I remake di vecchie glorie del passato, nascosti nei meandri del mio Hard Disk e di Internet sono ancora vivi e vegeti, continuamente aggiornati e soprattutto ancora TUTTI GRATIS.
Ecco una lista di giochi che tengo costantemente aggiornati (alcuni purtroppo non più sviluppati) con cui mi diletto di tanto in tanto:
OpenTTD v1.11.0 beta2 (Transport Tycoon Deluxe)
Simutrans v122.0 (Transport Tycoon)
FreeCiv v2.6.3 (Civilization)
Bronze Age v3.1.4.2 (Civilization)
C-Evo v1.2.0 (Civilization - discontinued)
FreeCol v0.11.6 (Colonization - discontinued)
Free MARS v0.8.7.5 (Alpha Centauri)
FreeOrion v0.4.10.1 (Master of Orion)
Widelands v21 (Settlers II)
Unknown Horizons v2019.1.214 (ANNO series)
Triple-A v2.5.22294 (Axis And Allies il boardgame)
Battle for Wesnoth v1.14.15 (Warlords series)
Elona v1.22 (Rogue - discontinued)
Flare v1.11 (Diablo)
OjO va alla scoperta di Seeds of Resilience, un gestionale/survivalista "light" a turni, che proprio per il suo gameplay un po' diverso dal solito e per la sua grafica dal gusto retrò ha attirato la curiosità di OldGamesItalia.
Il gioco è ancora in fase di sviluppo e ancora soffre di un bilanciamento poco convincente, ma le basi per un titolo interessante ci sono - starà allo sviluppatore Subtle Games saperle gestire a dovere.
Potete partecipare all'Early Access (a pagamento) su Steam
I remake di vecchie glorie del passato, nascosti nei meandri del mio Hard Disk e di Internet, sono ancora vivi e vegeti, continuamente aggiornati e soprattutto, ancora TUTTI GRATIS.
Ecco una lista di giochi che tengo costantemente aggiornati con cui di tanto in tanto mi diletto:
OpenTTD v1.7.2 (Transport Tycoon Deluxe)
Simutrans v120.2.2 (Transport Tycoon)
FreeCiv v2.5.10 (Civilization)
Bronze Age v2.2.5 (Civilization)
C-Evo v1.2.0 (Civilization - discontinued)
FreeCol v0.11.6 (Colonization)
Free MARS v0.8.7.2 (Alpha Centauri)
FreeOrion v0.4.7.1 (Master of Orion)
Widelands v19 (Settlers II)
Unknown Horizons v2017.2.158 (ANNO series)
Triple-A v1.9.0.0.8304 (Axis And Allies il boardgame)
Battle for Wesnoth v1.2.16 (Warlords series)
Elona v1.22 (Rogue)
Flare v0.19 (Diablo)
La costola di Bioware
Inizio 2012. Un gruppo di ex-dipendenti BioWare decide di fondare la software house Stoic e, tramite il finanziamento su KickStarter, di realizzare uno strategico a turni condito in salsa di leggende norrene con stuzzichini di scelte à la Telltale Games. Il risultato? Un gioco drammaticamente ripetitivo, intriso di una mitologia derivativa e, ahimè, avanguardia dell’ennesima trilogia.
Analizziamo quello che, a tutti gli effetti, è il “Figlio di un dio minore”.
La fine è vicina
Siamo in pieno clima da Götterdämmerung: gli dei sono caduti e il sole si è arrestato nel cielo.
Nonostante i cattivi auspici la vita continua: dopo le grandi guerre, le popolazioni dei giganti (qui denominati Varl) e degli uomini prosperano grazie ad una delicata, ma prolungata alleanza; il commercio è florido e nuove ambasciate vengono inviate ai poli politici per rinsaldare il clima di cooperazione.
Il gioco si apre con una carovana di giganti che sta completando il giro annuale della raccolta dei tributi. La voce narrante esprime le preoccupazioni e i timori di chi, per troppo tempo, è rimasto lontano da casa sotto un cielo maledetto punteggiato, al volgere della stagione, dalla prima neve.
Giunto alla grande sala della città commerciale di Strand, ultimo punto di raccolta prima dell’agognato ritorno a casa, Ubin, questo il nome del capo carovana, è chiamato a sedare la rivolta attualmente in corso. È la prima “scusa” per prendere confidenza con le meccaniche di gioco e affinare la nobile arte della strategia a turni.
Gettate le premesse, la storia introduce personaggi senza soluzione di continuità, evitando così di incentrare le vicende sul cardine di un eroe unico, espediente fin troppo abusato. Il focus della narrazione è diviso tra la carovana dei giganti, a cui presto si unirà il principe degli uomini scortato in ambasciata alla capitale Varl, ed un convoglio di fuggitivi costretto ad abbandonare il villaggio natio in seguito ad un violento attacco ad opera di alcuni misteriosi assalitori.
