Questa brevissima storia parte nel lontanissimo 1982 a San Francisco da una software house che prese il nome di Lucasfilm Games. Ma noi non racconteremo la storia della compagnia, del fatto che George Lucas la volle come divisione videoludica della sua casa cinematografica o di come Ron Gilbert, David Fox e tutti gli altri scrissero la storia delle avventure grafiche.
Benvenuti al primo episodio di Storie Videoludiche nel quale troviamo una bambina che nel 2019 ama giocare a Monkey Island e tante altre avventure grafiche.
Rieccoci con il consueto aggiornamento del Museo di OldGamesItalia, questa volta un po' più breve sui nuovi inserimenti per lasciare spazio ad alcune doverose migliorie tecniche.
Principiamo senza indugi con il gustoso ma rognoso platorm ispirato al classico Disney Il Re Leone nelle versioni per Amiga, Super Nintendo e Mega Drive, dirigendoci dunque su Bubble Bobble Rainbow Island per PC, Playstation e Sega Saturn senza dimenticare un po' di golf con The Palm Springs Open per Philips CD-I e infine approdando tra i classici con l'edizione PC di Touché: The Adventures Of The Fifth Muketeer.
A questo giro, già ricco si per sé, abbiamo anche un modesto aggiornamento dell'antico Museo LucasArts con l'inserimento della variante di Full Throttle con adesivo bianco laterale, una prima edizione per Amiga di Monkey Island 2 con fascetta porta-floppy e, udite udite, il Libro degli indizi di Monkey Island 3 completamente digitalizzato.
Arriviamo adesso a parlare delle famose migliorie. Sulla homepage del museo, al posto della sterile lista dei giochi inseriti, comunque ancora disponibile, è possibile trovare le anteprime degli ultimi inserimenti. All'interno delle schede gli sviluppatori e i distributori sono stati indicizzati, così ad esempio chi volesse sapere quanti giochi distribuiti da Halifax fossero presenti potrebbe comodamente ricercare e far apparire una lista.
Un museo lanciato verso il futuro a velocità folle, anzi: smodata.
La revisione della traduzione di Monkey Island 2 - Special Edition modifica alcuni passaggi per eliminare le imprecisioni presenti nella versione ufficiale retail.
Si tratta di un fix per la versione italiana, non traduce una versione straniera in italiana!
Alcune correzioni riguardano:
Installazione:
- Versione Multi5 Retail (installata in italiano): Decomprimete il pacchetto nella directory principale del gioco e permettere al programma di sovrascrivere i file contenuti all'interno della cartella localization.
- Versione Steam: la versione Steam normalmente è installata sotto C:\Programmi\Steam\steamapps\common\Monkey2 e non contiene la cartella localization da sovrascrivere. Decomprimete il pacchetto nella root di installazione del gioco lasciando quindi che venga creata questa cartella con all'interno i due file del pacchetto.
Se avete problemi con Windows 10, leggete questo articolo!
Arriviamo con piccolo ritardo a segnalare un nuovo aggiornamento del nostro museo, con il completamento della scheda dedicata a Monkey Island 2; il nostro custode virtuale, esimio prof. Gharlic, ha infatti aggiunto la quarta edizione per PC e tutte le ristampe economiche, compresa quella allegata a Panorama assieme al suo mousepad.
Buona visita!
La pagina dedicata a Lechuck's Revenge
L'entrata del museo
Se volete parlare con la nostra guida sull'Ogi Forum
Quanti eroi fai-da-te servono per proteggere un potente manufatto magico dalle grinfie delle armate del Male? Secondo lo sviluppatore tedesco KING ART Games, la risposta perfetta a questa fondamentale domanda cosmica è quattro: uno gnomo coraggioso, un’astuta principessa degli elfi, un umano spaccone e... una palla di pelo rosa.
