfitterà del tempo che ci separa dall'arrivo del gioco per pubblicare le recensioni delle tre avventure che compongono la prima trilogia della serie, ovvero The Blackwell Legacy, TB Unbound e TB Convergence.
Si comincia dal primo episodio, The Blackwell Legacy.
Link alla recensione
Link al sito di Wadjet Eye Games
Link alla discussione nell'OGI Forum
"Dormite male? Sentite voci che gli altri non sentono? Spiritelli maligni vi saltellano intorno senza posa? Ragazza (ex asociale) spigliata e spettromunita si offre di risolvere i vostri problemi con il paranormale. Telefonare ore pasti, citofonare Blackwell (appartamento 4E)."
Questo, più o meno, è l'annuncio che potreste trovare nel giornale del mattino se viveste nella New York immaginata da Dave Gilbert per la sua seconda avventura grafica commerciale dopo The Shivah.
The Blackwell Legacy è il primo episodio di una serie di avventure nelle quali il giocatore veste i panni di Rosangela "Rosa" Blackwell, una giovane scrttrice/giornalista newyorkese alle prese con un "dono" lasciatole in eredità da sua zia. Più che dono si dovrebbe parlare di maledizione, visto che nel pacco regalo era presente un fantasma con il brutto vizio di non saper tenere la bocca chiusa.
Ma cosa comporta avere uno spettro da compagnia? La prima cosa sensata da fare dovrebbe essere quella di vantarsene con gli amici, risorsa umana di cui però Rosa sembra essere drammaticamente sprovvista. Non resta che passare al piano B, ovvero diventare giocoforza (e dopo qualche svenimento) una paladina del Bene, a caccia di ectoplasmi poco concilianti o che semplicemente hanno perso la via verso la Luce... chi ha detto "Ghost"?
L'avventura è stata realizzata in Adventure Game Studio e non presenta particolari sorprese dal punto di vista tecnico; l'interfaccia è basata su un punta e clicca semplificato all'osso (come va di moda negli ultimi anni), tanto che non è nemmeno presente una lista di azioni con cui interagire col mondo di gioco. La grafica ha una qualità piuttosto altalenante per quel che riguarda i fondali, ma in generale si mantiene su livelli che ricordano titoli di una ventina d'anni fa (come Indiana Jones and the Last Crusade): la mancanza di guizzi artistici e la presenza di alcune sbavature, come un uso discutibile della prospettiva e una certa tirchieria nell'uso dei colori, incidono negativamente sul giudizio complessivo. Le cose vanno molto meglio con i personaggi (ben realizzati sia a figura intera sia quando viene visualizzato il loro primo piano durante i dialoghi) e con alcune immagini statiche, come le fotografie presenti nel gioco e la bella introduzione.
Un punto decisamente a favore di The Blackwell Legacy è la presenza di un doppiaggio completo. La qualità è più che buona considerando il tipo di prodotto (semi-amatoriale) e le voci sembrano ben adattate ai personaggi. Peccato solo che alcune frasi presentino un fruscio dovuto probabilmente a mezzi di registrazione non professionali. A completare il quadro audio, delle musiche di sottofondo soltanto discrete, né memorabili né fastidiose.
Molto gradita la presenza di una traccia audio contenente i commenti dell'autore e di una sezione dedicata agli "extra" che include gli errori fatti dai doppiatori durante la registrazione dei dialoghi.
Il gameplay è quello tipico di giochi di questo genere, anche se incentrato principalmente sullo sviluppo psicologico dei personaggi. I dialoghi (soprattutto nella prima parte) sono piacevoli e molto dettagliati, ma a farne le spese è la qualità degli enigmi: i puzzle sono pochi e di scarsa qualità, quasi fossero stati aggiunti controvoglia. Pochissimi anche gli oggetti con cui è possibile interagire.
Il tutto sa di occasione sprecata, perché alcuni elementi meritavano maggiore approfondimento. I dialoghi stessi sembrano fatti apposta per ospitare qualche rompicapo, dal momento che è possibile usare diverse frasi (che purtroppo portano tutte allo stesso risultato). Anche la trovata vagamente interessante del taccuino di Rosa (usato per interrogare i PNG e per arrivare ad alcune deduzioni) è sfruttato solo in maniera marginale. Similmente, i poteri spettrali trovano un'unica applicazione in tutto il gioco.
Le ragioni questo passo falso possono forse essere individuate nel fatto che TBL è di fatto un remake di Bestowers of Eternity, un'avventura free del 2003 realizzata sempre da Dave Gilbert. Il tentativo (non del tutto riuscito) di espandere la storia originale integrandola con elementi nuovi sembra aver avuto la priorità rispetto a un necessario approfondimento del gameplay. Rimane comunque l'amaro in bocca per la diffusa sciatteria con cui sono stati pensati e realizzati gli enigmi.
Per essere un'avventura venduta (ai tempi dell'uscita) a 15 dollari, The Blackwell Legacy offre troppo poco per raggiungere la sufficienza. La presenza del doppiaggio e di alcuni "extra" di certo la eleva al di sopra di molte avventure indie del periodo (2006) e la storia è piacevole da seguire, nonostante un calo di qualità nella seconda parte. Come adventure game, tuttavia, la carne al fuoco è davvero troppo poca per soddisfare un appassionato.
Trattandosi di un primo episodio, la durata non è eccezionale (seppure in linea con altri prodotti analoghi) e alcune trame vengono lasciate in sospeso per essere spiegate nei capitoli successivi. Un "male" congenito di questa modalità di distribuzione.
La storia continua in The Blackwell Unbound.
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