Dopo un inizio intrigante, soprattutto grazie all’efficacia del comparto tecnico e alla “freschezza” delle prime (due) ore di gioco, la storia declina presto in un dramma posticcio che ingurgita e rigurgita in maniera nozionistica tutto l’abbecedario della mitologia norrena, mescolato a quanto non ci (mi) piace del Trono di Spade. Ponti di pietra sospesi su profondissimi orridi, fortezze scavate nella nuda roccia, temporanee alleanze, tradimenti a ogni piè sospinto, morti ammazzati e, naturalmente, la fine del mondoTM sono le portate principali di un banchetto che ha il gusto di un insipido déjà vu; il tutto mentre un misteriosa “oscurità” incombe sulle lande civilizzate e un enorme rettile solca la terra spezzando pianure gelate e infrangendo dorsali montuose.
Il leviatano qui presentato non è altro che una reinterpretazione del terribile Jörmungandr, il serpente del Ragnarök, che, per l’occasione, ha le fattezze non troppo inquietanti di Flotsam (o Jetsam) una delle due murene domestiche di Ursula (la Sirenetta, Disney).
Un cartone animato
The Banner Saga ha l’indiscusso pregio di presentarsi al giocatore con un comparto tecnico di altissimo profilo. Gli scenari sono adornati pannelli dipinti dove la scia colorata della carovana, sormontata da uno stendardo impossibilmente lungo, procede alla stregua di un frego animato, minuscola cosa al cospetto delle montagne frastagliate, degli implacabili deserti algidi e delle fitte foreste.
Gli elementi scenici, rigorosamente bidimensionali, vengono presentati su livelli sovrapposti che, traslati su schermo, creando un senso di profondità e movimento con una tecnica che ricorda il film d’animazione Bambi (1942). Ogni fondale è ulteriormente arricchito da una tavolozza prettamente invernale che riproduce alberi stilizzati punteggiati da bacche colorate, megalitiche pietre affollate di decorazioni simili al calendario dei Maya e colline trapuntate con boschi e arbusti che hanno la foggia di giganteschi e irreali soffioni.
Durante il combattimento tattico, gli esterni vengono sostituiti dalla “scacchiera” di gioco dove eccellono animazioni in stile Disney (l’artista di riferimento è chiaramente Don Bluth, celeberrimo in ambito videoludico per l’accoppiata Dragon’s Lair e Space Ace). I battitori di scudi percuotono l’egida con la mazza per innervosire gli avversari, i lancieri infilzano e spingono gli avversari sullo scacchiere di gioco, mentre gli arcieri sono pedine strategiche in grado di scoccare frecce mistiche che possono incendiare le caselle. Il risultato è un’orgia tattica visivamente e ludicamente impressionante.
Il lungo viaggio
L’esperienza di gioco in tBS è divisa in due momenti distinti.
Il nucleo principale di gioco vede la carovana (umana o Varl) spostarsi da un insediamento al successivo, assecondando il volgere degli eventi. L’incedere della comitiva è lento, il passo cadenzato, inframmezzato dai dialoghi tra i protagonisti, dove viene approfondita la trama mediante la selezione di battute da un elenco di topic, e dalla comparsa di pannelli testuali che descrivono le problematiche di rilievo concernenti l’amministrazione delle carovana.
In questa fase dell’avventura debbono essere prese decisioni chiave volte a mantenere in vita i propri uomini. Gli eventi comprendono, ma non solo, episodi di ubriachezza molesta, problematiche concernenti le riserve di cibo (ogni giorno di viaggio consuma preziose provviste) e, non ultimo, il reclutamento di utili alleati. Tuttavia le situazioni che il giocatore è chiamato a sbrogliare giungono presto a noia presentando una fastidiosa trivialità o ripetitività come l’abusato pellegrinaggio presso le pietre degli déi.
L’approfondimento della storia è talvolta affidato a corollari di scarso interesse che trovano la “massima espressione” in quello che, pur lussureggiante, non è altro che un gargantuesco Wall of Text: la mappa del mondo di gioco. Il settanta percento della storia antecedente i fatti narrati è, di fatto, contenuta nelle didascalie che scaturiscono cliccando sulle molteplici montagne e montagnole, rivi e fiumi, rocce e rocche, fiordi e ghiacciai, città e paeselli; esperienza che giunge a noia dopo i primi clic.