A me gli occhi
The Book of Unwritten Tales è un’avventura fantasy/umoristica uscita in Germania nel 2009 e ci sono voluti ben due anni prima che un editore internazionale si decidesse a tradurla in inglese per distribuirla al di fuori dei confini teutonici. Un periodo di tempo così lungo sarebbe un fardello insostenibile per un gran numero di giochi appartenenti ai generi più svariati, ma nel caso dei punta&clicca non stupisce che le questioni tecniche passino in secondo piano. TBoUT non solo rientra pienamente in questa casistica, ma offre molto di più: sin dalle prime schermate è impossibile non notare come il gioco sia una vera e propria gioia per gli occhi.
I fondali, creati in 3D e poi renderizzati, sono coloratissimi, pieni di dettagli (in movimento!) e molto evocativi – un bello schiaffo morale per chi ancora pensa che le atmosfere fantastiche possano essere riprodotte solo tramite disegni. I personaggi sono dotati di un buon numero di poligoni, soprattutto nei volti, il che consente di riprodurre diverse espressioni facciali (come si nota in particolar modo nello gnomo Wilbur). Non tutti i modelli sono di alta qualità e alcune animazioni sono un po’ limitate e legnose (si vedano i draghi), ma l'impatto visivo è nel suo complesso eccellente anche alle risoluzioni più elevate. Belle anche le scelte delle inquadrature, che non disdegnano "riprese" dall'alto: un semplice quanto efficace escamotage per aumentare la varietà delle schermate.
L’unica nota stonata del comparto visivo è rappresentata dai filmati d’intermezzo, mal compressi e poco ispirati.
Sono Wilbrush Weatherwood, temibile pirata!
La colonna sonora è composta da brani vagamente fantasy, inframmezzati da lievi rielaborazioni di musiche più o meno note (nella dimora dei Nani, ad esempio, è impossibile non riconoscere Nell'antro del re della montagna tratto dal Peer Gynt di Grieg). Il doppiaggio è buono e, nonostante il tono allegro dell’avventura, non eccede in distorsioni macchiettistiche dei personaggi. Di quando in quando sembra che il doppiatore non sia convinto di quel che va dicendo, ma si tratta di episodi piuttosto rari.
Oltre ad essere ben recitati, i testi sono anche scritti in maniera convincente. Trattandosi di una traduzione dal tedesco c'era il rischio che l'adattamento in inglese portasse a un sensibile decadimento della qualità o alla perdita di alcune sfumature. Il compito dei traduttori era ancor più arduo se si considera che TBoUT è pieno zeppo di citazioni: gli sviluppatori hanno preso a piene mani elementi dai giochi LucasArts, con diversi saccheggi attuati anche ai danni del catalogo film di George Lucas. I riferimenti a Monkey Island e a Indiana Jones si sprecano, ma non stupitevi se nel duo Nate+Critter vi sembrerà di riconoscere Han Solo e il suo fido Chewbacca. Individuare tutte le citazioni può diventare un gioco nel gioco, ma a lungo andare la quantità di richiami ad altre opere tende a diventare stucchevole, tanto che talvolta si ha la sensazione di essere alle prese con un fan-game creato da appassionati un po' troppo affezionati. Il citazionismo sfrenato influisce anche sulla trama, ben sviluppata e divertente, ma non particolarmente originale (perché in parte ispirata al Signore degli Anelli). Nota di demerito per il finale, che sa di "tirato via".
Assai meno perplessità generano invece i momenti in cui gli sceneggiatori affrontano in maniera ironica le tematiche tipiche del fantasy e dei videogiochi in generale. La parodia di World of Warcraft, dove i giocatori perdono ore e ore immersi in un mondo fatto di carte bollate e tasse da pagare ("Perché siamo stufi di magie e di draghi") è davvero piacevole e per come è presentata ricorda certi passaggi tipici delle avventure umoristiche della Infocom. In uno degli ultimi capitoli, inoltre, viene data la possibilità di affrontare il gioco da una prospettiva leggermente diversa: lo stratagemma è piuttosto semplice e non del tutto originale, ma il risultato è di sicuro impatto.