Rook* in A4 (*torre)
Periodicamente i pellegrini incontrano la loro nemesi, qui rappresentata dai temuti dredge: misteriosi guerrieri in armatura nera succedaneo degli elfi scuri della mitologia nordica o, per rimanere nell’ambito dei VG, dei prole oscura (Dragon Age). In questi frangenti il combattimento è l’unica opzione.
I personaggi principali della storia fungono da eroi e vere e proprie pedine di gioco, dacché il combattimento si svolge su un scacchiere che ricorda i titoli à la Heroes of Might and Magic.
La prima fase consente il piazzamento delle pedine su una limitata griglia di caselle. Gli schieramenti muovono quindi un pezzo in alternanza, questo per equilibrare battaglie che altrimenti potrebbero svolgersi in inferiorità numerica.
Durante il proprio turno è possibile muovere, attaccare, riposare (attività che consente il recupero di un punto di morale), passare la mano o eseguire l’attacco speciale dell’unità selezionata.
Le due statistiche primarie di ciascuna unità sono armatura e forza, che qui funge anche da salute di ogni singola unità. L’attacco può essere portato sulla forza o sull’armatura. In caso di attacco alla forza il valore della statistica dell’attaccante viene confrontato con l’armatura del difensore, la differenza si traduce nel danno recato al nemico. In caso di significativa discrepanza tra armatura del nemico e forza dell’attaccante il colpo può essere deflesso negando integralmente il danno. Intaccare o spezzare l’armatura è dunque il primo passo di quello che spesso si rivela un prolungato scontro tattico.
La profondità del combattimento è ulteriormente arricchita dalla statistica del morale che, qui, rappresenta il mana a disposizione di ciascun pezzo di gioco. Attingendo alla riserva di morale è possibile attivare i colpi speciali, spostarsi più in là sul terreno di gioco o potenziare i propri attacchi. La riserva di morale, tuttavia, non può essere usata integralmente, ma in base alla statistica fatica che determina il limite massimo di morale impiegabile ad ogni turno.
L’ultima statistica riguarda l’abilità intrinseca ad ogni unità di intaccare una porzione dell’armatura avversaria.
Saranno famosi
Risolvere con successo le sfide presentate dal gioco porta all’accumulo di fama e morale. La seconda statistica rappresenta uno status complessivo della carovana che si traduce in bonus / malus conferito alle truppe a inizio battaglia, mentre la fama è la currency di tBS utilizzabile sia per acquistare le indispensabili provviste che per aumentare il livello degli eroi e acquisire oggetti alle bancarelle dei mercati delle città (un oggetto può essere assegnato a ciascun eroe per aumentarne caratteristiche e bonus).
La fama è, ovviamente, risorsa limitata il che obbliga ad oculati investimenti. In teoria questo è un bene; il gioco decide tuttavia, e con frequenza, di sacrificare sull’altare della trama eroi ed eroine, magari proprio quell’eroe in cui avevamo maggiormente investito! Questa privazione, che può avvenire per dipartita o allontanamento, lascia in eredità un roster “mutilato” che rende le battaglie successive ingiustamente ostiche. Sono altresì perduti gli oggetti indossati dall’eroe rimosso, aumentando il danno procurato alle nostre risorse.
Tu non puoi salvare
Il primo grosso difetto di the Banner Saga si palesa allorché il giocatore decida di salvare la propria partita. Seguendo la filosofia tipica dei titoli emozionali, tBS non consente di archiviare i progressi a piacimento, quanto sopra al fine di valorizzare le scelte effettuate, pena ricominciare il capitolo o una parte di esso. Non fosse per i frequenti crash al desktop, probabilmente da imputarsi ad un s.o. obsoleto, il problema non sarebbe tale.
Va tuttavia sottolineato questo “vizio” tipico di molti giochi story driven che, dopo aver coinvolto il giocatore in una battaglia particolarmente ostica, si “dimenticano” di salvare i progressi dell’avventura poiché impegnati nell’ostentazione di roboanti cinematiche e sofisticate ponderazioni sulle sorti della battaglia.
Scacchi imperfetti
A fronte di una selezione di unità varl particolarmente valida, per forza, abilità e carisma, diminuiscono al raffronto i pregi delle pedine umane, generalmente più deboli e richiedenti un approccio al combattimento tattico che nondimeno tende a sconfinare nel puro e semplice “chore”.
Rook e Alette sono, a mio giudizio, particolarmente deboli. Alette, come ogni arciere, migliora la propria resa nelle fasi avanzate sulla scacchiera, posto che sopravviva, mentre Rook non ha qualità in grado di redimerlo: contrassegnare la preda si traduce in una scheggiatura minima dell’armatura dell’avversario che innesca un attacco simultaneo di tutte le unità adiacenti sul bersaglio; questa operazione richiede di mantenere un certo numero di pedine appresso al bersaglio marcato, lasciando Rook e i vulnerabili compagni aperti ai devastanti attacchi dei dredge che, in genere, hanno il doppio di armatura e forza.
La risorsa più utile delle truppe umane rimane il morale che consente di potenziare gli attacchi di base, peccato che per mantenere quest’atmosfera da “moriremo tutti al prossimo turno” la campagna dei fuggitivi risulti piagata da una sequela di sventure, che si rivela finanche ridicola, e che si traduce in un morale della carovana sempre infimo che né feste, né ritrovamenti di cibo possono risollevare, se non per il breve tempo di una giornata di gioco. Questo comporta, come già accennato, una penalità a inizio battaglia sul morale di ciascun pezzo.
Soprattutto, dopo aver imbastito uno scacchiere impressionante per iconografia e profondità, il titolo Stoic decide, inspiegabilmente, di contrapporre al giocatore umano uno sfidante il cui ventaglio tattico risulta limitato e prevedibile.
Le unità corazzate dei dredge si presentano in sole cinque varianti: il portatore di scudo (caratterizzato da un elevato fattore d’armatura), il guerriero evocatore (di notevole forza), il guerriero semplice, il mago (in grado di lanciare cristalli esplosivi sul terreno) e il lanciatore di bolas. Le battaglie che scaturiscono sono giocoforza ripetitive e tediose.
Decisioni, decisioni
L’impatto emotivo delle scelte presentate in tBS può rivelarsi significativo o lasciare imperturbati, tale elemento è puramente soggettivo; quel che è certo è che i bivi non vengono presentati al giocatore con un numero di elementi sufficiente per operare un’oculata valutazione della situazione.
Un esempio illustra meglio il quadro generale. Un dredge appare dietro l’angolo di una casa nei campi e incombe minaccioso su Alette; le opzioni sono: caricare con l’ascia, scoccare una freccia o lanciare un avviso verbale. Se, come ho fatto, avete attaccato con l’ascia vi verrà laconicamente comunicato che eravate troppo lontani e che Egil, un giovane soldato, si è immolato per salvare vostra figlia, per poi venir immediatamente vendicato da un terzo personaggio.
Ma qual era la distanza effettiva dall’assalto? Erano presenti personaggi terzi nei dintorni? Elementi di analisi indispensabili che il gioco fornisce solo in seguito ingenerando conseguenze arbitrarie che risultano davvero fastidiose.
Per paradosso, quando la situazione appare estremamente chiara - occorrerà ad un certo punto decidere se permanere in una città sotto assedio agitata da rivolte interne - sono altri personaggi a prendere la decisione in nostra vece. Non commento.
Sei solo chiacchiere e armatura
Quel che è peggio non ho sperimentato, come già accaduto in Dragon Age (inserite un numero a piacere), alcun attaccamento emotivo al contesto e ai personaggi di tBS che ho trovato sostanzialmente piatti, triti e, fondamentalmente, sciocchi. Il principe umano è stupido e infido. I Varl sono coraggiosi, ma superstiziosi e orgogliosi (al limite del razzismo). Una sottotrama d’amore è appena accennata per Rook e il legame affettivo con la figlia è presente solo per dispensare un’emozione finale degna della più trita delle soap opera. Ovviamente non finirà bene, ma non vi rivelo alcunché di eclatante: la conclusione è palese fin dalle prime fasi di gioco.
L’unico elemento della storia in grado di catturare l’attenzione è lo stendardo che, come un fil rouge, accompagna l’incedere della comitiva fra una sventura e l’altra. Sul vessillo viene periodicamente ricamata la storia del villaggio e del viaggio; questo compito viene affidato nelle prime fasi dell’avventura ad Alette in una scena particolarmente pregna di significati, peccato che il gioco non ritorni più sulla questione preferendo dispensare banalità e sciagure.
Concludendo, il gioco di Stoic è equiparabile ai suoi guerrieri dredge: forte di una corazzatura solidissima e luccicante ripete pedissequamente quanto introdotto nelle prime ore di gioco riciclando le costituenti di intreccio e combattimento. La forte matrice derivativa congiunta ai difetti sopra elencati, non consente al titolo di raggiungere la sufficienza.
Guarda la videorecensione di The Banner Saga sul Canale YouTube di OldGamesItalia
Conosci meglio InkleWriter, l'engine con cui sono scritti i dialoghi di the Banner Saga
Arrivata al fine la traduzione italiana del celebre action adventure di Robert Cook!