Badare al sodo
L'interfaccia di gioco, a prima vista, non si discosta molto da quella tipica dei punta&clicca post-SCUMM: nessuna azione selezionabile, click sinistro per interagire, click destro per osservare. Già dalle battute iniziali, però, ci si accorge che TBoUT non si limita a ripetere il compitino, ma scombina un po' le carte in tavola: in primo luogo, non è possibile usare o raccogliere un oggetto senza prima averlo osservato (tale azione si verifica la prima volta in maniera automatica sia che si clicchi con il tasto destro, sia con quello sinistro). Inoltre, tutti gli oggetti che non hanno alcun ruolo negli enigmi smettono di essere degli hot spot non appena li si è osservati la prima volta. Se la prima caratteristica è classificabile come una semplice scelta stilistica, la seconda ha una grossa rilevanza in termini di gameplay: rimanendo in campo solo gli oggetti utili, al giocatore è spesso sufficiente dare un'occhiata a cosa può essere ancora cliccato per arrivare rapidamente alla risoluzione di un enigma. Se a questo si aggiunge che premendo la barra spaziatrice compaiono tutti gli hot spot selezionabili in una schermata e che i puzzle tendono a svilupparsi ed esaurirsi all'interno di un numero limitato di location, si può ben intuire quanto The Book of Unwritten Tales cerchi con tutte le sue forze di semplificare la vita agli avventurieri.
Quello che all'apparenza sembra essere un peccato capitale per un gioco di questo genere è tuttavia uno degli elementi che danno all'avventura un ritmo praticamente perfetto. Gli enigmi, per quanto facili, sono estremamente logici e si susseguono senza soluzione di continuità: i tempi morti sono virtualmente assenti e ci si ritrova sempre con qualcosa da fare. Nonostante tutto fili quasi sempre liscio come l'olio, il gioco è talmente pieno di cose da fare che per raggiungere la schermata finale ci vorranno circa 10/12 ore. Una lunghezza simile senza inutili tappabuchi o giri a vuoto non la si vede spesso! Peccato per un'eccessiva linearità, probabilmente il prezzo da pagare per mantenere il ritmo a livelli così elevati.
Esaminati singolarmente, gli enigmi non sono esattamente memorabili (anche perché alcuni si risolvono praticamente da soli), ma sono sufficientemente vari e ben integrati con i dialoghi (con oggetti che vengono "sbloccati" solo dopo aver parlato con qualche personaggio). Come detto, la risoluzione procede sui binari della logica, senza strani sconfinamenti nel regno della demenzialità, il che rende l'esperienza piacevole e scongiura il rischio di doversi affidare a una soluzione per superare qualche passaggio impervio. Chi cerca un po' di sfida in più si dimentichi che esiste la barra spaziatrice per evidenziare gli oggetti: il pixel-hunting, in questo caso, è piuttosto rognoso e non solo metterà a dura prova più di un mouse, ma renderà qualche enigma un po' più complicato (seppure in maniera artificiosa).
Hai capito 'sti tedeschi...
The Book of Unwritten Tales è sicuramente tra le candidate al titolo di Avventura dell'anno per questo 2011 e conferma ancora una volta che la Germania è attualmente la nazione di punta per il genere. Sia chiaro, per qualcosa di originale è meglio rivolgersi altrove, vista l'assoluta aderenza ai canoni classici degli adventure e un citazionismo che appare quasi ossessivo. Ma se si è "semplicemente" in cerca di un'avventura ben fatta, bella da guardare e piacevole da giocare, allora ci si può tranquillamente affidare ai KING ART Games e alla loro Creatura.
Dopo un periodo di relativa calma, ecco arrivare un corposo aggiornamento del Museo per opera dell'infaticabile Gharlic; questa volta abbiamo il piacere di offrire le foto delle versioni Amiga di The Secret Of monkey Island, di Monkey Island 2 Le Chuck's Revenge e di Indiana Jones and the Fate of Atlantis.
Lustratevi quindi gli occhi e buon giro nel museo!