Preparate i joypad e i sensi da ragno, quello che vi aspetta è una avventura surreale e molto difficile!
Scaricate subito la patch qui!
Potete trovare la recensione a questo link!
Nuvie è un engine open source amatoriale creato per far girare Ultima VI: "The False Prophet" sui moderni sistemi operativi. Nelle intenzioni dei programmatoi dovrà presto essere in grado di gestire anche i due spinoff della serie "Worlds of Ultima": Martian Dreams e Savage Empire.
Un po' come Exult per Ultima VII e Pentagram per Ultima VIII.
Nuvie ha recentemente rilasciato, in occasione del ventennale di Pagan, una nuova versione. Ora Ultima Vi è completabile al 100% godendo anche di importanti migliorie, fra cui la possibilità di attivare la visuale a schermo intero (in stile Ultima VII) e di godere di nuovi sprite personalizzati per certi PNG.
Potrebbe essere l'occasione giusta per (ri)giocare a questo intramontabile classico del passato!
Pubblichiamo le versioni italiane aggiornate del Keyring Mod (un mod amatoriale per Ultima 7 part 1: "The Black Gate") e del Serpent Isle Fixes Mod (un mod amatoriale per Ultima 7 part 2: "Serpent Isle")
Il Keyring Mod, oltre a correggere alcuni bug del gioco originale, aggiunge al gioco delle quest aggiuntive e altre features particolarmente utili e interessanti.
Il Serpent Isle Fixes Mod invece corregge alcuni importanti bug del gioco originale ed è altamente consigliato a chiunque voglia avventurarsi sull'Isola del Serpente!
Entrambi i mod sono opera di Marzo Sette Torres Jr.
Al solito il faticosissimo lavoro di aggiornamento è stato svolto da Toniak, a cui vanno tutti i nostri ringraziamenti!
Scarica il Keyring Mod in Italiano dal sito di OldGamesItalia
Scarica il SIFixes Mod in Italiano dal sito di OldGamesItalia
Elderlands è un MMORPG in fase di sviluppo e ora, dopo una prima beta pubblica, presto sbarcherà su Kickstarter. Ciò che lo contraddistingue dalla concorrenza è la grafica 2D e lo spiccato look retrò, che ricorda la grafica di Ultima III - V.
Dietro questo ambizioso progetto c'è il nome di Jason Ely, appassionato della saga di Ultima e programmatore di Ultima VIII: "Pagan", la cui intenzione dichiarata è quella di creare un gioco di ruolo di massa con dinamiche old-school. A noi non può che far piacere e quindi lo teniamo d'occhio!
È arrivato ieri sull'AppStore il porting di un intramontabile classico per PC: "Little Big Adventure", la bellissima epopea di Twinsen contro il Dott. FunFrock. Il gioco è un sapiente e originale miscuglio di generi diversi, con un'ambientazione originalissima e tanti enigmi che vi terranno impegnati per ore. Un grande gioco, ancora oggi godibilissimo.
Il porting è opera di DotEmu, che già ci ha regalato le conversioni per iOS di tanti capolavori PC, fra cui The Last Express, R-Type, Gobliiins e la trilogia di Metal Slug.
Buona avventura a tutti sul mondo di Twinsun!
Scarica Little Big Adventure da AppStore
Parliamo di Little Big Aventure sul forum di OldGamesItalia
Sono passati ormai 20 (VENTI!) anni dall'uscita di Pagan, l'ottavo e controverso titolo della saga di Ultima. La svolta dark e vagamente più action rappresentata da questo capitolo non piacque a tutti i fan, che ancora oggi sono divisi fra coloro che lo amano e coloro che lo odiano.
È comunque un gioco che ha fatto la storia, con molti elementi di gameplay ancora oggi interessanti e che ha saputo ispirare molti altri titoli seguenti.
E voi cosa ne pensate? Venite a dircelo qui sul forum di OGI!
È in lavorazione ormai da un po' di tempo e finalmente sembra avvicinarsi il momento della prima demo giocabile. Stiamo parlando del remake amatoriale di Ultima 6, realizzato da AgentOrangeGuy..
Cosa ha di così speciale? Utilizzando Exult, il progetto si propone di rifare Ultima 6 "The False Prophet" utilizzando la grafica e l'engine di Ultima 7!
Tutti gli Avatar sono in attesa, anche perché le immagini mostrate fin qui sono un condensato di nostalgia!
La fantastica recensione di Sartorius ha risvegliato in alcuni baldi componenti del team di OldGamesItalia l'insana volontà di mettere mano al codice di questo gioco per scrollargli di dosso, una volta per tutte, il marchio di "Gioco bello, maaaaa... ultrabuggato!".
Una impresa mai tentata da nessuno!
Sappiamo tutti che la versione italiana, uscita anche in allegato al manuale del giocatore di D&D 3.5, presentava innumerevoli problemi di giocabilità, crash e una esperienza di gioco a tratti dimenticabile. Sappiamo inoltre che le successive patch rilasciate da Atari sebbene risolvessero alcuni bug, purtroppo ne introducevano di nuovi e cosa ben peggiore trasformavano il gioco in inglese.
La nuova patch, applicabile alla versione originale italiana ed alla versione GOG.com inglese comprende le seguenti caratteristiche:
- Più di 100 bug risolti
- Alzato il livello massimo raggiungibile da 10 a 20
- Traduzione originale revisionata e corretta
- Aggiunta la piccante quest originale censurata dal distributore italiano "Ophelia e le sue ragazze"
- Nuova grafica dei box in gioco (si ringrazia per il prestito la community Co8)
- Help in linea corretto e più facile da consultare grazie all'introduzione di maggiori link ipertestuali
- Font più grandi per facilitare la lettura alle alte risoluzioni (>1280*1024)
- (OPZIONALE) Rimozione della fog-of-war nelle città e nelle case di Hommlet e Nulb
Siamo inoltre in contatto con il team che ha lavorato alla traduzione di Baldur's Gate Enhanced Edition (Gli Allegri Buffoni) per trasporre nell'italico idioma anche IL mod per eccellenza di ToEE, Circle of Eight.
SO, STAY TUNED!
Le persone che hanno lavorato alla patch sono: Micartu (traduzione, supervisione, revisione e controllo), Gwenelan (traduzione), TheAncientOne (traduzione) e TheRuler (dll-hack, help, traduzione, revisione e controllo).
Il forum da cui è partito tutto.
La scheda della traduzione da cui scaricare la patch.
Un giorno, qualcuno, decise di fare una recensione di Path of Exile.
Invana fu la considerazione secondo cui non v'era bisogno di finire il gioco molteplici volte con molteplici personaggi per recensire accuratamente... costui s'imbarcò nell'impresa, deciso ed in salute.
Fu così che per sette lunghi giorni e sette lunghe notti, cliccò no stop su fiale, magie, skill, npc e mostri... all'alba dell'ottavo giorno, sentì la vita spirare da lui. Lo trovarono al quarantatreesimo giorno a terra in casa sua, in principio di decomposizione, con la mano che con oscuri meccanismi ancora cliccava nel tentativo di finire il gioco a nemesis con ogni personaggio...
Path of Exile è così. Sviluppato dai neozelandesi della Grinding Gear Games, PoE - così il suo abbreviativo - è un gioco che, al di là della sua componente MMO, può durare una vita e mezza anche nella maniera più asociale possibile, anche evitando ogni contatto con persone prive di una routine fatta di script e gestita da un server.
Non è molto difficile dire cosa è o non è Path of Exile. Per molti e molte di coloro che stanno leggendo questa recensione, fare un nome chiarirà - forse - quali tombe stiamo scoperchiando: Diablo 2. No, no, non fate così. Asciugate la lacrima e siate forti, su! Ora fate un bel respiro e ricordate, sentite gli odori, le sensazioni... ahhh... i giorni passati con l'emicrania, guardando build del barbaro su internet, prendendole e modificandole a vostro piacimento, le fatiche e lo sfinimento davanti l'Hero Maker, a tentare improbabili combinazioni di incantatrici guerriere... Alcuni potrebbero averci perso addirittura amicizie, nel tentativo di avere l'arma perfetta, completa di ogni gemma, o quell'armatura in grado di immergersi nel napalm liquido.
Bene, rispolverate (o semplicemente imbracciate, se siete così fortunati) lo spirito da quindicenne ossessionato, perché Path of Exile gioca sporco.
La visuale si può avvicinare o allontanare, per godersi i dettagli oppure guardare meglio un determinato punto sfruttando l'ottima grafica.
Innanzitutto, partiamo dalla base: questo Free to Play è il GIUSTO modo di fare free to play, ovvero senza vantaggi in-game. Più tardi ne parlerò, per ora occupiamoci di altro.
Il gameplay è asciutto, pulito e si basa sulla classica formula hack'n slash a cui viene unito un sistema di skill piuttosto action. La velocità d'azione dei personaggi, soprattutto in melee, fa sì che pur essendo il classico "premi bottone, usa skill" il tutto assuma una certa componente frenetica.