Link all'Ogi Museum
Link alla pagina di The Secret of Monkey Island
Link alla pagina di Monkey Island 2 Le Chuck's Revenge
Link alla pagina di Indiana Jones and the Fate of Atlantis
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Come sappiamo l'uscita della versione retail delle special edition di The Secret of Monkey Island e Monkey Island 2: LeChuck's Revenge avverrà domani, 9 settembre. A malincuore abbiamo inoltre appreso la notizia che la versione retail in italiano del gioco non sarebbe uscita per PC ma solo per PS3 e XBOX360 grazie anche alla scarsa fiducia che i distribuitori hanno nel nostro mercato PC.
Quello che ci rende felici tuttavia è la presenza della lingua italiana nella versione inglese del gioco, confermata direttamente da un acquirente straniero sul blog di mixnmojo:
Also just to let people know about languages as soon as you put the disc in your PC the autorun will appear and you can select a language just before you install the game in, it can be installed and played in French, Italian, German and Spanish
Ora i collezionisti italiani potranno dormire sogni tranquilli, ma non prima di essersi precipitati a confermare l'acquisto!
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Andrea "Vintage" Milana: Ciao Chris, é un piacere poterti ospitare nella nostra community e sono contento che tu abbia accettato con entusiasmo di prendere parte a questa intervista. Passo subito alle domande.
Andrea Milana: I videogiochi sono un'esperienza interattiva. Molti di noi conoscono già il famoso iMuse (Interactive MUsic Streaming Engine) di Michael Land e Peter McConnell (Monkey 2), ma ad oggi quali altri progressi sono stati fatti?
Chris Huelsbeck: Nel corso degli anni abbiamo assistito ad alcuni esempi di software interessanti per la realizzazione di musiche interattive. In ogni caso credo che ciò che fa la differenza saranno sempre le capacità artistiche del compositore e la conoscenza della piattaforma di gioco.
AM: Tecnicamente parlando, qual è stata la piattaforma tecnologicamente più importante per il progresso della musica nei videogiochi? Da quale piattaforma in poi un compositore si è sentito finalmente libero di esprimere la propria creatività?
CH: Con l'avvento delle console e la possibilità di riprodurre ed utilizzare file audio di maggiore durata, grazie anche all'implementazione del Compact Disc (ove presente) o di sistemi avanzati di compressione, si è avuta la possibilità di creare qualsiasi tipo di musica.
Questo ha favorito molto i compositori, dando loro la possibilità di ottenere finalmente il miglior risultato musicale possibile. Credo che tutto ciò sia divenuto realtà due generazioni di console fa; Gamecube, Playstation 2, X-BOX.
AM: Qual è stata la tua sfida più difficile dal punto di vista compositivo?
CH: Sicuramente la serie di "Star Wars Rogue Squadron", poiché dovevo utilizzare uno stile adatto a ricreare l'atmosfera dell'universo di Star Wars.
AM: Come hai percepito il cambiamento nel mondo dei videogiochi e cosa è cambiato pertanto nel tuo lavoro?
CH: Sono passato dalla programmazione in Assembly, che comportava scrivere una mole non indifferente di codici esadecimali, usufruendo degli unici 3 canali a disposizione del chip sonoro, alla registrazione live di un'intera orchestra; direi che è cambiato veramente tanto in questi anni. Ma la parte più importante per me, resta sempre l'arte della composizione e la creatività, riuscire a creare melodie e paesaggi sonori senza tempo. Mi piacciono i cambiamenti, fanno sì che non ci si annoi.
AM: L'episodio che ricordi con più piacere della tua carriera?
CH: E' stato senza alcun dubbio quando la WDR Radio Symphony Orchestra ha eseguito le mie musiche, in occasione del concerto "Symphonic Shades". Un'esperienza indimenticabile.
AM: In che modo la musica può influenzare e/o migliorare l'esperienza di gioco?
CH: Penso che la musica sia sempre stata di vitale importanza per ogni esperienza di intrattenimento. Sia essa teatrale (l'opera ne è l'esempio), o cinematografica. Può esaltare e migliorare veramente tanto l'aspetto emotivo di una scena o dell'intera storia. Sono certo che l'esperienza di gioco risentirebbe tantissimo della mancanza della musica.
AM: Al di là delle tue opere, quali altri videogiochi ti hanno colpito positivamente per la qualità delle loro colonne sonore?