La frenesia si mostrerà soprattutto in situazioni al limite dell'assurdo: vi ritroverete ad esempio, a fuggire da una fanciulla mutata in una sirena spadaccina, terrore dell'isola, con le sue due spade, cercando il momento per usare un Leap Slam o piazzare una Fire Trap, sperando che la vostra bottiglietta di Quicksilver vi porti abbastanza lontano nel momento in cui lei deciderà di avvicinarsi per usare Cold Snap, o lanciare le sue frecce di ghiaccio. In quel momento, nel funesto caso in cui il naso vi pruderà e voi decidiate di saziare i vostri istinti carnali, il piccolo atomo di speranza di Wraeclast verrà sgretolato dal pugno di ghiaccio del boss sopracitato, nullificando i dieci minuti di dungeon fatti finora a suon di amputare tentacoli.
L'IA è cattiva, è brutta e vuole farvi male, tanto male. Nel momento in cui vi tranquillizzerete troppo, dietro l'angolo ci sarà il nuovo nemico che, invece di prendervi a spadate sulla vostra overpoweratissima armatura, vi esploderà in faccia togliendovi un quarto di vita e facendovi ricredere sull'efficienza dei kamikaze magici.
Non preoccupatevi troppo comunque, perché gli angoli sembrano distruggere le capacità combattive di molti avversari, e le scroll di teleport sono (forse a volte troppo) frequenti e potrete andare in città a ricolmare le bottigliette di vita e mana e tornare indietro, anche nel mezzo di una boss fight, rendendo il tutto forse decisamente troppo facile a difficoltà standard. Un'intelligenza artificiale leggermente più "inseguitrice" sarebbe gradita.
Mancano soltanto Legolas e Gimli che contano le uccisioni, praticamente.
Se vorrete curarvi le ferite, in vostro soccorso arriveranno "Le Bottigliette", mitologico nome ed ingegnoso sistema, studiato in modo da cancellare la sgradita presenza dell'abuso di pozioni o sistemi di cooldown. Dal numero 1 al 5 sono associate queste "Flask", che deciderete voi come sistemare e che si caricheranno a mano a mano che ucciderete mostri. Ogni qualvolta vi verrà sete, potrete usare le fiale fino all'esaurimento delle sue cariche (una fiala media ha fino a sette o otto usi) e ricaricarle poi in città o tramite i mostri. Niente più tonnellate di oro spese in mana potion, o aumenti di vita... un acquisto pratico! Una volta soltanto!
Sembra quasi uno slogan. CON 99 EURO, NON UNA, MA BEN TRE SCARPIERE FIALE!
C'è chi si avventerebbe come un rapace affamato a mettere a confronto Path of Exile con la sua controparte "a pagamento", rappresentata in questo caso dai due titoloni Diablo III e Torchlight 2. Quindi noi faremo proprio questo. Il lore presente in PoE, rispetto il titolo Blizzard e quello Runic, risente di forse poca rilettura: citazioni e spunti presi dai classici fantasy come Tolkien o Lovecraft, vicino a "tributi" un po' troppo estesi alla più famosa serie della Blizzard, da cui questo gioco prende tutto.
L'atmosfera è gotica, buia e interessante ma, quasi proprio in Blizzard-style, l'immersione nel mondo e nelle sue storie vengono in qualche modo "slavati" se non andate sulla wiki di tanto in tanto, soprattutto per via del fatto che i dialoghi con gli npc non sono salvati da nessuna parte, dunque una volta parlato con loro, l'unica possibilità di rileggere le loro cose è consultare la wiki.
La mappa si rivelerà a mano a mano che esplorerete, a volte "inondandovi" lo schermo alla sua apertura.
Sono presenti, al momento della creazione del personaggio, varie Leagues. Le Leagues sono a tutti gli effetti delle difficoltà alternative alla "standard", che vengono ciclate ogni 4-5 mesi. Al momento della scrittura di questa recensione, le modalità in questione sono Domination e Nemesis, che aumentano la difficoltà generale con assalti aggiuntivi di mostri e alzando il livello di questi. Nel caso di Nemesis, inoltre, se il personaggio muore, viene riportato a Standard, e non può più cambiare. Il premio per finire il gioco in queste modalità viene comunicato al momento della scelta.
Non mancano nemmeno gli incentivi e le "carote di spronamento", in quanto nel momento in cui vedrete i credits finali scorrere per la prima volta - in qualsiasi modalità - un nuovo personaggio si sbloccherà, e altri personaggi saranno sbloccati in altre maniere. Davvero, sulla varietà a lungo termine, Path of Exile eccelle.
L'imponente albero di abilità vi farà chiedere il senso della vita mentre tenterete di percorrerlo tutto trovando la giusta strada per voi.
Il comparto grafico lascia con la bocca storta: animazioni fluide e paesaggi curati, ma qualcosa che sa molto di già visto, con una pesca a volte intelligente, a volte sconsiderata, da Diablo II e Torchlight.