CH: La serie di Assassins Creed, Uncharted, Halo e molte altre dispongono di colonne sonore fantastiche, alla pari di produzioni hollywoodiane, se non addirittura migliori.
AM: Come vedi il rapporto con compositori di altri settori (cinema, discografia); credi ci sia un dislivello o possono essere equiparati?
CH: Penso che siano allo stesso livello. Il lavoro di produzione di una colonna sonora per videogiochi è identico a quello di settori quali cinema o discografia. E' innegabile una certa competizione, ma questo serve a tenere alto il livello qualitativo, e di conseguenza il valore di buone produzioni musicali.
AM: All'infuori del tuo contesto, che genere musicale prediligi? Cosa ti piace ascoltare nel tempo libero? Qualche nome?
CH: I generi che prediligo sono: Electronica (Hybrid, Tangerine Dream, JM Jarre, Vangelis) / Wave (80s UK Synth Bands, Italo Disco), Film Music (John Williams, Jerry Goldsmith, Alan Silvestri, Hans Zimmer e tanti altri), Pop (Pet Shop Boys etc.), un pò di Classica (Beethoven, Bach, Holst) e un pò di Etnica.
Sono sempre stato più attratto dalla musica strumentale che dal testo di una canzone in se. Amo le belle melodie e le armonie. Generi musicali come il pop o la musica contemporanea, mi interessano poco.
AM: Ti ispiri al lavoro di qualcun altro quando componi?
CH: A parte maestri del cinema come John Williams, mi ispiro a pionieri della musica elettronica quali Tangerine Dream, Vangelis, Kraftwerk, Jean Michael Jarre. Per quanto riguarda compositori del mio stesso settore, sono un ammiratore di Yuzo Koshiro, Jesper Kyd ed altri ancora.
AM: Com'è il rapporto tra game designer e compositore? Nel tuo caso, chi è il game designer a cui sei più legato?
CH: Mi sono trovato veramente bene con tante delle persone o software house con cui ho lavorato e con cui ho avuto delle belle esperienze. Di solito si stabiliscono una serie di incontri durante la realizzazione del gioco, durante i quali si guardano sequenze di gioco, si ascoltano le idee musicali, si discute di cosa cambiare/migliorare, e di come proseguire il lavoro.
AM: Tu videogiochi?
CH: Da piccolo ero un gran videogiocatore, e gioco ancora adesso di tanto in tanto, ma il tempo a disposizione è notevolmente diminuito. L'ultimo titolo che mi ha coinvolto al punto di giocarlo fino alla fine è stato Half Life 2; in compenso uso youtube per tenermi informato riguardo alle ultime novità e guardo con piacere alcune sessioni di gioco.
AM: Per poter coronare il tuo sogno musicale hai dovuto espatriare, questo in Italia è un problema molto sentito soprattutto negli ultimi anni, e non solo nel settore musicale; se potessi tornare indietro faresti la stessa scelta? Hai mai pensato o stai pensando di tornare a vivere in Germania?
CH: Sì, qualche volta ho pensato di tornare, ma il posto dove vivo adesso mi piace molto (anche il clima). Mia moglie è americana, qui abbiamo la nostra casa, credo proprio che il nostro futuro sia qui. E' interessante che adesso ricevo nuovamente tante richieste di lavoro dalla Germania, e grazie a internet lavorare a distanza non è un problema.
AM: Al giorno d'oggi, il comparto musicale dei videogiochi è diventato molto esigente, facilmente equiparabile a quello utilizzato nel cinema; credi che ci siano ancora delle possibilità per giovani talenti, di entrare a far parte di questo settore musicale e collaborare con software houses? Come ad esempio è successo a te ad inizio carriera.
CH: Io sono stato molto fortunato, all'epoca non eravamo in tanti a scrivere musica per videogiochi, bisognava avere una buona conoscenza di programmazione in assembler. Oggi è diverso, è più importante avere del talento, essere testardi e soprattutto avere i contatti giusti. E' l'unico modo per entrare nel giro. Costruirsi un nome e farsi una clientela non è per niente facile, richiede tempo.