Al di là della mappa stilizzata che compare al centro dello schermo, rabbuiando leggermente lo sfondo, alcuni scenari - come un pezzo nella prigione dell'Act I, identico alle prime prigioni di Sacred - sembrano presi direttamente da altri giochi e rimodellati in fotocopia, addirittura.
Comparto sonoro appena all'altezza, con suoni e musiche, soprattutto quest'ultime, che rimangono piuttosto generici tranne per alcuni pezzi, davvero atmosferici e "carichi".
Siamo dunque di fronte un vero e proprio gioco "old school", per molti versi, che curiosamente attrae più di moltissimi altri titoli MMO, pur non rivoluzionando in chissà quale modo il gameplay. Un vero e proprio cameo di alcune delle funzioni più interessanti viste negli ultimi quindici anni di RPG - di cui sette li ha vissuti lo sviluppo di questo gioco! - con anche l'aggiunta dell'interessante sistema di Active skills, contenute in delle gemme che potrete staccare ed attaccare liberamente alle armi o alle armature, e che guadagneranno esperienza esattamente come voi in battaglia, aumentando gli effetti. Inoltre, cosa opzionale: se sarete in party, i mostri saranno di più e molto più forti, e guadagnerete dunque più esperienza e più loot!
I requisiti sono bassi, il gioco è ottimizzato bene, e la situazione dei server è, per essere un free-to-play appena uscito, un lusso. Nelle "ore di punta" potrebbero avvenire le immancabili occasionali disconnessioni, o tempi di caricamento leggermente più lunghi, ma tuttavia va considerata la mole di persone attratta dal rilascio del gioco - non più in open beta - su Steam, e che dunque reggono anche troppo bene per un gioco indie, per di più Free to play. Ah giusto, non ve lo dico più.
Il gioco è completamente Free, con un sistema di cash shop in-game contenente soltanto modifiche estetiche, e l'unica modifica "con vantaggio in gioco" è l'espansione della Warehouse comune, che è comunque enorme anche per un secondo personaggio.
Importante e di sicuro appeal è l'assenza di qualsiasi tipo di moneta in gioco, dove tutto è invece gestito tramite baratto: gli NPC avranno delle routine prestabilite su cosa scambiarvi, ma i giocatori potranno invece cadere nelle vostre capitalistiche trappole da economisti medievali, o voi potrete dar via un barlocco da sogno per qualche straccio appena passabile. Da notare infatti anche l'attuale presenza della possibilità di sfidare gli altri giocatori a duello. Consiglio quindi di preparare il cannemozze sotto al bancone.
La complessità del baratto non si farà sentire troppo a difficoltà standard, ma già alla seconda run, o ad una difficoltà superiore, il baratto sarà troppo goloso... c'è sempre qualcuno che cerca esattamente quello che avete nell'inventario, ed è disposto a darvi TUTTO.
Path of Exile, c'è da dirlo, non è proprio l'MMO più casual a cui potrete giocare, in quanto le possibilità di fare il respec al vostro personaggio sono limitate - non vi sono nemmeno nel cash shop oggetti per il respec - mentre le possibilità di scelta sono pressoché infinite.
Con 1350 abilità passive ed almeno centocinquanta gemme abilità e supporto da cui scegliere, affiancate da circa venti pietre in grado di cambiare la qualità degli oggetti e le loro proprietà magiche, il numero di slot gemme, il loro colore e gli attributi magici, fino ad arrivare alla rarità, sicuramente non mancherà la profondità, che anzi sarà un pozzo senza fondo. Dovrete stare veramente attenti a non abbassare troppo le difese, per non ritrovarvi a passare interi quarti d'ora pensando a quali skill passive assegnare i punti, quali gemme usare e quando imparare a dormire invece di ragionare su queste cose. Chissà... forse il tempo, o forse la poca offerta di titoli di questo tipo, così curati e impegnativi, lo rende più interessante di quel che sarebbe stato appena cinque o sei anni fa, in piena "MMORPG rampage". Soprattutto prima dell'uscita di Diablo 3, possibilmente.
Secondo un'intervista su Joystiq.com, gli sviluppatori hanno intenzione di rilasciare un atto all'anno per i prossimi cinque o dieci anni, prima del finale, assicurando update e supporto per lungo tempo (eccecredo).
In sostanza: il gioco è ben bilanciato e regge anche diverse ore di gioco continuo senza frustrare, ha il supporto della community per girare su Linux e Mac, è del tutto gratuito ed è pure indie, ma che volete di più?
Tempo per giocarci, direte voi.
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