AM: Sappiamo che adesso utilizzi principalmente virtual instruments, ma facendo qualche passo indietro, qual'è stato lo strumento musicale di cui non avresti mai potuto fare a meno nelle tue produzioni?
CH: Posseggo ancora il mio synth Ensoniq SQ-80, da cui non mi separerò mai, anche se esiste già la versione virtuale, abbastanza buona. E' il successore del' ESQ-1, che avevo ai tempi di Rainbow Arts, dal quale ho preso gran parte dei suoni per le musiche di Turrican. Ho anche il mio vecchio Kurzweil K2500, che negli anni 90 era una macchina veramente potente, sample/synthesizer, ma adesso lo uso principalmente come controller.
AM: Quali prospettive di sviluppo (anche tecnologico) vedi per la musica nei videogiochi?
CH: Se la tecnologia continua a svilupparsi così rapidamente (come previsto dalla legge di Moore), potremmo addirittura avere delle colonne sonore virtuali che si creano direttamente all'interno dell'ambiente di gioco. Immagina un'orchestra sinfonica con un maestro virtuale, che dirige la musica in tempo reale, seguendo le azioni del protagonista/giocatore.
AM: Esiste (o potrà mai esistere) un mercato per la game-music?
CH: Direi di sì, esiste già da un pò di anni; vengono pubblicate molte più colonne sonore per videogiochi adesso che negli anni 90, quando cominciai a pubblicare i miei album; ovviamente se paragonato al settore della musica leggera, rimane sempre un mercato di nicchia. Sono convinto comunque che possa crescere, ed il successo di progetti quali "Sound of Games" o "Video Games Live", dimostrano che l'interesse verso questo settore è in crescita.
AM: A cosa stai lavorando adesso? Progetti per il futuro?
CH: Ho appena finito di lavorare ad un progetto per la Paramount / Other Ocean Interactive, intitolato "The War of the Worlds", per il quale ho utilizzato un'orchestra dal vivo. Inoltre sto completando le musiche per "Star Trek - Infinite Space", e lavorando a tanti altri progetti non ancora ufficializzati.
AM: Vorrei ringraziare personalmente Chris Huelsbeck per la disponibilitá, nonostante i molti impegni in corso. Avevo in mente questa intervista giá da qualche anno, l´inizio della collaborazione con OGI ha fatto sí che mi decidessi finalmente a concretizzarla. Invito tutti a visitare il suo sito web ufficiale www.huelsbeck.com
Un grazie anche a chi ha collaborato con me dietro le quinte: The Ancient One, ildbm ed in particolar modo Tsam.
(a breve disponibile anche l'intervista originale in inglese).
Dopo l'arrivo trionfale in digtal delivery, le edizioni speciali di Monkey Island in Hd invaderanno il mercato retail in versione pc, ps3 e xbox360, un'ottima occasione di recuperarle per chi se le fosse perse al primo giro.
Con l'occasione verrano inseriti nel disco alcuni contenuti speciali che non mancheranno di solleticare la bramosia dei collezionisti.
Qualche speranza per il terzo e quarto capitolo?
Link alla discussione sul forum
Piccolo aggiornamento per il nostro museo, grazie al mitico Gharlic che ha inserito delle immagini relative alla versione cd di Monkey Island 2; vi invitiamo quindi a visitare il museo per vedere le novità.
Buona visita!
(versione difficile)
Il sito di OldGamesItalia è attualmente "in letargo". Nuovi contenuti saranno aggiunti con minore regolarità e con possibili lunghe pause tra un articolo e l'altro.
Il forum rimane attivo, ma meno legato al sito, e gli aggiornamenti riguarderanno principalmente le sezioni di IF Italia e della versione italiana del Digital Antiquarian e del CRPG Addict.
Grazie a chi ci è stato vicino nei vent'anni di attività "regolare" di OldGamesItalia, a chi ha collaborato o a chi ci ha soltanto consultati per scoprire il mondo del retrogaming. Speriamo di avere presto nuove energie per riprendere un discorso che non vogliamo davvero interrompere.
Grazie, OGI. Arrivederci!
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